16
L’OLIO DELLA VEDOVA 2Re 4
Un giorno si recò dal profeta Eliseo una donna a dirgli: «Mio marito è morto. Come tu sai, egli era un uomo buono, che sempre ascoltava e metteva in pratica le parole del Signore. Ora però un nostro creditore è venuto a prendersi i miei due figli come schiavi, in pagamento dei nostri debiti». Eliseo le chiese: «Che cosa posso fare per te? Dimmi che cosa hai nella tua casa». «In casa ho soltanto un vasetto d'olio» rispose tristemente la donna. «Va' a chiedere vasi vuoti a tutti i tuoi vicini» ordinò il profeta «e chiedine molti. Entra in casa. Chiudi la porta dietro di te e i tuoi figli. Poi dal tuo vasetto versa olio in quei vasi, e metti da parte quelli pieni». La donna fece così; i suoi figli le porgevano i vasi ed ella li riempì tutti d'olio; e l'olio del suo vasetto finì soltanto quando tutti i vasi furono pieni. Allora ella andò da Eliseo, l'uomo di Dio, a raccontargli che il suo poco olio si era moltiplicato. «Ed ora, che devo fare?» chiese la donna. Il profeta le rispose: «Va' a vendere l'olio dei vasi: con quello che ricaverai pagherai il debito, e te ne resterà per mantenere te e i tuoi figli».
17
L’ALITO DELLA VITA 2Re 4
Un giorno il profeta Eliseo andò da una donna molto ricca, che dava sempre da mangiare a lui e al suo servo quando passavano. Eliseo sapeva che la donna non aveva bambini, e desiderava molto averne uno. Allora le chiese: «Ecco, per tutto il bene che hai fatto a me, il Signore Dio ti concede di avere un figlio». Così avvenne. Quel figlio poi crebbe, ed era ormai un ragazzo. Un giorno era nei campi con il padre, quando sentì un gran male alla testa. Fu condotto a casa, la madre lo tenne sulle ginocchia fino a mezzogiorno, ma poi il ragazzo morì. La madre allora lo distese sul letto, e subito, fatta sellare un'asina, si affrettò a recarsi da Eliseo. Quando seppe dell'accaduto, Eliseo si avviò con la donna alla casa di lei; qui giunto, entrò solo nella stanza dove il fanciullo era stato adagiato, e chiuse la porta. Eliseo stette dapprima a pregare il Signore; poi si distese sul ragazzo, mise le mani sulle sue e la bocca sulla sua, e gli alitò il proprio respiro. Il corpo del ragazzo riprese calore, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò la madre e le disse: «Ecco, riprendi tuo figlio».
18
LA LEBBRA DI NAAMAN 2Re 5
Il capo dell'esercito del re di Siria era un uomo valoroso e molto onorato dal suo re; ma aveva quella terribile malattia che si chiama lebbra. Il nome di quell'uomo era Naaman. Durante una guerra contro Israele, i Siriani avevano preso prigioniera una fanciulla, che divenne la serva della moglie di Naaman. La fanciulla un giorno disse alla sua padrona: «Se Naaman andasse dal profeta che è nel mio paese, egli lo guarirebbe dalla lebbra». Naaman, col permesso del suo re, andò dal re di Israele, che lo mandò dal profeta Eliseo. Così Naaman, con il suo carro e i suoi servi, arrivò alla casa di Eliseo e si fermò davanti alla porta. Eliseo, senza riceverlo in casa, gli mandò a dire: «Va' a lavarti sette volte nel fiume Giordano, e guarirai». Allora Naaman si adirò e se ne andò dicendo: «Pensavo che il profeta mi sarebbe venuto incontro, avrebbe pregato il suo Dio, mi avrebbe toccato nella parte ammalata e così la lebbra sarebbe scomparsa; invece mi manda a dire di lavarmi nel Giordano! Forse che i fiumi della mia città non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Era necessario che venissi fin qui?» Ma i suoi consiglieri gli dissero: «Se il profeta ti avesse comandato di compiere qualcosa di difficile, non l'avresti forse fatta? A maggior ragione perciò esegui la cosa semplice che ti ha detto». Naaman ascoltò il consiglio; scese al Giordano, vi si immerse sette volte, ed ecco che la sua lebbra scomparve! Allora egli disse: «Ora comprendo che non vi è altro Dio se non il Signore, Dio d'Israele!» Tornò dal profeta, ad offrirgli ricchi doni in cambio della guarigione; ma Eliseo li rifiutò. Con ciò egli intendeva dire che Naaman era guarito dalla lebbra non per opera sua, ma per la volontà del Signore.
19
LA SCURE NELL’ACQUA 2Re 6
Un giorno Eliseo e i suoi compagni decisero di costruire una nuova casa, dove riunirsi. Scesero al fiume Giordano, e si misero all'opera. Mentre stava abbattendo un tronco, ad un uomo cadde nel fiume il ferro della scure. La cosa lo preoccupava molto, perché la scure era stata presa a prestito, e ora non sapeva come restituirla. Lo disse ad Eliseo e il profeta, fattosi dire il punto in cui il ferro era caduto, vi gettò nell'acqua un pezzo di legno: subito il ferro venne a galla e poté così essere recuperato.
20
IOAS, IL PICCOLKO RE 2Re 11
Il re e il popolo di Giuda e d'Israele si comportavano male agli occhi del Signore, ma il Signore non veniva meno alle sue promesse. Una volta morì in battaglia il re di Giuda Acazia. Allora sua madre Atalia uccise tutti i principi, per divenire lei la regina. Dopo di lei un altro, non della famiglia, sarebbe divenuto re: ma in questo modo veniva meno la promessa fatta dal Signore a Davide, che sul trono di Gerusalemme avrebbe regnato sempre un suo discendente. Ecco però che, mentre Atalia faceva uccidere tutti i principi, una sorella del re Acazia prese un bimbo figlio del re, Ioas, e lo nascose. Il piccolo Ioas rimase nascosto sei anni nel tempio del Signore, mentre Atalia regnava sul paese. Il settimo anno il sacerdote Ioiada convocò nel tempio i capi del popolo e i soldati, e presentò loro il piccolo Ioas, che fu proclamato re, secondo la volontà del Signore. Quando udì le acclamazioni, Atalia si diresse al tempio: ed ecco vide il piccolo re e accanto a lui i cantori e le trombe, e tutto il popolo in festa. E così Ioas, discendente di Davide, divenne re: il Signore manteneva le sue promesse.
21
LA LEZIONE DELLE FRECCE 2Re 13
Quando Eliseo si ammalò della malattia di cui morì, Ioas re di Israele andò a visitarlo. Egli scoppiò in pianto davanti al profeta dicendo: «Padre mio, padre mio, protezione di Israele!» Eliseo gli disse: «Prendi arco e frecce». Il re prese arco e frecce. Aggiunse Eliseo: «Impugna l'arco». Quando il re l'ebbe impugnato, Eliseo mise la mano sulla mano del re, quindi gli disse: «Apri la finestra verso Oriente». Dopo che la finestra fu aperta, Eliseo disse: «Tira!» Ioas tirò. Eliseo disse: «Freccia vittoriosa per il Signore, freccia vittoriosa su Aram. Tu sconfiggerai gli Aramei». Eliseo disse ancora al re d'Israele: «Prendi le frecce». Quando Ioas le ebbe prese, gli disse: «Percuoti con le tue frecce la terra». E Ioas la percosse tre volte, poi si fermò. Eliseo si indignò contro di lui e disse: «Avresti dovuto colpire con le tue frecce la terra cinque o sei volte. Allora avresti sconfitto definitivamente Aram. Ora, invece, sconfiggerai Aram solo tre volte». Poi Eliseo, l'uomo di Dio, morì: la fine del regno di Israele era stata profetizzata.
22
GIOSIA E IL LIBRO RITROVATO 2Re 22-23
Ci fu un re, di nome Giosia, che regnò a Gerusalemme per trentun anni. A differenza di tanti altri re, egli fece sempre quello che è bene agli occhi del Signore. Nel diciottesimo anno del suo regno Giosia diede ordine di riparare il tempio del Signore. Durante i lavori, il sacerdote Chelkia ritrovò nel tempio un libro di cui si era persa memoria, e lo fece portare al re. Il libro conteneva per esteso la legge del Signore, con i discorsi e le raccomandazioni di Mosè al popolo. Quando il re ebbe udito le parole del libro, si stracciò le vesti in segno di grande dolore, perché sapeva che i re suoi predecessori e anche il popolo non avevano osservato la legge del Signore. Poi convocò nel tempio tutti gli anziani del regno e tutti gli abitanti di Gerusalemme, con i sacerdoti e i profeti: e alla loro presenza fece leggere le parole del libro. Terminata la lettura il re, in piedi, rinnovò l'alleanza con il Signore, e a nome di tutto il popolo si impegnò ad osservare la legge di Dio. Poi fece distruggere tutte le statue e i templi delle false divinità che c'erano nel regno, e celebrò una grande Pasqua.
23
IL TEMPIO DISTRUTTO 2Re 17-25
Malgrado i tanti segni dell'aiuto di Dio, il popolo d'Israele continuava a tradirlo, commettendo quello che era male agli occhi del Signore. E allora egli permise che sui regni di Giuda e d'Israele scendesse un grave castigo, dopo di che il popolo sarebbe tornato a lui. Così i due regni, uno dopo l'altro, furono conquistati dai nemici. Tutto si avverò come i profeti avevano annunciato. Nabucodonosor, re di Babilonia, venne con un immenso esercito e assediò Gerusalemme. La città resistette per circa quattro mesi, fino a quando i suoi abitanti non ebbero più nulla da mangiare. Poi, attraverso una breccia nelle mura, i Babilonesi entrarono nella città. Il re tentò di mettersi in salvo con la fuga, ma fu catturato e molti furono uccisi. Il Tempio costruito da Salomone fu distrutto. I soldati di Nabucodonosor rubarono tutti i suoi tesori, tutti gli oggetti e le decorazioni in oro, argento e bronzo. Un gran numero di Israeliti fu fatto prigioniero, e mandato a vivere a Babilonia. Là, in quella terra straniera, essi ebbero molto a soffrire. Ma, secondo il piano di Dio, là essi compresero il male che avevano fatto e ripresero a pregare il Signore.
24
QUATTRO RAGAZZI ALLA CORTE DI BABILONIA Daniele 1
Nabucodonosor, re di Babilonia, ordinò al sovrintendente della sua casa di scegliere alcuni ragazzi fra gli Israeliti che erano stati deportati nel suo regno. Essi dovevano essere di bell'aspetto e intelligenti, e dovevano essere istruiti per ricoprire cariche alla corte del re. Tra i ragazzi prescelti vi furono Daniele, Anania, Misaele e Azaria. Ad essi, come agli altri, veniva dato il cibo della tavola del re. Ma i buoni israeliti non mangiavano il cibo degli stranieri; perciò Daniele chiese al sovrintendente di non costringerli a questo. «Ma se il re vedrà i vostri volti meno floridi di quelli degli altri ragazzi» disse il sovrintendente «incolperà me, e mi condannerà a morte!» Mettici alla prova per dieci giorni» lo pregò Daniele. «Dacci soltanto acqua e legumi; poi farai il confronto con gli altri ragazzi, e deciderai tu stesso». Il sovrintendente accettò, e al termine della prova i volti dei quattro ragazzi apparvero più belli e floridi degli altri. Essi si dimostrarono anche intelligenti e saggi, e così Daniele, Anania, Misaele e Azaria al termine del periodo di istruzione rimasero al servizio del re.
25
LA STATUA E IL SASSOLINO Daniele 2
Il re Nabucodonosor una notte fece un sogno. Vide una statua enorme, che aveva la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi parte di ferro e parte di terracotta. Mentre stava guardando, dal monte si staccò un sasso che andò a colpire i piedi della statua, frantumando la terracotta: allora tutta la statua crollò, mentre il sasso divenne tanto grande da riempire tutta la regione. Poiché i sapienti della sua corte non sapevano dare la spiegazione del sogno, si presentò a Nabucodonosor il giovane israelita Daniele. «Il mio Dio mi ha fatto conoscere il significato del sogno che hai fatto» disse Daniele «e io te lo riferisco. La testa d'oro della statua è il tuo regno glorioso, o re; ma dopo il tuo ne verranno altri sempre meno forti e gloriosi del tuo, fino a quando Dio farà sorgere un regno che toglierà valore a tutti gli altri, crescerà fino ad occupare tutta la terra e non avrà mai fine». Il regno di cui aveva parlato il profeta Daniele è quello fondato da Gesù, il Figlio di Dio venuto in questo mondo, il Re dell’Universo il cui regno non avrà mai fine.
26
NABUCODONOSOR E LA STATUA D’ORO Daniele 3
Il re Nabucodonosor, re di Babilonia, fece erigere una statua d'oro alta trenta metri e larga tre; poi radunò i principi, i governatori, i capitani, i giudici, i tesorieri, i consiglieri e i prefetti, insomma tutti i funzionari del suo vasto regno. E un araldo intimò: «Al suono degli strumenti musicali, tutti devono prostrarsi ad adorare la statua d'oro. Chi non la adorerà, sarà gettato in una fornace ardente». I tre giovani israeliti che erano alla corte di Babilonia, cioè Anania Misaele e Azaria, si rifiutarono però di adorare la statua. Il re Nabucodonosor li fece arrestare, e volle sapere la ragione del loro rifiuto. «Dio solo si deve adorare» risposero i tre giovani. «Tu puoi anche gettarci nella fornace. Se Dio vuole, ci libererà; e se anche non vorrà salvarci, noi non andremo mai contro la sua volontà. » Nabucodonosor divenne furibondo; fece aumentare il fuoco della fornace sette volte e vi fece gettare i tre giovani legati. Con stupore però vide che essi rimasero illesi, anzi passeggiavano in mezzo alle fiamme lodando Dio. Allora li fece uscire, e constatò che neppure un loro capello era stato sfiorato dal fuoco.