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RACCONTI BIBLICI PER RAGAZZI (Testo e immagini)

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2017 15:33
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17/01/2017 18:53
 
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L’OLIO DELLA VEDOVA 2Re 4
Un giorno si recò dal profeta Eliseo una donna a dirgli: «Mio marito è morto. Come tu sai, egli era un uomo buono, che sempre ascoltava e metteva in pratica le parole del Si­gnore. Ora però un nostro creditore è venuto a prendersi i miei due figli come schiavi, in pagamento dei no­stri debiti». Eliseo le chiese: «Che cosa posso fare per te? Dimmi che cosa hai nel­la tua casa». «In casa ho soltanto un vasetto d'olio» rispose tristemente la donna. «Va' a chiedere vasi vuoti a tutti i tuoi vicini» ordinò il profeta «e chiedine molti. Entra in casa. Chiudi la porta dietro di te e i tuoi figli. Poi dal tuo vasetto versa olio in quei vasi, e metti da parte quelli pieni». La donna fece così; i suoi figli le porgevano i vasi ed ella li riempì tutti d'olio; e l'olio del suo vasetto finì soltanto quando tutti i vasi furo­no pieni. Allora ella andò da Eliseo, l'uomo di Dio, a raccontargli che il suo poco olio si era moltiplicato. «Ed ora, che devo fare?» chiese la donna. Il profeta le rispose: «Va' a vende­re l'olio dei vasi: con quello che rica­verai pagherai il debito, e te ne re­sterà per mantenere te e i tuoi figli».


 
17
L’ALITO DELLA VITA 2Re 4
Un giorno il profeta Eliseo andò da una donna molto ricca, che dava sempre da mangiare a lui e al suo servo quando passavano. Eliseo sapeva che la donna non aveva bambini, e desiderava molto averne uno. Allora le chiese: «Ecco, per tutto il bene che hai fatto a me, il Signore Dio ti concede di avere un figlio». Così avvenne. Quel figlio poi crebbe, ed era ormai un ragazzo. Un giorno era nei campi con il pa­dre, quando sentì un gran male alla testa. Fu condotto a casa, la madre lo tenne sulle ginocchia fino a mez­zogiorno, ma poi il ragazzo morì. La madre allora lo distese sul let­to, e subito, fatta sellare un'asina, si affrettò a recarsi da Eliseo. Quando seppe dell'accaduto, Eliseo si avviò con la donna alla casa di lei; qui giunto, entrò solo nella stanza dove il fanciullo era stato adagiato, e chiuse la porta. Eliseo stette dapprima a pregare il Signore; poi si distese sul ragazzo, mise le mani sulle sue e la bocca sulla sua, e gli alitò il proprio respi­ro. Il corpo del ragazzo riprese calo­re, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò la madre e le disse: «Ecco, riprendi tuo figlio».

 
18
LA LEBBRA DI NAAMAN 2Re 5
Il capo dell'esercito del re di Siria era un uomo valoroso e molto ono­rato dal suo re; ma aveva quella terribile malattia che si chiama leb­bra. Il nome di quell'uomo era Naa­man. Durante una guerra contro Israele, i Siriani avevano preso pri­gioniera una fanciulla, che divenne la serva della moglie di Naaman. La fanciulla un giorno disse alla sua padrona: «Se Naaman andasse dal profeta che è nel mio paese, egli lo guarirebbe dalla lebbra». Naaman, col permesso del suo re, andò dal re di Israele, che lo mandò dal profeta Eliseo. Così Naaman, con il suo carro e i suoi servi, arrivò alla casa di Eliseo e si fermò davanti alla porta. Eliseo, senza riceverlo in casa, gli mandò a dire: «Va' a lavarti sette volte nel fiume Giordano, e guarirai». Allora Naaman si adirò e se ne andò dicendo: «Pensavo che il pro­feta mi sarebbe venuto incontro, avrebbe pregato il suo Dio, mi avrebbe toccato nella parte amma­lata e così la lebbra sarebbe scom­parsa; invece mi manda a dire di la­varmi nel Giordano! Forse che i fiu­mi della mia città non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Era ne­cessario che venissi fin qui?» Ma i suoi consiglieri gli dissero: «Se il profeta ti avesse comandato di compiere qualcosa di difficile, non l'avresti forse fatta? A maggior ragione perciò esegui la cosa sem­plice che ti ha detto». Naaman ascoltò il consiglio; scese al Giordano, vi si immerse sette vol­te, ed ecco che la sua lebbra scom­parve! Allora egli disse: «Ora com­prendo che non vi è altro Dio se non il Signore, Dio d'Israele!» Tornò dal profeta, ad offrirgli ric­chi doni in cambio della guarigione; ma Eliseo li rifiutò. Con ciò egli in­tendeva dire che Naaman era guari­to dalla lebbra non per opera sua, ma per la volontà del Signore.
 
19
LA SCURE NELL’ACQUA 2Re 6
Un giorno Eliseo e i suoi compagni decisero di costruire una nuova casa, dove riunirsi. Scesero al fiume Giordano, e si misero all'opera. Mentre stava abbattendo un tron­co, ad un uomo cadde nel fiume il ferro della scure. La cosa lo preoc­cupava molto, perché la scure era stata presa a prestito, e ora non sa­peva come restituirla. Lo disse ad Eliseo e il profeta, fattosi dire il pun­to in cui il ferro era caduto, vi gettò nell'acqua un pezzo di legno: subito il ferro venne a galla e poté così es­sere recuperato.






 
20
IOAS, IL PICCOLKO RE 2Re 11
Il re e il popolo di Giuda e d'Israele si comportavano male agli occhi del Signore, ma il Signore non veniva meno alle sue promesse. Una volta morì in battaglia il re di Giuda Acazia. Allora sua madre Atalia uccise tutti i principi, per divenire lei la regina. Dopo di lei un altro, non della famiglia, sarebbe di­venuto re: ma in questo modo veniva meno la promessa fatta dal Si­gnore a Davide, che sul trono di Gerusalemme avrebbe regnato sempre un suo discendente. Ecco però che, mentre Atalia faceva uccidere tutti i principi, una so­rella del re Acazia prese un bimbo figlio del re, Ioas, e lo nascose. Il piccolo Ioas rimase nascosto sei anni nel tempio del Signore, mentre Atalia regnava sul paese. Il settimo anno il sacerdote Ioiada convocò nel tempio i capi del popolo e i sol­dati, e presentò loro il piccolo Ioas, che fu proclamato re, secondo la volontà del Signore. Quando udì le acclamazioni, Ata­lia si diresse al tempio: ed ecco vide il piccolo re e accanto a lui i cantori e le trombe, e tutto il popolo in fe­sta. E così Ioas, discendente di Da­vide, divenne re: il Signore mante­neva le sue promesse.


 
21
LA LEZIONE DELLE FRECCE 2Re 13
Quando Eliseo si ammalò della ma­lattia di cui morì, Ioas re di Israele andò a visitarlo. Egli scoppiò in pianto davanti al profeta dicendo: «Padre mio, padre mio, protezione di Israele!» Eliseo gli disse: «Prendi arco e frecce». Il re prese arco e frecce. Aggiunse Eliseo: «Impugna l'arco». Quando il re l'ebbe impugnato, Eli­seo mise la mano sulla mano del re, quindi gli disse: «Apri la finestra ver­so Oriente». Dopo che la finestra fu aperta, Eliseo disse: «Tira!» Ioas tirò. Eliseo disse: «Freccia vittoriosa per il Signore, freccia vit­toriosa su Aram. Tu sconfiggerai gli Aramei». Eliseo disse ancora al re d'Israele: «Prendi le frecce». Quando Ioas le ebbe prese, gli disse: «Percuoti con le tue frecce la terra». E Ioas la per­cosse tre volte, poi si fermò. Eliseo si indignò contro di lui e disse: «Avresti dovuto colpire con le tue frecce la terra cinque o sei volte. Allora avresti sconfitto definitiva­mente Aram. Ora, invece, sconfig­gerai Aram solo tre volte». Poi Eliseo, l'uomo di Dio, morì: la fine del regno di Israele era stata profetizzata.


 
22
GIOSIA E IL LIBRO RITROVATO 2Re 22-23
Ci fu un re, di nome Giosia, che re­gnò a Gerusalemme per trentun anni. A differenza di tanti altri re, egli fece sempre quello che è bene agli occhi del Signore. Nel diciotte­simo anno del suo regno Giosia diede ordine di riparare il tempio del Signore. Durante i lavori, il sa­cerdote Chelkia ritrovò nel tempio un libro di cui si era persa memoria, e lo fece portare al re. Il libro conteneva per esteso la legge del Signore, con i discorsi e le raccomandazioni di Mosè al popo­lo. Quando il re ebbe udito le paro­le del libro, si stracciò le vesti in se­gno di grande dolore, perché sape­va che i re suoi predecessori e anche il popolo non avevano osser­vato la legge del Signore. Poi convocò nel tempio tutti gli anziani del regno e tutti gli abitanti di Gerusalemme, con i sacerdoti e i profeti: e alla loro presenza fece leg­gere le parole del libro. Terminata la lettura il re, in piedi, rinnovò l'alleanza con il Signore, e a nome di tutto il popolo si impe­gnò ad osservare la legge di Dio. Poi fece distruggere tutte le statue e i templi delle false divinità che c'e­rano nel regno, e celebrò una gran­de Pasqua.



23
IL TEMPIO DISTRUTTO 2Re 17-25
Malgrado i tanti segni dell'aiuto di Dio, il popolo d'Israele continuava a tradirlo, commettendo quello che era male agli occhi del Signore. E allora egli permise che sui regni di Giuda e d'Israele scendesse un gra­ve castigo, dopo di che il popolo sa­rebbe tornato a lui. Così i due regni, uno dopo l'al­tro, furono conquistati dai nemici. Tutto si avverò come i profeti ave­vano annunciato. Nabucodonosor, re di Babilonia, venne con un im­menso esercito e assediò Gerusa­lemme. La città resistette per circa quattro mesi, fino a quando i suoi abitanti non ebbero più nulla da mangiare. Poi, attraverso una brec­cia nelle mura, i Babilonesi entraro­no nella città. Il re tentò di mettersi in salvo con la fuga, ma fu catturato e molti furono uccisi. Il Tempio costruito da Salomone fu distrutto. I soldati di Nabucodo­nosor rubarono tutti i suoi tesori, tutti gli oggetti e le decorazioni in oro, argento e bronzo. Un gran nu­mero di Israeliti fu fatto prigioniero, e mandato a vivere a Babilonia. Là, in quella terra straniera, essi ebbero molto a soffrire. Ma, secondo il pia­no di Dio, là essi compresero il male che avevano fatto e ripresero a pregare il Signore.









24
QUATTRO RAGAZZI ALLA CORTE DI BABILONIA Daniele 1
Nabucodonosor, re di Babilonia, ordinò al sovrintendente della sua casa di scegliere alcuni ragazzi fra gli Israeliti che erano stati deportati nel suo regno. Essi dovevano essere di bell'aspetto e intelligenti, e doveva­no essere istruiti per ricoprire cari­che alla corte del re. Tra i ragazzi prescelti vi furono Daniele, Anania, Misaele e Azaria. Ad essi, come agli altri, veniva dato il cibo della tavola del re. Ma i buo­ni israeliti non mangiavano il cibo degli stranieri; perciò Daniele chiese al sovrintendente di non costringerli a questo. «Ma se il re vedrà i vostri volti meno floridi di quelli degli altri ragazzi» disse il sovrintendente «in­colperà me, e mi condannerà a morte!» Mettici alla prova per dieci gior­ni» lo pregò Daniele. «Dacci soltan­to acqua e legumi; poi farai il con­fronto con gli altri ragazzi, e decide­rai tu stesso». Il sovrintendente accettò, e al ter­mine della prova i volti dei quattro ragazzi apparvero più belli e floridi degli altri. Essi si dimostrarono an­che intelligenti e saggi, e così Danie­le, Anania, Misaele e Azaria al ter­mine del periodo di istruzione rima­sero al servizio del re.


  25
LA STATUA E IL SASSOLINO Daniele 2
Il re Nabucodonosor una notte fece un sogno. Vide una statua enorme, che aveva la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le co­sce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi parte di ferro e parte di terracotta. Mentre stava guardando, dal monte si staccò un sasso che andò a colpire i piedi della statua, frantu­mando la terracotta: allora tutta la statua crollò, mentre il sasso diven­ne tanto grande da riempire tutta la regione. Poiché i sapienti della sua corte non sapevano dare la spiegazione del sogno, si presentò a Nabucodo­nosor il giovane israelita Daniele. «Il mio Dio mi ha fatto conoscere il significato del sogno che hai fatto» disse Daniele «e io te lo riferisco. La testa d'oro della statua è il tuo re­gno glorioso, o re; ma dopo il tuo ne verranno altri sempre meno forti e gloriosi del tuo, fino a quando Dio farà sorgere un regno che toglierà valore a tutti gli altri, crescerà fino ad occupare tutta la terra e non avrà mai fine». Il regno di cui aveva parlato il profeta Daniele è quello fondato da Gesù, il Figlio di Dio venuto in que­sto mondo, il Re dell’Universo il cui regno non avrà mai fine.  
 
 
26
NABUCODONOSOR E LA STATUA D’ORO Daniele 3
Il re Nabucodonosor, re di Babilo­nia, fece erigere una statua d'oro alta trenta metri e larga tre; poi radu­nò i principi, i governatori, i capitani, i giudici, i tesorieri, i consiglieri e i prefetti, insomma tutti i funzionari del suo vasto regno. E un araldo in­timò: «Al suono degli strumenti mu­sicali, tutti devono prostrarsi ad ado­rare la statua d'oro. Chi non la ado­rerà, sarà gettato in una fornace ardente». I tre giovani israeliti che erano alla corte di Babilonia, cioè Anania Misaele e Azaria, si rifiutarono però di adorare la statua. Il re Nabuco­donosor li fece arrestare, e volle sa­pere la ragione del loro rifiuto. «Dio solo si deve adorare» rispo­sero i tre giovani. «Tu puoi anche gettarci nella fornace. Se Dio vuole, ci libererà; e se anche non vorrà salvarci, noi non andremo mai con­tro la sua volontà. » Nabucodonosor divenne furibon­do; fece aumentare il fuoco della fornace sette volte e vi fece gettare i tre giovani legati. Con stupore però vide che essi rimasero illesi, anzi passeggiavano in mezzo alle fiam­me lodando Dio. Allora li fece uscire, e constatò che neppure un loro capello era stato sfiorato dal fuoco.

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