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BRANI SCELTI di s.Girolamo

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2014 18:06
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06/09/2014 17:46
 
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Su ogni luogo della terra il cielo è spalancato


Non è un titolo di onore il fatto di essere stati a Gerusalemme; lo è se a Gerusalemme si è vissuti bene. E` a quella città che bisogna aspirare, certo! Proprio a quella! Ma non in quanto città che ha ammazzato i profeti e versato il sangue di Cristo, bensì in quanto è allietata da un fiume straripante, e, posta sul monte, non può stare nascosta; oltre al fatto poi, che l`Apostolo la chiama madre dei santi ed è lieto di avervi cittadinanza con i giusti. Ti ho accennato queste cose, senza tuttavia voler accusare me stesso di incostanza, senza voler condannare quello che faccio. Non vorrei aver l`aria d`aver lasciato inutilmente - seguendo l`esempio di Abramo - la famiglia e la patria. Ma non ho neppure il coraggio di racchiudere l`onnipotenza di Dio in confini troppo stretti e di coartare su un piccolo punto della terra colui che il cielo stesso non contiene. I credenti vengono apprezzati personalmente, non in base al diverso posto in cui risiedono, ma in base al merito della loro fede. I veri adoratori, non adorano il Padre né a Gerusalemme né sul monte Garizim, perché Dio è spirito, ed è necessario che i suoi adoratori lo adorino in spirito e verità. Ora, lo Spirito soffia dove vuole. E` del Signore la terra e tutto ciò che contiene. Tutto il mondo, dopo che il vello giudaico si fu asciugato, venne cosparso di rugiada celeste; molti che venivano dall`oriente e dall`occidente si riposarono sul seno di Abramo; finì il tempo in cui Dio era conosciuto soltanto in Giudea e il suo nome glorificato solo in Israele. Da allora la voce degli apostoli arrivò a tutta la terra, le loro parole giunsero ai confini del mondo. Il Salvatore, parlando con i suoi discepoli un giorno che si trovava nel tempio, ebbe a dire: Andiamocene via di qui (Gv 14,31), e rivolto ai giudei: La vostra casa vi sarà lasciata in completo abbandono (Mt 23,38). E` certo che se cielo e terra passeranno, finiranno pure tutte le cose della terra. Di conseguenza, anche dai luoghi della croce e della risurrezione ne traggono vantaggio solo coloro che portano la croce ogni giorno e che ogni giorno risorgono con Cristo; coloro, insomma, che si mostrano meritevoli di abitare in una località così gloriosa. Del resto, quelli che vanno ripetendo: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore (Ger 7,4), stiano a sentire l`Apostolo: Siete voi il tempio di Dio, e lo Spirito Santo abita in voi (1Cor 3,16; 2Cor 6,16). Stai a Gerusalemme? Stai nella Britannia? Non c`è differenza: la dimora celeste ti sta dinanzi, aperta, perché il regno di Dio è dentro di noi.



Né Antonio né alcun altro gruppo di monaci dell`Egitto e della Mesopotamia, del Ponto, della Cappadocia e dell`Armenia hanno visto Gerusalemme; eppure la porta del paradiso è loro spalancata, anche se non hanno avuto niente a che fare con questa città. Sant`Ilarione era palestinese, in Palestina ci viveva; eppure Gerusalemme la vide per una giornata soltanto. Non voleva dare l`impressione, dato che vi si trovava vicino, di disprezzare questi santi luoghi, ma ha voluto pure far capire che non si deve limitare Dio in un punto determinato. Dal tempo di Adriano fino all`impero di Costantino, per ben centottanta anni circa, nel luogo della risurrezione e sulla roccia della crocifissione sono state venerate rispettivamente un`effigie di Giove e una statua marmorea di Venere postevi dai pagani; gli autori delle persecuzioni pensavano di riuscire a strapparci la fede nella risurrezione e nella croce solo col fatto di profanare con i loro idoli questi luoghi sacri. Betlemme, ora nostra, e che è la cittadina più augusta del mondo (di lei il salmista cantava: La verità è fiorita dalla terra: Sal 84,12) era stata messa in ombra da un boschetto sacro a Thamuz, cioè ad Adone, e nella grotta dove aveva dato i suoi vagiti Cristo appena nato, si piangeva sull`amante di Venere.



«Ma dove vuoi arrivare» mi dirai «con questo discorso che prende le mosse da un prologo chilometrico?». A questo: non fissarti sul pensiero che la tua fede sia incompleta per non aver visto Gerusalemme e non pensare neppure che noi siamo migliori di te, solo per il fatto che abbiamo la fortuna di abitare qui. La verità è che sia qui, sia altrove, la tua ricompensa da parte del nostro Dio sarà identica, a parità di opere. Effettivamente (per confessarti con tutta semplicità quanto mi macina dentro), se mi fermo a pensare all`ideale che tu insegui e all`ardore col quale hai dato l`addio al mondo, mi pare che riguardo a un cambiamento di residenza si debba tenere questa linea: lasciare la città e tutto il caos cittadino, andare ad abitare in qualche angolo di campagna, cercare Cristo nella solitudine, pregare sulla montagna in un a tu per tu con Gesù, e accontentarti anche solo della vicinanza dei luoghi santi. In altre parole; anche se devi fare a meno di questa città, non devi perdere assolutamente il tuo ideale di vita monastica. Questa linea che propongo non riguarda né i vescovi né i sacerdoti né i chierici: a loro incombe un altro ministero. Riguarda proprio il monaco, e un monaco che magari tempo addietro aveva una posizione illustre nel mondo, uno che ha deposto ai piedi degli apostoli il ricavato dei suoi possedimenti, proprio per far capire che il denaro è roba da buttarsi sotto i piedi. Così, conducendo una vita umile e nascosta, può continuare a non far conto alcuno di quelle cose che già una volta ha disprezzato.


Se i luoghi della crocifissione e della risurrezione non si trovassero in una città importantissima come questa, dove esiste un pretorio, una caserma, donne di malaffare, mimi, parassiti, tutte quelle cose, cioè, che si è soliti trovare nelle altre città; oppure, se essa fosse frequentata unicamente da folle di monaci, veramente un soggiorno del genere dovrebbero desiderarlo tutti quanti i monaci. Ma le cose, ora, stanno proprio all`opposto, ed è una pazzia autentica pensare di ritirarsi dal mondo, lasciare la patria, abbandonare la città, far professione di vita monastica, per trovarsi poi a vivere all`estero in mezzo a un brulicame di persone, maggiore di quello in cui avresti vissuto in patria. Qui vengono da ogni parte del mondo, la città rigurgita d`ogni sorta di uomini; e c`è un tal pigia pigia di persone d`ambo i sessi che mentre altrove - almeno in parte - potevi evitarlo, qui sei costretto a digerirtelo in pieno.

Ma tu, come un fratello, mi hai fatto una domanda: «Qual è la mia via?». E io ti rispondo senza reticenze. Se vuoi darti al ministero sacerdotale, se per caso ti attira o il lavoro o l`onore dell`episcopato, stattene in città o nei villaggi, e salva le anime degli altri per farne profittare la tua. Se invece desideri vivere proprio da monaco, in forza del nome che porti (vale a dire: solo), che stai a fare nelle città, che non sono certo il rifugio di soli, ma di folle?

Girolamo, Le Lettere, II, 58,2-5 (al sacerdote Paolino)
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