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RUOLO DEL CRISTIANESIMO NELL'ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU'

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2021 11:36
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19/04/2021 11:35
 
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6. CHIESA, SCHIAVITU’ E COLONIALISMO


 


Finché la fede fu un fattore incidente nella vita pubblica la Chiesa poté avere voce in capitolo e incidere in senso umanizzante sulla legislazione e i comportamenti dell’umanità europea; man mano che tale incidenza diminuiva, dal tardo Medioevo e progressivamente attraverso il Rinascimento, la Riforma protestante e infine l’Illuminismo, la società si regolò su altri principi, più neopagani e naturalistici. Proprio in questo periodo, infatti, riemerse drammaticamente il problema della schiavitù sopratutto legata alle conquiste coloniali. Occorre però ricordare che non è corretto sostenere che il colonialismo introdusse la schiavitù nel nuovo mondo infatti, come faceva notare lo storico John Thornton, la schiavitù era intrinseca «in molte, se non in tutte, le società pre-coloniali» (J. Thornton, L’Africa e gli africani nella formazione del mondo atlantico, 1400-1800, Il Mulino 2010, p. 27), dagli Incas nel sud del continente agli indiani della costa nord-occidentale del Pacifico, fino all’Africa. La schiavitù non era solo a vita ma anche ereditaria, come dimostra l’antropologo Leonald Donald dell’University of Victoria: «I padroni avevano un potere fisico assoluto sui loro schiavi, e se volevano potevano anche ucciderli» (L. Donald, Aboriginal Slavery on the Northwest Coast of North America, University of California Press 1997, p. 33-34).


La società occidentale ricominciò così a praticare lo schiavismo non appena si allentò il legame dei popoli con la religione cattolica, tanto che il sociologo e storico Rodney Stark afferma: «Lo spirito dei tempi era -con l’eccezione della Chiesa cattolica- favorevole alla tratta degli schiavi» (R. Stark, For the Glory of God, Princeton University Press 2003, pag. 359). Come già notato in un dossier specifico sul tema, anche in questo caso la Chiesa cattolica fu l’unica voce a levarsi contro la schiavitù nel Nuovo Mondo attraverso una serie di bolle dei Papi del XVI secolo, purtroppo ben poco ascoltate a causa dello scarso potere temporale su cui potevano contare. «In questo periodo i papi godevano di ben poco potere tra spagnoli e portoghesi. Gli spagnoli comandavano su gran parte dell’Italia e nel 1527 avevano persino saccheggiato Roma», osservò l’eminente Kenneth Scott Latourette, presidente dell’American Historical Association. «In base al trattato che ne conseguì», proseguì Latourette, «fu dichiarato illegale persino pubblicare i decreti papali in Spagna o nei possedimenti spagnoli senza l’approvazione del re, e il re di spagna nominava tutti i vescovi spagnoli. Quando, a Rio de Janeiro, i gesuiti lessero pubblicamente una bolla papale contro la schiavitù, una folla inferocita attaccò il locale collegio dei gesuiti e ferì molti sacerdoti. Quando poi un tentativo analogo di pubblicizzare la condanna papale della schiavitù venne fatta a Santos, i gesuiti furono espulsi dal Brasile. Infine, tutti i gesuiti furono violentemente cacciati dall’America Latina e successivamente dalla Spagna» (K.S. Lotourette, A History of Christianity, vol. 2, HarperSanFrancisco 1975, p. 944). Tuttavia, ha concluso il sociologo americano Rodney Stark, «anche se nel Nuovo Mondo le bolle contro la schiavitù furono ignorate, gli sforzi della Chiesa cattolica portarono ad un trattamento degli schiavi meno brutale nei Paesi cattolici che in quelli protestanti» (R. Stark, Il trionfo dell’Occidente, Lindau 2014, p. 353). Fidel González Fernández, storico della Chiesa, ha osservato infatti che i Paesi protestanti, contrariamente a quanto si pensa, furono i maggiori organizzatori della tratta degli schiavi.


Con il sorgere dell’Illuminismo e l’ancora più debole voce della Chiesa, le cose andarono ancora peggio. Lo scrittore cattolico Vittorio Messori ha commentato: «D’altro canto il razzismo biologico -sconosciuto e incomprensibile nella tradizione cristiana- riappare puntualmente proprio quando l’Occidente rifiuta il vangelo e passa a nuovi culti, come quello della Scienza. E, con il razzismo, nella cultura post-cristiana ritorna pure la schiavitù: mi è sempre sembrato significativo che Voltaire abbia investito buona parte dei suoi lauti redditi come intellettuale di corte proprio in una società di navigazione negriera, che assicurava cioè il trasporto degli schiavi africani verso l’America» (Qualche ragione per credere, Ares 2008, pag. 101). Lo storico del razzismo, Léon Poliakov, ha spiega infatti che «Voltaire non esitò a diventare azionista di un’impresa di Nantes per la tratta dei negri, investimento eminentemente remunerativo» (L. Poliakov, Storia dell’antisemitismo, La Nuova Italia 1976, vol III, pag. 122). E’ stata però la storica francese Régine Pernoud, specialista del Medioevo e curatrice del Musée des Archives nationales, a spiegare meglio le cose: «In Francia è una donna, la regina cattolica Batilde, a chiudere l’ultimo mercato di schiavi nel 650. Il superamento della schiavitù è un fatto dì importanza capitale, che non viene sottolineato adeguatamente da nessun libro di testo scolastico. Forse perché qualcuno potrebbe trovarsi in imbarazzo se gli si chiedesse di spiegare perché l”’oscuro” Medioevo ha abolito la schiavitù e il 1500 l’ha introdotta di nuovo […] ed essa assume il massimo spessore sociale e politico nel 1700, cioè proprio nel secolo dei lumi!» (R. Pernoud, intervista a cura di Massimo Introvigne, “Il Medioevo: l’unica epoca di sottosviluppo che ci abbia lasciato delle cattedrali”, Cristianità, Anno XIII, n. 117, dicembre 1984, p. 11).


Avendo già approfondito il rapporto tra cattolicesimo e schiavitù in questo periodo storico, rinviamo al dossier già pubblicato, in cui citiamo i Pontefici e le direttive della Chiesa contro la schiavitù e in difesa dei popoli conquistati. Particolarmente significativa a questo proposito la nota battaglia di Mbororè svoltasi nell’attuale Brasile, dove i Gesuiti collaborarono con i Nativi per respingere i colonialisti europei.


 
 

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7. PIO XI E LA SCHIAVITU’

 

Molti polemisti anticristiani citano frequentemente il documento “Instructio 1293” (Collectanea, Vol. 1, pp. 715-720) di papa Pio IX, scritto nel 1866, in cui verrebbe incoraggiato l’istituto della schiavitù. Viene citato questo passaggio in particolare: «La schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina. Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento. Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato».

Il testo è volutamente estrapolato e tradotto male dal latino, questo il testo originale:

«La servitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina. Possono esserci molti giusti diritti alla servitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento…Non è contrario alla legge naturale e divina che un servo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato. Il venditore dovrebbe chiaramente esaminare se il servo messo in vendita sia stato giustamente o ingiustamente privato della sua libertà e che il compratore non possa fare nulla che potrebbe danneggiare la vita, la virtù o la fede cattolica del servo» (Instructio 1293).

Il termine “servitù”, dopo l’esperienza della servitù della gleba nel Medioevo, indicava ovviamente coloro i quali si trovano in servitù penale (come ad esempio carcerati che sono costretti al lavoro) o quelli in servitù volontaria, contrattata (chi liberamente per motivi economici mette a disposizione di qualcuno la sua libertà). Anche nella Summa Theologica, San Tommaso utilizza il termine servus indicando il “servo della gleba” e non lo schiavo. Lo stesso fece Francesco Petrarca, utilizzando il termine italiano servitude (proveniente dal latino servitudo) in un contesto che non riguardava la schiavitù ma i servigi, anche di natura artistica, resi ad un signore (in questo caso la sua dipendenza dal cardinale Colonna). Il testo dell’istruzione di Pio IX è datato nel secolo XIX: non può quindi trattarsi di un latino classico ma di un latino che ha ereditato i significati che ha acquisito in età medioevale e moderna.

Il predecessore di Pio IX, Gregorio XVI, si occupò invece proprio della schiavitù nella bolla In Supremo (1839), scrivendo:

«Elevati al supremo fastigio dell’Apostolato, ed esercitando senza alcun Nostro merito le veci di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che per la sua eccelsa carità si è fatto uomo e si è degnato di morire per la redenzione del mondo, abbiamo ritenuto essere compito della Nostra pastorale sollecitudine adoperarci per distogliere completamente i fedeli dall’indegno mercato dei Neri e di qualsiasi altro essere umano […]. Col trascorrere del tempo, essendosi dissipata più ampiamente la caligine delle superstizioni barbariche ed essendosi mitigati i costumi anche dei popoli più selvaggi sotto l’influsso della carità cristiana, si arrivò al punto che da diversi secoli non ci sono più schiavi presso moltissimi popoli cristiani. Ma poi, e lo diciamo con immenso dolore, sono sorti, nello stesso ambiente dei fedeli cristiani, alcuni che, accecati dalla bramosia di uno sporco guadagno, in lontane e inaccessibili regioni ridussero in schiavitù Indiani, Negri e altre miserabili creature, oppure, con un sempre maggiore e organizzato commercio, non esitarono ad alimentare l’indegna compravendita di coloro che erano stati catturati da altri […]. Noi, ritenendo indegne del nome cristiano queste atrocità, le condanniamo con la Nostra Apostolica autorità: proibiamo e vietiamo con la stessa autorità a qualsiasi ecclesiastico o laico di difendere come lecita la tratta dei Negri, per qualsiasi scopo o pretesto camuffato, e di presumere d’insegnare altrimenti in qualsiasi modo, pubblicamente o privatamente, contro ciò che con questa Nostra lettera apostolica abbiamo dichiarato».

Il successore di Pio IX, Leone XIII condannò a sua volta «il giogo della schiavitù», spiegando che «i Brasiliani intendono eliminare ed estirpare completamente la vergogna della schiavitù. Tale volontà popolare fu assecondata con lodevole impegno sia dall’Imperatore, sia dall’augusta sua figlia, nonché da coloro che governano lo Stato, con salde leggi promulgate e sancite a tal fine. Quanta consolazione Ci arrecasse tale evento, fu da Noi esternato nello scorso gennaio all’ambasciatore imperiale presso di Noi: aggiungemmo inoltre che avremmo Noi stessi indirizzato una lettera ai Vescovi del Brasile in favore degli infelici schiavi […]. Ora, fra tante miserie, è da deplorare duramente la schiavitù a cui da molti secoli è sottoposta una parte non esigua della famiglia umana, riversa nello squallore e nella lordura, contrariamente a quanto in principio era stato stabilito da Dio e dalla Natura».

Nonostante questo, durante la sentenza del caso Dred-Scott nel 1857, la Corte Suprema americana stabilì che «i neri, a norma delle leggi civili, non sono persone» (A. Socci, La Guerra contro Gesù, Rizzoli 2011, pag. 56).

 
 


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