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I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2018 14:41
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19/04/2010 23:25
 
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Gli SCRITTI CRISTIANI

In questo capitolo vedremo
i problemi relativi ai testi cristiani
A) Il Canone del Nuovo Testamento:
come si è formato elenco dei libri cristiani ufficiali
B) La trasmissione del Nuovo Testamento:
la sicurezza di possedere il testo originario.


I problemi
Abbiamo visto che è sicura l'esistenza di Gesù, vissuto nel I sec., e che egli è ritenuto il fondatore del Cristianesimo.
Però i dati che tali autori ci forniscono sono assolutamente insufficienti per conoscere bene il pensiero di Gesù ed i fatti della sua vita.
A questo scopo l'ideale sarebbe di avere qualche scritto di Gesù, ma siccome, almeno per ora, di lui non possediamo nulla, dobbiamo rivolgerci agli scritti (e sono abbastanza numerosi) dei suoi discepoli.
Ci limiteremo però ai documenti cristiani del I e II secolo, perché quelli posteriori sono troppo lontani dai fatti per offrirci garanzie di sufficiente attendibilità storica.
Di tali documenti però non possediamo i testi originali, ma solo copie manoscritte, le più antiche delle quali, allo stato attuale delle ricerche, sono del III secolo

Ora si sa che, copiando a mano dei documenti, si possono commettere errori. Viene perciò spontanea la domanda:
Possiamo ricostruire i testi così come sono usciti dalle mani degli autori?
È il problema della trasmissione del testo.
Analizzando poi i libri antichi in nostro possesso noi vediamo subito che questi libri non avevano tutti la stessa importanza nelle comunità cristiane. Infatti di alcuni di essi possediamo migliaia di copie (circa 5200), scritte fra il III ed il XV sec., mentre di altri possediamo solo poche copie e a volte neanche complete.
Ciò si spiega perché i primi erano letti in pubblico nelle varie Chiese cristiane e perciò fu necessario moltiplicarne le copie e così una parte di esse è sopravvissuta all'usura del tempo, mentre i secondi no.

Sorge così un altro problema:

Perché gli uni erano (e sono tuttora) letti in pubblico nelle liturgie cristiane e gli altri no?

è il problema del canone (= elenco) dei libri ufficiali cristiani.

I documenti per rispondere a questa domanda non sono molto abbondanti, ma sufficienti per avere una risposta accettabile.

Nella nostra trattazione, invertiremo, per chiarezza, i due problemi e tratteremo prima il canone e poi la trasmissione del Nuovo Testamento.

A) Il Canone del Nuovo Testamento

I. I libri nelle prime comunità cristiane

1. Perché nascono

Poiché cristiano è colui che si impegna a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, gli è necessario conoscerne il genuino pensiero. E poiché Gesù non ha scritto nulla che sia giunto a noi (almeno per ora), i primi cristiani, per risolvere il problema, si rivolgevano agli apostoli, testimoni di quanto Gesù aveva detto e fatto.

Valga la testimonianza di Giovanni:

«Quello che era fin da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato, del Verbo di vita... ve l'annunciamo» (1 Gv 1,1).

Gli apostoli erano dunque la norma viva della fede cristiana, poiché raccontavano direttamente gli insegnamenti di Gesù e i fatti della sua vita.

Ma poiché gli apostoli stavano cominciando a morire, fu necessario affidarsi sempre più a libri che conservassero il loro insegnamento. Scomparsi i testimoni oculari, infatti, non sarebbe stato più possibile controllare la veridicità di quanto continuava ad essere predicato su Gesù, soprattutto di fronte ad eventuali nuove affermazioni a suo riguardo.

Inoltre, col diffondersi del Cristianesimo, non era più così facile per tutti incontrare qualche apostolo, per poter effettuare le necessarie verifiche.

Documentazione

_ Prologo del vangelo secondo Luca:

«Poiché molti hanno messo mano a ordinare la narrazione dei fatti compiuti in mezzo a noi, come tramandarono a noi quelli che dall’inizio videro con i propri occhi e (sono) diventati servi della parola, parve anche a me, avendo seguito ogni cosa da principio diligentemente, di seguito (o con ordine), scriverti, ottimo Teofilo, affinché tu conosca la saldezza della parola con la quale sei stato istruito» (Lc 1, 1-4).

_ 2a Lettera di Pietro:

«...e la magnanimità del Signore nostro ritenetela salvezza, come anche l’amato nostro fratello Paolo, secondo la sapienza data a lui, scrisse a voi, come anche in tutte le lettere, parlando in esse di queste cose; nelle quali vi sono alcune cose difficili ad intendersi, che gl'ignoranti e deboli stravolgono, come anche le altre scritture, per la perdizione» (2 Pt 3,15-16).

La lettera, scritta verso il 66/67 o verso il 75, sembra supporre che esistesse una raccolta, almeno parziale, delle lettere di Paolo. Tale epistolario viene messo sullo stesso piano dell'Antico Testamento, se si interpreta la parola «scritture» come riferita ad esso.

_ Lettera ai Colossesi:

«E quando sia stata letta da voi la lettera, fate in modo che anche nella Chiesa dei Laodicesi sia letta e che quella dei Laodicesi anche voi leggiate» (Col 4, 16).

La lettera, scritta da Paolo, prigioniero a Roma, verso il 61/63, fa pensare al fatto che le comunità si scambiassero le lettere o facessero copie delle lettere stesse.

Questi scritti cristiani si leggevano nelle riunioni comuni, assieme ai testi dell'Antico Testamento, che già erano letti nelle sinagoghe ebraiche.

u Che circolassero tra le varie comunità cristiane anche i libri dell'Antico Testamento è dimostrato dalle abbondantissime citazioni di esso che si possono rintracciare nei libri dei primi cristiani.


Documentazione

_ 1a Lettera di Paolo ai Tessalonicesi:
«Vi scongiuro nel Signore che questa lettera sia letta a tutti i fratelli» (1 Tess 5,27).

_ Lettera ai Colossesi (4,16), già citata sopra.
Apocalisse:
«Felice chi legge e quelli che ascoltano le parole della profezia...» (Ap 1,3).

Ciò suppone che il libro fosse letto in pubblico.

Giustino, filosofo cristiano, scrive verso il 155:

«... E nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo e si fa lettura delle memorie degli apostoli (vangeli) e degli scritti dei profeti (Antico Testamento), sin che il tempo lo permette.

Quando il lettore ha terminato, il preposto (il capo) tiene un discorso per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi» (1a Apologia - n. 67).


Però, al tempo in cui furono composti, questi libri cristiani non erano giudicati «Sacra Scrittura». Per i primi cristiani Sacra Scrittura rimanevano le "scritture ebraiche", chiamate Antico Testamento.

La prima citazione di un passo di Paolo, considerato sicuramente come Sacra Scrittura, si trova nella lettera di Policarpo ai Filippesi (12,1), scritta verso il 150:
_ «So che siete molto versati negli scritti sacri e che nulla in essi vi sfugge, cosa che a me non è concessa. Tuttavia voglio ricordarvi solo queste frasi, che in essi sono scritte:
"Sdegnatevi pure, ma non fino al peccato" (Salm 4,5), e ancora: "Il sole non tramonti sopra la vostra ira" (Ef 4,26).
Beato chi se le ricorda, come sono certo che voi fate!».



2. Autori

Molti di questi scritti sono attribuiti direttamente o indirettamente (a volte anche falsamente) ad apostoli, la cui autorità nelle Chiese cristiane era indiscussa. Ad essi infatti i cristiani avevano creduto, perché testimoni della vita di Gesù (il fondatore in radice del Cristianesimo), e proprio sulla loro testimonianza erano sorte le Chiese.

Documentazione

_ Molti libri portano il nome di apostoli: vangelo secondo Matteo, secondo Giovanni, lettere di Paolo, ecc.

_ Già nei primi anni dell’attività di Paolo però, alcuni tentarono di diffondere delle lettere falsamente attribuite a lui. Lo assicura Paolo stesso: «...Vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così facilmente turbare la mente, né allarmare, sia da spirito, sia da dicerie, sia da lettere, come se fossero inviate da me...» (2 Tess. 2,1-2),
e finisce la lettera così: «Il saluto è di mio pugno, di me, Paolo; esso è il segno che distingue ogni mia lettera. Io scrivo così» (2 Tess 3,17).

_ Conosciamo parecchi vangeli e lettere attribuiti ad apostoli, ma non accettati dalla Chiesa (apocrifi): vangelo di Giacomo, di Pietro, di Tommaso... Quanto al vangelo di Pietro è nominato da Serapione di Antiochia, come riferisce Eusebio di Cesarea nel 318.
Si noti ancora che tutte le lettere nelle Chiese cristiane del II - III sec. imitavano le lettere di Paolo: per es. quella di Clemente di Roma o quelle di Ignazio di Antiochia. Ciò significa che le lettere paoline erano ben conosciute.

_ Giustino afferma: «... gli Apostoli nelle memorie fatte da loro, che si chiamano vangeli...» (1a Apologia, n. 66).

_ Il Canone Muratoriano ci dà analoghe informazioni (si veda più avanti).

3. Nuovi libri

Si scrivevano anche nuovi libri. Fra essi bisogna distinguere due gruppi:

- scritti che, pur senza pretendere di risalire agli apostoli, avevano autorità simile a quella degli scritti che fanno oggi parte del Nuovo Testamento. Vengono chiamati Padri Apostolici, perché i loro autori hanno conosciuto gli apostoli;

- scritti, piuttosto fantasiosi o ricchi di dottrine strane, sorti dal desiderio di colmare le lacune dei vangeli (canonici), libri falsamente attribuiti ad apostoli, allo scopo di aumentarne l’autorevolezza. Vanno sotto il nome di apocrifi o pseudoepigrafi. Poiché tali libri aumentavano rapidamente, nacque il problema di controllarne l’attendibilità.

4. Copie

Di alcune lettere venivano fatte copie fin dall'origine. Si presentano infatti come "circolari" destinate a varie comunità.

Documentazione

_ Lettera di Paolo agli Efesini:
«Paolo, apostolo di Cristo Gesù secondo la volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso...» (Ef 1, 1).
­ Alcuni manoscritti, invece di "in Efeso", hanno "in Laodicea". Altri ancora hanno uno spazio bianco che probabilmente serviva per scrivervi il nome della città in cui si trovava la comunità cristiana destinataria della lettera.
Potrebbe trattarsi dunque di una lettera circolare a cui di volta in volta veniva scritto l’indirizzo.

_ Si confronti inoltre la già citata lettera ai Colossesi, 4,16.
È lecito supporre che anche di tutti gli altri scritti apostolici, data la loro importanza per la fede, si facessero copie che circolavano fra le Chiese. Di qui la spontanea e graduale formazione di raccolte di scritti.
Però questo non impediva che fosse tramandato ancora a voce l’insegnamento di Gesù e che spesso questa tradizione orale avesse maggior peso di quella scritta.

Documentazione

Lo sappiamo per es. da Papia di Gerapoli, II sec.:
_ «Ecco quanto soleva dire l'anziano (forse Giovanni): "Marco, diventato interprete/traduttore di Pietro, tutto quello che ricordava stese giù con cura, anche se, sia dei detti che dei fatti del Signore, scrisse disordinatamente. Egli non ascoltò il Signore, né fu mai alla sua sequela, perché solo più tardi, te l'ho già detto, divenne intimo di Pietro. Questi annunciava l'evangelo tenendo conto delle necessità dell'uditorio, senza voler fare una sintesi o (composizione) d'insieme dei detti del Signore. Così Marco non ha fatto errori scrivendo alcune cose come se le ricordava"» (Eusebio, St. Eccl. III, 39,15).

La cosa si spiega facilmente se si pensa che, presso gli antichi, erano pochi quelli che sapevano leggere e che i libri erano molto costosi. La cultura si tramandava essenzialmente per via orale.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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