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MERAVIGLIOSA PROGETTAZIONE DEGLI ORGANISMI VIVENTI

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2021 16:14
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30/08/2016 19:03
 
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Il nostro organismo necessita, per sopravvivere e seguire le leggi naturali di prendere dall'ambiente esterno  molti nutrienti che determinano i processi energetici necessari alla vita e necessita anche dei mattoni fondamentali per la costruzione dei sofisticati macchinari proteici necessari alla sopravvivenza.


Ma le sostanze che prende dall'ambiente sono complesse e di grandi dimensioni e non passerebbero come tali nelle cellule diffuse in tutto il corpo. L'apparato digerente serve proprio per degradare queste sostanze complesse e trasformarle in sostanze più piccole che possono essere assorbite dall'epitelio dell'apparato digerente. Questo processo si chiama digestione. Essa inizia quando i sensori diffusi nel corpo avvertono il centro della fame situato nel cervello che c'è carenza dei nutrienti: la persona avverte la fame ed attiva comportamenti coscienti che lo inducono a procurarsi il cibo necessario. L'apparato digerente si compone di vari organi: la bocca, la lingua, il faringe, l'esofago, lo stomaco, il fegato, la cistifellea, il pancreas, l'intestino tenue, il colon, e l'ano. La bocca è la prima tappa del processo: qui' il cibo viene triturato dai denti, viene ridotto a poltiglia dalla saliva che contiene già degli enzimi che incominciano a degradare i carboidrati complessi come l'amido, per mezzo dell'enzima amilasi, che degrada l'amido in molecole più semplici come il glucosio. La saliva contiene anche la lipasi, un altro enzima che degrada i grassi in glicerolo ed acidi grassi. La saliva contiene anche sostanze che aiutano l'immunità contro eventuali germi patogeni presenti in essa. Il cibo triturato dai denti, dalla saliva e dagli enzimi è ridotto in poltiglia e si chiama bolo alimentare. Nel naso e nella bocca ci sono dei sensori che percepiscono gli odori e i sapori del cibo e questi sensori vanno al cervello stimolando dei centri che mandano effettori che inducono una forte produzione di saliva. Il cibo, ridotto a poltiglia, viene quindi deglutito. La deglutizione è un processo molto complesso perchè deve condurre il cibo nell'esofago e non nella trachea ,che serve solo per respirare: Per fare questo vengono azionati ben 25 muscoli diversi che anzitutto chiudono le cavità nasali al cibo inghiottito, con l'innalzamento del velo pendolo, e poi ,attraverso movimenti coordinati dell'epiglottide e della glottide, viene chiuso, ad ogni deglutizione il passaggio nella trachea, con arresto della respirazione, per un secondo. Tutto ciò è determinato da sensori posti nel faringe che attivano immediatamente i nervi che contraggono e rilasciano i 25 muscoli coordinati. Questo riflesso si chiama riflesso rondine. Se i nostri antenati non avessero avuto questo riflesso  o lo avessero avuto difettoso ,il bolo alimentare sarebbe facilmente entrato in trachea con soffocamento e morte possibile: i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti, questo sistema integrato si deve essere formato tutto in una volta, non certo a piccoli passi casuali. Tutto il riflesso della deglutizione si svolge in un secondo circa mille volte al giorno. Ci sono alcune persone con malattie neuromuscolari, come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, l'ictus ecc. che determinano una cattiva coordinazione dei 25 muscoli della deglutizione e questi pazienti infatti rischiano moltissimo per il pericolo incombente che il bolo alimentare vada in trachea, e anche se non la morte immediata ,questi pazienti rischiano gravissime polmoniti da ingestione tracheo-bronchiale di cibo. Il bolo alimentare, poi, passando nell'esofago, progredisce, spinto dai movimenti coordinati peristaltici dell'esofago e penetra nellostomaco. La prossima volta vedremo quello che avviene nello stomaco e nelle altre parti del sistema digerente.




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02/09/2016 13:38
 
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MALATOL'ormone tiroideo, secreto dalla ghiandola tiroidea, regola la funzione energetica di base delle cellule ,unendosi a recettori presenti nel nucleo, con un meccanismo non ancora ben chiarito, ma certamente irriducibilmente complesso. Ma le alterazioni di secrezione di questo ormone possono portare a gravi danni per il corpo. Vediamo quali sono le malattie principali tiroidee.


Anzitutto esiste l'ipotiroidismo, cioè la ghiandola produce poco tiroxina, l'ormone tiroideo. In molte parti del mondo esiste la carenza di iodio che è un elemento che entra nella struttura della tiroxina, come il ferro entra nella struttura dell'emoglobina. Il fabbisogno di iodio giornaliero è ' di 150 microgrammi: in certe zone si riesce ad assumere soltanto 20 microgrammi, e se non viene immesso iodio negli alimenti e nell'acqua, si ha inevitabilmente un ipotiroidismo. Un'altra malattia molto comune in certe zone è la tiroidite di Hazimoto; è una malattia autoimmune, con formazione di anticorpi che distruggono le cellule tiroidee: alla fine la tiroide diventa gravemente carente di cellule che producono la tiroxina e si ha l'ipotiroisismo. L'ipotiroisismo si manifesta con molti sintomi: c'è


un calo del metabolismo basale, un aumento di peso, anche se si mangia meno del solito, grave stanchezza, astenia muscolare, perdita di capelli, aumento di sensibilità al freddo, stipsi, frequenza cardiaca lenta, problemi di concentrazione, di memoria, e depressione. Nei casi gravi si ha il mixedema, cioè un edema diffuso in tutto il corpo, e in casi più gravi si ha letargia, coma e morte. Nel neonato l'ipotiroidismo porta a problemi di crescita e a turbe cognitive. L'ipertiroidismo invece è un aumento della produzione di ormone tiroideo: l'eccessiva produzione di ormone determina una caduta di TSH, l'ormone ipofisario, a valori prossimi allo zero. L'organismo si difende diminuendo la produzione di TSH che stimola la produzione di tiroxina. La malattia principale che determina l'ipertiroidismo è il morbo di Graves che è una malattia autoimmune anch'essa: soltanto che in questo caso gli anticorpi si combinano con i recettori del TSH che vengono stimolati continuamente a produrre tiroxina, senza più il controllo dell'ipofisi e dell'ipotalamo; le persone con ipertiroidismo perdono peso, anche se mangiano più del solito, hanno stanchezza grave, debolezza muscolare, sudorazione eccessiva, aumento di sensibilità al caldo, nervosismo, tremori, diarrea, e un aumento della frequenza cardiaca che può portare anche a gravi aritmie, anche mortali. Queste persone possono sperimentare anche una crisi tireotossica ,con temperatura interna superiore a 41 gradi, che può progredire, se non controllata, al coma e alla morte. Concludendo la rassegna delle principali malattie della tiroide, è chiaro che il sistema che fa funzionare la tiroide è irriducibilmente complesso: ma non basta l'irriducibile complessità; sembra invece che l'organismo sappia quali sono i numeri reali che devono esserci perchè tutto funzioni bene: E' ovvio che il sapere questo significa che dietro esiste un'intelligenza che ha costruito questo sistema: non ci sono altre spiegazioni! Tuttavia il sistema tiroideo è solo una parte del controllo del corpo della temperatura interna: ne scriveremo prossimamente le altre alterazioni dell'omeostasi termica.




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02/09/2016 13:40
 
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Il glucosio è il principale produttore di energia per il corpo ,al pari della benzina per l'automobile. Come abbiamo visto parlando della digestione il glucosio normalmente non viene assunto come tale, ma immagazzinato in molecole più complesse che sono i carboidrati e che vengono poi scissi in glucosio da enzimi specifici. Quando lo stomaco è vuoto, sensori presenti nelle pareti gastriche avvertono il centro della fame situato nel cervello che è necessario mangiare.


Organi come il cervello utilizzano subito questo carboidrato, per le necessità energetiche delle cellule. Ma il glucosio normalmente è assorbito dal corpo in eccesso rispetto alle immediate esigenze energetiche, ed avviene allora che il glucosio, giunto al fegato, viene immagazzinato sotto forma di glicogeno, un carboidrato complesso formato da molte molecole di glucosio unite insieme. La maggior parte del glicogeno è presente nel fegato, ma una parte minore è presente nei muscoli, nel rene e in altri organi. Quando tutti gli organi sono pieni di glicogeno, l'ulteriore eccesso di glucosio viene trasformato dal metabolismo in grasso, senza limiti apparenti. I tessuti poi possono utilizzare questa energia immagazzinata, durante il digiuno, durante un esercizio fisico, e durante la notte. Il cervello è un organo che non può immagazzinare glucosio e deve attingere il glucosio direttamente dal sangue, per le sue necessità metaboliche che sono molto intense, notte e giorno. Il fegato può immagazzinare glucosio per le necessità del corpo per circa 24 ore, se poi non ottiene altro glucosio può trasformare il glucosio in grassi e anche in proteine, per mezzo del metabolismo. Ma ,come ho già detto, è il cervello che ha una necessità continua di glucosio perchè deve sempre lavorare, per assicurare la respirazione, la  circolazione, deve tenerci svegli, deve monitorare sempre quello che avviene  dentro di noi e fuori di noi. Tra i pasti il livello di glucosio nel sangue oscilla normalmente tra 70 e 90 U. (una unità è equivalente a un mg.per dl. di sangue). Quando il glucosio scende sulle 70 U, il centro della fame ci avverte che dobbiamo mangiare. Se la glicemia scende sotto le 50 U. si avvertono i primi sintomi di malfunzionamento del cervello  come debolezza e vertigini e problemi di concentrazione. Se la glicemia scende sotto le 40 U si avverte turbe del linguaggio e stato confusionale. Sotto le 30 U, si hanno convulsioni e sotto 20 U si ha la morte cerebrale certa. Quindi ,essendo molto importante per la sopravvivenza il livello di glucosio nel sangue, il corpo deve essere in grado di prendere il controllo di questo parametro. E questo controllo è preso da una ghiandola esocrina, il pancreas che abbiamo visto secernere enzimi digestivi. Ma il pancreas funziona anche come ghiandola endocrina. Disseminate in tutta la ghiandola esistono grumi di cellule chiamate isole di Langherans. Queste cellule sono glucosensori cioè posseggono nella loro membrana dei ricettori che rilevano la presenza e la quantità di glucosio nel sangue. Le isole di Langherans sono composte da due tipi di cellule, le cellule beta e le cellule alfa. Le cellule beta, appena rilevano con i loro recettori un eccesso di glucosio nel sangue dopo un pasto, secernono e rilasciano un ormone chiamato insulina che è un polipeptide formato da 51 aminoacidi uniti in  un ordine specifico: l'insulina, una volta entrata nel sangue arriva presso i suoi organi bersaglio che sono essenzialmente il fegato e i muscoli, dove si lega a dei recettori specifici per l'insulina e legandosi ad essi da come un ordine: l'eccesso di glucosio va memorizzato e conservato sotto forma di glicogeno, per le evenienze in cui ci sarà necessità di glucosio; inoltre l'insulina crea la formazione dei grassi dagli acidi grassi e le proteine a partire dagli aminoacidi; l'insulina è quindi chiamato ormone anabolizzante. Quando c'è invece carenza di glucosio, quando cioè il glucosio scende sotto le 70 U., i recettori delle cellule alfa captano questa carenza di glucosio e sono indotte a secernere e rilasciare un altro ormone chiamato glucagone che è anch'esso un polipeptide composto da 29 aminoacidi; il glucagone viaggia nel sangue, si lega anch'esso a dei recettori specifici del fegato e dà l'ordine :rilasciate il glucosio dalle riserve per poterlo utilizzare. Il glugacone è un ormone catabolizzante che scinde il glucosio dal glicogeno, scinde gli acidi grassi dai grassi e scinde gli aminoacidi dalle proteine. La quantità di glucosio presente sempre nel sangue ad ogni ora ed ad ogni minuto, si basa dall'equilibrio sempre presente tra insulina e glucagone. L'insulina dice al corpo ":immagazzina energia di riserva"; il glucagone dice invece al corpo": consuma l'energia di riserva". Essendo l'insulina e il glucagone dei polipeptidi con una disposizione specifica degli aminoacidi, non possono essersi formati percaso: la probabilità che il caso abbia formato la disposizione specifica degli aminoacidi per l'insulina è di 1su 10>66 e per il glucacone è di 1 su 10 >38:Sono numeri enormi con una probabilità che si siano formati per caso inesistente, per non parlare poi che per il loro funzionamento sono necessari i recettori specifici che sono anch'essi proteine. Deve esistere quindi una mente dietro tutto questo, ed infatti gli scienziati hanno cercato di capire da dove è venuta l'informazione per creare simili molecole ed è questa curiosità che ha spinto gli studiosi a scoprire la molecola del DNA che è la centrale di tutta l'informazione. Ma i biologi evoluzionisti dicono che anche il DNA ha subito un processo di evoluzione nel tempo ma l'evoluzione che essi ipotizzano è quella darwiniana   ma questo tipo di evoluzione è cieca e non ha obiettivi: gli obiettivi li ha solo una mente! L'organismo sembra proprio sapere quello che sta facendo coinvolgendo l'insulina e il glucagone nel controllo della glicemia. La prossima volta vedremo cosa succede quando il controllo della glicemia non funziona e il glucosio si alza troppo nel sangue.




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08/09/2016 09:55
 
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In questo e in prossimi articoli parlerò del controllo del calore e della  temperatura nel corpo.   Quando si libera energia ,in presenza di ossigeno,dal glucosio si libera calore che passa sempre da un oggetto più caldo ad uno più freddo quando entrano in contatto tra loro.


Quando metto una mano accanto ad una stufa calda la mano si brucia perchè calore è passato dalla stufa alla mano;quando metto una mano accanto ad un blocco di ghiaccio,il ghiaccio si scioglie perchè calore è penetrato dalla mano al ghiaccio.La temperatura è invece la misura dell'energia interna di un oggetto  e non è altro che la misura del moto molecolare casuale che anima l'oggetto caldo .L'energia comunque non deriva solo dal calore ma anche da altre fonti come dall'energia elettrica o nucleare.tutte le forma di energia però sviluppano calore che è la forma di energia non utilizzabile per altri scopi e che è l'espressione del movimento casuale delle molecole.Per alcune molecole la temperatura può causare il suo stato fisico ;per esempio l'acqua,H2O a 0 gradi è solida e forma il ghiaccio;tra 0 e 100 gradi è liquida,oltre 100 gradi diventa gassosa.Quindi ,per funzionare bene ,il corpo deve seguire le leggi fisiche della temperatura e del calore.Noi uomini,come tutti i mammiferi e gli uccelli siamo animali a sangue caldo,cioè abbiamo una precisa temperatura interna costante:Invece i pesci,i rettili ,gli anfibi e gli insetti sono animali a sangue freddo ,cioè non hanno al loro interno una temperatura costante,ma seguono le leggi dell'ambiente esterno.Nell'uomo la temperatura interna del suo corpo segue un range molto preciso :si mantiene in condizioni normali sui 36-37 gradi Kelvin.Se la temperatura interna del corpo diventa troppo alta o troppo bassa impedisce agli enzimi che catalizzano le reazioni metaboliche di funzionare bene,inoltre una temperatura troppo alta o troppo bassa destabilizza le altre proteine del corpo e anche la membrana plasmatica delle cellule,con conseguente malfunzionamento dei vari organi ,soprattutto il cervello e i muscoli.Le reazioni chimiche del corpo possono sia utilizzare che rilasciare energia.Le reazioni chimiche che producono energia sono chiamate reazioni cataboliche e per fare questo riducono molecole complesse come il glucosio C6H12O6 a molecole più semplici come Co2 e H2O .Le reazioni che invece utilizzano energia sono chiamate anaboliche e si hanno per costruire molecole complesse da molecole più semplici .per esempio le proteine dagli aminoacidi.Le reazioni cataboliche ed anaboliche avvengono contemporaneamente nella cellula.La cellula è in grado di sfruttare solo il 25% dell'energia presa dal catabolismo,il resto dell'energia si disperde in calore che è in ultima analisi il movimento caotico delle molecole nella cellula ,più è alto il calore ,più veloce è il movimento caotico.Il 25% dell'energia utilizzata serve per le altre funzioni della cellula,come la costruzione di molecole complesse,la contrazione muscolare ,le funzioni nervose  le pompe ioniche,per esempio la pompa sodio-potassio,,le funzioni ghiandolari,l'assorbimento gastroenterico,ecc.L'energia utilizzabile non è presa direttamente per le funzioni della cellula ,ma viene immagazzinata in una molecola speciale l'ATP,che la rilascia quando c'è il bisogno. Come ho detto prima gran parte dell'energia viene trasformata in calore,.Quando il corpo è in riposo totale e non ha mangiato da un pò la quantità di energia necessaria per tenere in vita il corpo è chiamata metabolismo basale.Questo metabolismo basale è simile all'attività energetica dell'automobile quando è ferma col motore acceso,è il minimo dell'attività.Più il corpo si muove,più aumenta l'energia necessaria per sostenere le attività aumentate delle cellule.Aumentando l'attività aumenta naturalmente anche il rilascio di calore .e viene influenzata quindi la temperatura interna del corpo.Poichè il corpo è circondato da aria ,può prendere calore dall'ambiente esterno o può cedere calore all'ambiente.Normalmente noi viviamo in ambienti la cui temperatura è più bassa della nostra interna del corpo che ,come abbiamo visto ,si aggira sui 36-37 gradi.ed allora normalmente il calore passa dal nostro corpo all'ambiente circostante,.La perdita di calore  per irraggiamento verso l'aria esterna è in genere il 50% del totale di perdita del calore.Quando il corpo ha contatto diretto con un oggetto meno caldo ,si ha passaggio di calore dal corpo all'ambiente esterno per conduzione,cioè per contatto ,e questo avviene normalmente con l'aria;inoltre si ha perdita dicalore per convezione ,cioè l'aria calda va via e viene sostituita da aria più fredda,;questo avviene ,per esempio quando una brezza fresca leggera sostituisce l'aria calda e noi avvertiamo una piacevole sensazione di fresco.Infine la perdita di calore avviene per evaporazione ,e questo avviene attraverso il sudore che si trasforma in vapore acqueo allontanando parte del calore,;una parte del calore viene allontanato  anchedalla espirazione polmonare che emette vapor acqueo caldo.La temperatura interna del corpo può aumentare in condizioni patologiche sino a 42 gradi o può diminuire sino a 33 gradi.al di sotto o al di sopra di questi valori si hanno gravi alterazioni di organo e soprattutto cerebrali e muscolari.Il corpo deve quindi adottare sistemi per regolare e tenere costante la sua temperatura interna rispetto a quella esterna.Vedremo la prossima volta quali sistemi adotta e se questo è compatibile con la teoria evolutiva ipotizzata dai biologi




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09/09/2016 20:51
 
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Abbiamo già visto in precedente articolo che l 'omeostasi termica, in condizioni di riposo ed equilibrio termico con l'ambiente esterno è regolato dall'ormone tiroideo. Ma esiste un altro tipo di regolazione quando l'organismo è in attività fisica oppure quando non è in equilibrio con l'ambiente esterno che potrebbe essere o più caldo o più freddo dell'interno del corpo.


Nel primo caso il calore tende a passare dall'ambiente esterno all'interno del corpo; nel secondo caso il calore tende a passare dall'interno del corpo all'ambiente esterno. Dato che la temperatura interna del corpo deve rimanere costante, ci vogliono meccanismi che assicurino questo. Per prima cosa ci vuole la presenza di sensori che avvertono il caldo e il freddo. anzitutto questi sensori sono presenti nella cute che posseggono la sensibilità al caldo e al freddo: la persona è avvertita della temperatura ambientale e può prendere cosi' i necessari provvedimenti. Esistono inoltre dei sensori interni all'organismo ,disseminati in varie parti che misurano la temperatura interna in un determinato momento ;questi sensori inviano messaggi nervosi all'ipotalamo, posto nell'encefalo che avverte ,non si sa bene ancora come, la temperatura interna: probabilmente agisce come un termostato. Si passa poi alla seconda fase del controllo, la fase dell'integrazione dei dati rilevati in relazione ad un parametro standard che, per l'uomo è una temperatura di 36-37 gradi. Se la temperatura interna supera questo parametro, l'ipotalamo invia messaggi che fanno abbassare la temperatura; se l'interno del corpo è al di sotto di tale parametro l'ipotalamo invia messaggi che fanno innalzare la temperatura corporea.  Infine esiste una terza fase in cui agiscono gli effettori del controllo. Gli effettori possono essere volontari o involontari. Quelli volontari determinano i comportamenti che allontanano dalla fonte di calore o diminuiscono la produzione di calore del corpo. per esempio, in caso di caldo eccessivo si cessa ogni attività fisica, o si va all'ombra o in una zona fresca, si bevono bevande ghiacciate, ecc. Per difendersi dal freddo si aumenta l'attività fisica per produrre più calore, o si va vicino ad una sorgente di calore come una stufa od un termosifone ecc. Inoltre il nostro corpo ha dei meccanismi involontari che lo difendono quando c'è troppo caldo o troppo freddo. Quando la temperatura del corpo è troppo fredda l'ipotalamo può attivare due effettori: il primo è quello che fa tremare i muscoli, questo tremore che non muove le ossa produce più calore e quindi riscalda il corpo; il secondo effettore è il rilascio di alcuni ormoni, per esempio l'ormone tiroideo che aumenta il catabolismo e quindi la produzione di calore dalla respirazione cellulare e dalla degradazione dei grassi. L'effettore principale tuttavia per la termoregolazione è la pelle. E' a diretto contatto dell'ambiente esterno ed è composta da diversi strati di cellule; inoltre ha una circolazione speciale, diversa da quella di altri organi. Il flusso di sangue in ogni organo è determinato dal suo metabolismo: maggiore è il metabolismo, maggiore è il flusso di sangue nell'organo. Nella pelle invece esistono innumerevoli bypass artero-venosi che fanno affluire direttamente il sangue dalle arteriole alle venule, bypassando i capillari ;il sangue caldo che circola maggiormente alla superficie della pelle fa perdere più calore per irraggiamento e conduzione. Quando il corpo ha meno calore l'ipotalamo reagisce inviando, attraverso le fibre nervose verso la pelle, un neuroormone, la noradrenalina che, unendosi a recettori specifici presso i vasi sanguigni della cute, provoca la contrazione dei muscoli lisci circolari dei vasellini e quindi si ha una vasocostrizione che fa affluire meno sangue risparmiando calore. Quando invece la temperatura interna sale l'ipotalamo invia meno noradrenalina e si ha quindi meno vasocostrizione cutanea e il calore viene disperso maggiormente. Inoltre la pelle possiede milioni di ghiandole sudoripare, cioè ghiandole che secernono sudore. Quando la temperatura interna sale perchè c'è, per esempio troppo caldo o il soggetto sta facendo attività fisica intensa, l'ipotalamo invia verso la pelle un altro neuroormone chiamato acetilcolina che, unendosi a specifici recettori nelle ghiandole sudoripare induce a rilasciare il sudore; il sudore, evaporando, raffredda la superficie cutanea, riducendo cosi' il calore. Se la temperatura scende l'ipotalamo invia meno acetilcolina e le ghiandole sudoripare non rilasciano più sudore. Come si può vedere da queste brevi note la termoregolazione è un sistema altamente integrato: perchè possa funzionare devono esserci: i sensori che rilevano la temperatura calda o fredda; l'ipotalamo che integra i dati e li confronta con uno standard di temperatura; gli ormoni noradrenalina e acetilcolina, i ricettori della noradrenalina nei vasi sanguigni della cute, e i recettori dell'acetilcolina nelle ghiandole sudoripare. Questi sei componenti sono indispensabili: se manca anche uno solo di essi, la termoregolazione non può avvenire. E’' ovvio che tutto questo non può essersi formato per caso, con processi darwiniani. Ma i numeri reali hanno conseguenze reali; non basta controllare, bisogna controllare in modo giusto con i numeri giusti, altrimenti avviene la malattia o la morte




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09/09/2016 20:52
 
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Nel precedente articolo abbiamo visto come il corpo, attraverso la tiroide riesce a controllare la temperatura interna basale e le malattie che portano alla perdita del controllo. Ma ci sono altre malattie, non legate alla tiroide che fanno perdere il controllo della temperatura interna. Una di queste è la febbre, cioè un aumento della
temperatura interna dovuta a sostanze pirogene emesse da bacteri o virus durante una infezione, o da cellule dell'immunità, o da alcuni tipi di cellule tumorali. La febbre ,quando supera i 42 gradi conduce alla letargia e alla morte.

Oltre la febbre esiste il cosiddetto colpo di calore: quando si fa una fatica fisica intensa, in un ambiente caldo-umido, i meccanismi di regolazione della temperatura vengono meno e la temperatura interna può crescere oltre i 32 gradi con morte successiva e ciò perchè le temperature elevate denaturano le proteine del corpo, compresi gli enzimi che non possono funzionare più bene: inoltre le temperature elevate destabilizzano le membrane cellulari: si ha quindi, per queste ragioni la sofferenza di tutte le cellule e soprattutto
di quelle cerebrali che sono molto sensibili alla variazione di temperatura, con conseguente letargia e morte. Ma anche le temperature troppo basse risultano estremamente dannose. Ciò si verifica quando ci si trova in ambiente molto freddo e poco coperti: se la temperatura interna scende al di sotto di 33 gradi, venendo meno i meccanismi di controllo, il funzionamento delle cellule si abbassa enormemente e si ha l'assideramento con sofferenza cerebrale, letargia e morte. La capacità dei nostri antenati di vivere e riprodursi dipendeva dalla loro capacità di regolare la loro temperatura interna; i numeri reali hanno conseguenze reali, se la loro temperatura
interna saliva oltre i 42 gradi o scendeva al di sotto 33 gradi ,sarebbero morti. La temperatura interna deve essere quella giusta per conservare l'integrità delle proteine affinchè il cervello e gli altri organi interni funzionino correttamente. Questo significa che non bastano i meccanismi irriducibilmente complessi per sopravvivere ,ma l'organismo deve "SAPERE" che il range di temperatura in cui bisogna essere dentro per sopravvivere deve essere quello giusto. La funzione tiroidea, e il sistema nervoso
simpatico e le ghiandole sudoripare, devono sapere come fare per avere la temperatura giusta, come il corpo deve sapere come avere l'ossigeno giusto, l'anidride carbonica giusta, gli ioni idrogeno giusti, l'emoglobina giusta, il ferro giusto, l'acqua, il sodio, il potassio, il glucosio, giusti, la frequenza cardiaca e la pressione giusti. La disfunzione di uno solo di questi sistemi si traduce in morte, o sofferenza grave. Quello che si è imparato finora per mantenersi in vita rende forse soddisfacenti le teorie dei biologi evoluzionisti e rendono queste teorie intellettualmente soddisfacenti? sono inadeguate e semplicistiche le teorie evoluzionistiche. Vedremo la prossima volta come è possibile che siano potuti evolvere gli animali a sangue caldo dagli animali a sangue freddo.


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22/09/2016 23:14
 
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Se si visita un museo di storia naturale e si vedono degli scheletri umani a quelli di altri animali, il visitatore in genere deduce, influenzato dalle teorie darwiniane, che lo sviluppo della vita fino all’uomo sia stato casuale. Se il visitatore va in un museo della scienza e della tecnica e vede l’evoluzione delle automobili o delle altre tecnologie nel tempo, fa una lode all’ingegno degli ingegneri e dei costruttori: non penso certo che questi progressi  siano avvenuti per caso.


Ma per capire che la vita  è stata progettata non la si deve vedere  come appare, ma come funziona. Oggi inizio a parlare delle funzioni che il calcio ha nell’organismo, iniziando dallo scheletro, le funzioni del calcio sono un esempio di grande progettazione. Il calcio è un elemento chimico che è di vitale importanza per la vita: senza di esso l’organismo muore. Noi dobbiamo mangiare sostanze che hanno moto calcio, per avere le ossa forti. Il sistema digestivo porta il calcio nel corpo e lo mette nel sangue un modo che possa essere utilizzato soprattutto per costruire  lo scheletro. Ma il calcio ha soprattutto altre funzioni importanti nell’organismo:  nella coagulazione, nella contrazione cardiaca e muscolare, nella funzione dei nervi e delle ghiandole. Senza la capacità del corpo di controllare la quantità di calcio in ogni singolo distretto, la vita come la conosciamo sarebbe impossibile. Il controllo è la chiave della vita. Ma come lo fa? Guardiamo prima la struttura molecolare delle ossa. Lo scheletro umano è fatto di oltre duecento ossa: esiste un teschio, due clavicole, ventiquattro costole, lo sterno, le ossa del bacino, gli arti superiori ed inferiori, la colonna vertebrale. Le ossa proteggono molti organi importanti come il cervello, il cuore e i polmoni, le vertebre proteggono il midollo spinale. Le ossa contengono anche il tessuto midollare osseo che produce le cellule del sangue: globuli rossi, globuli bianche e piastrine. Le ossa sono anche i supporti in cui sono attaccati i muscoli e i tendini. Questo ci permette di muoverci, di respirare e manipolare le cose. Ci sono molte articolazioni nel corpo in cui più ossa si uniscono e possono essere spostate in più direzioni dalla contrazione muscolare. Quando poi l’estremità di un osso incontra l’altra esiste un tessuto specializzato chiamato cartilagine che agisce come un ammortizzatore per attutire gli urti e ridurre l’attrito all’interno dell’articolazione.  La parte superiore del corpo ha le spalle, gomiti e polsi, la parte inferiore ha i fianchi, ginocchia, caviglie e le articolazioni dei piedi. Ci sono articolazioni tra le vertebre e le costole e c’è un’articolazione tra la mandibola e il cranio che consente di aprire la bocca per mangiare e respirare. L’osso è un tessuto connettivo specializzato formato da cellule contenenti materiale organico e minerale. Ci sono essenzialmente due tipi di cellule coinvolte nella formazione, la crescita e turnover dell’osso. Esistono in primo luogo gli osteoblasti , che stabiliscono una rete organica, il tessuto osteoide, costituito da proteine. L’osteoblasto poi mineralizza il tessuto osteoide depositando cristalli di calcio: è il calcio che dà la consistenza e la forza di resistenza dell’ osso ai traumi e fa si che non ci rompiamo come vetro. L’altra cellula dell’osso è l’osteoclasta che fa l’inverso dell’osteoblasto, cioè rimuove i cristalli di calcio dall’osso e anche il tessuto ostoide. L’osso, pure essendo rigido, possiede un metabolismo molto dinamico. L’osso subisce continuamente un processo chiamato  rimodellamento: gli osteoblasti lo ricostruiscono. Ogni anno questo processo  rimodella dal 5al 20% della massa ossea totale ogni anno. Il rimodellamento dell’osso è pensato per consentire allo scheletro di adattarsi ai cambiamenti nella vita e alle sollecitazioni meccaniche per le attività multidirezionali di movimento che avvengono ogni giorno.  Una persona che fa vita sedentaria o e costretta a letto per molto tempo perde una quota significativa di massa ossea. Gli astronauti nello spazio, in assenza di gravità, perdono massa ossea, se non fanno esercizi di allenamento. La scienza medica ha pero’ ancora una conoscenza molto limitata dei fattori di controllo di queste dinamiche. Il 99% del calcio nel nostro corpo si trova nelle ossa e si trova in forma cristallina come idrossiapatite di calcio. Questo calcio all’interno dei cristalli non è disponibile per il resto del corpo. Il restante 1% del calcio viene sciolto come fosfato di calcio nel fluido che circonda le cellule ossee:  il fluido in cui è sciolto il calcio è a contatto diretto con i capillari e quindi con la circolazione del sangue. Da questo fluido contenente fosfato di calcio gli osteoblasti prendono il calcio che serve alle ossa e lo trasformano in cristalli di idrossi apatite: gli osteoclasti prendono questi cristalli e li trasformano di nuovo in fosfato di calcio immettendolo  di nuovo nel fluido esterno alle cellule. In conclusione si puo’ dire che le ossa, a causa di questo turnover, sono il serbatoio del calcio per tutto il corpo. Ancora una volta un progetto intelligente e non il frutto del caso.


abbiamo visto che il 99% del calcio presente nel corpo è localizzato nelle ossa dello scheletro sotto forma di idrossiapatite di calcio che dà all'osso la sua consistenza e resistenza agli urti, ai movimenti e al carico. L'1% del calcio è invece presente nel circolo ematico, nel liquido interstiziale e dentro le cellule. Di questo 1 % , solo il 10 % è presente nel circolo ematico e nel liquido interstiziale, l'altro 90% si trova dentro le cellule, ma per lo più è legato agli organelli intracellulari, in modo che il calcio presente nel liquido extracellulare è 10000 volte di più del calcio sciolto nel citosol intracellulare, come calcio ione (ca++). Siccome i reni filtrano il calcio presente nel sangue, se nessun ione calcio fosse riportato nel corpo, in due mesi si avrebbe la perdita totale del calcio dal corpo. Il calcio al difuori delle cellule ha una funzione molto importante. Il calcio presente nel circolo ematico ha un ruolo molto importante per il processo di coagulazione del sangue: senza di esso la coagulazione non può avvenire. Però c'è una funzione molto importante del calcio al di fuori delle cellule: esso funziona da segnale per la funzione dei nervi, dei muscoli e cardiaca e delle ghiandole. Le cellule nervose producono neuro ormoni e le ghiandole producono fluidi, enzimi ed ormoni. Per esempio quando la temperatura interna aumenta i nevi simpatici rilasciano acetilcolina che induce le ghiandole sudoripare a produrre il sudore. Oppure quando il glucosio nel sangue è troppo basso le cellule alfa del pancreas rilasciano glugacone che agisce determinando il rilascio di glucosio dal glicogeno epatico facendolo aumentare nel sangue. Ognuna di queste azioni avviene a causa di un segnale specifico: questo segnale è l'aumento improvviso e massiccio di ioni calcio dentro le cellule nervose e ghiandole attraverso i canali del calcio che si aprono a questo ione a causa degli stimoli come l'aumento della temperatura o la carenza di glucosio. Questa entrata massiccia di calcio ione nella cellula è il segnale universale che induce le cellule nervose a rilasciare i neuroormoni e le ghiandole a rilasciare gli enzimi o gli ormoni. Il cuore e gli altri muscoli lavorano contraendosi, ciò comporta che le proteine contrattili interagiscono tra loro in modo specifico e questo è dovuto al fatto che entrano massicce quantità di ioni calcio dal liquido interstiziale e dal reticolo del sarcolemma muscolare (reticolo sarcoplasmatico). Questo improvviso aumento di ca ioni permette alle proteine contrattili di interagire fra loro causando la contrazione cardiaca o muscolare. Però tutto questo meccanismo richiede che il gradiente di concentrazione del calcio tra il liquido interstiziale e il citosol venga mantenuto: questo gradiente è diecimila volte maggiore all'esterno rispetto al citosol intracellulare. Però le leggi della natura sono fatte in modo tale che esiste una diffusione di un soluto da una maggiore concentrazione ad un comparto a minore concentrazione. Ben presto quindi il calcio al di fuori della cellula entrerebbe dentro la cellula facendo aumentare in modo massiccio il calcio dentro il citosol ,ma in questo modo la cellula cesserebbe di funzionre: esiste quindi un dilemma per la vita cellulare che sarebbe ben presto spenta a causa dell'aumento eccessivo di concentrazione di calcio. Abbiamo anche visto in precedenza che anche per il sodio e potassio esiste lo stesso problema. Me questo problema la vita lo ha risolto inventando la pompa del calcio ed anche la pompa sodio-potassio, che ,con consumo di energia portano  via il calcio o il sodio dalla cellula contro gradiente: Quindi esiste la pompa del calcio ,come esiste la pompa sodio-potassio. Anche le pompe del calcio sono presenti in abbondanza in tutte le cellule, mantenendo quindi integra la differenza di gradiente tra il calcio extracellulare e quello intracellulare. In questo modo il corpo mantiene il nervo normale, il muscolo normale, le ghiandole normali, il cuore normale. Non basta quindi per i biologi evoluzionisti darwiniani vedere le somiglianze tra scheletri e  concludere che le specie si sono evolute per caso e secondo le leggi della natura: devono spiegare invece in che modo  sono venute alla luce le pompe del calcio, come sono venuti alla luce gli osteoblasti e gli osteoclasti e in quale ordine: bisogna educare il pubblico a capire come la vita funziona effettivamente, non soltanto come appare. La prossima volta vedremo come il corpo acquisisce calcio: il processo non è semplice come peril glucosio, per l'acqua e il sale: il meccanismo è complesso e mette in crisi la concezione che la vita è avvenuta per caso e secondo le leggi della natura.



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22/09/2016 23:15
 
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Il livello di calcemia nel sangue deve essere in giusta quantità e deve oscillare da un valore di 8 mg.per litro a 10 mg.per litro :Valori superiori del 30 % o inferiori del 30 % non sono compatibili con la vita e provocano la morte. Come il corpo prende il controllo di questo calcio. Prima di tutto esiste un sensore che rileva quello che deve essere controllato.    


           


Questo sensore è presente nelle cellule delle ghiandole paratiroidee  che sono quattro piccoli corpiccioli  posti ai lati della tiroide. Una volta accertato il livello del calcio nel sangue bisogna integrare i dati confrontandoli con dei valori standard e decidere quello che deve essere fatto inviando un messaggio.quando il livello del calcio nel sangue scende le cellule delle ghiandole paratiroidee inviano  un ormone chiamato paratormone o PTH: attraverso specifici enzimi il PTH fa aumentare il livello del calcio nel sangue:la sua azione dura pochi minuti e monitora istante per istante il livello del calcio nel sangue.In che modo il paratormone effettua questo controllo? La calcemia è determinata da quanto calcio si muove dall'osso e verso l'osso: da quanto calcio i reni eliminano attraverso l'urina,e quanto calcio viene assorbito dal sistema gastrointestinale con l'aiuto del calcitriolo ,vit.D attivata.  La vit.D viene attivata quando il fegato aggiunge un ossidrile al suo carbonio 25 e il rene aggiunge un altro ossidrile ad un altro atomo di carbonio: Se il rene aggiunge OH al suo carbonio 24 la vit.D diventa inattiva. Il PTH viaggia nel sangue e ,giunto nelle cellule ossee  dice agli osteoclasti di rilasciare più calcio dall'osso e agli osteoblasti  di prendere meno calcio dal sangue. Il PTH si attacca anche a dei recettori specifici nei tubuli urinari e dice loro di riprendere più calcio dalle urine. Inoltre il PTH si attacca a specifici recettori delle cellule renali e dice loro di di mettere più OH negli atomi di carbonio 25 della vit. D rendendola attiva e favorendo cosi' l'assorbimento intestinale di calcio.Cosi' il PTH provoca l'effetto finale di aumentare il livello del calcio nel sangue. Quando il livello del calcio sale i sensori presenti nelle paratiroide avvertono le paratiroidi  a rilasciare meno PTH ,abbassando cosi' il livello del calcio ematico. Con questo sistema a feedbak il livello del calcio nel sangue rimane sempre costante. La mancanza dei recettori del PTH, la mancanza o il cattivo funzionamento delle paratiroidi rende impossibile il controllo del calcio nel sangue e quindi la vita. Un livello di calcio troppo elevato è dovuto ad una iperfunzione delle paratiroidi ,anche a causa di tumori ipersecernenti  PTH o anche altri tumori in altre parti che  secernono PTH.L'ipercalcemia provoca un indebolimento dell'osso perchè più calcio viene tolto alle ossa,con dolori e fratture:Essendo legato il calcio alle funzioni dei nervi l'ipercalcemia può provocare ansia,depressione e turbe della concentrazione: e si può progredire sino alla letargia ,coma e morte.Il calcio è importante anche per la funzione del cuore e può causare,quando è alto disturbi del ritmo,anche fatali.Inoltre l'ipercalcemia può provocare calcoli urinari perchè l'eccesso di calcio nel sangue provoca una aumentata eliminazione di calcio nelle urine sotto forma di fosfato di calcio che ,in caso di urine concentrate ,precipita formando calcoli.Tutto ciò avrebbe portato i nostri antenati ad avere frequenti infezioni urinarie con gravi conseguenze e con la compromissione della funzione renale.La bassa funzione della ghiandola paratiroidea provoca invece una ipocalcemia:la bassa funzione è provocata da interventi demolitivi della tiroide con asportazione delle paratiroidi,da insufficienza renale  o da carenza di vit.D: l'ipocalcemia provoca turbe dei nervi come formicolii,intorpidimento delle mani e dei piedi e spasmi muscolari: tutto ciò può progredire sino alle convulsioni, a difficoltà respiratorie e problemi del ritmo cardiaci. Il sistema del controllo del calcio è irriducibilmente complesso: ci vogliono i sensori per il calcio, la capacità delle cellule paratiroidee di produrre PTH, corretto rilascio di PTH quando il calcio è basso e capacità di ridurlo quando il calcio è alto; enzimi per limitare l'effetto del PTH, recettori PTH specifici nelle cellule ossee,nei tubuli renali ,e nelle cellule specializzate dei reni. Senza questi cinque componenti l'intero sistema del controllo del calcio fallirebbe e i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti.Il corpo deve fare la cosa giusta al momento giusto. L'idea che questa meraviglia è nata per caso e a causa delle sole leggi naturali deve essere messa da parte come insostenibile.


. Un livello di calcio troppo elevato è dovuto ad una iperfunzione delle paratiroidi ,anche a causa di tumori ipersecernenti  PTH o anche altri tumori in altre parti che  secernono PTH.L'ipercalcemia provoca un indebolimento dell'osso perchè più calcio viene tolto alle ossa,con dolori e fratture:Essendo legato il calcio alle funzioni dei nervi l'ipercalcemia può provocare ansia,depressione e turbe della concentrazione: e si può progredire sino alla letargia ,coma e morte.Il calcio è importante anche per la funzione del cuore e può causare,quando è alto disturbi del ritmo,anche fatali.Inoltre l'ipercalcemia può provocare calcoli urinari perchè l'eccesso di calcio nel sangue provoca una aumentata eliminazione di calcio nelle urine sotto forma di fosfato di calcio che ,in caso di urine concentrate ,precipita formando calcoli.Tutto ciò avrebbe portato i nostri antenati ad avere frequenti infezioni urinarie con gravi conseguenze e con la compromissione della funzione renale.La bassa funzione della ghiandola paratiroidea provoca invece una ipocalcemia:la bassa funzione è provocata da interventi demolitivi della tiroide con asportazione delle paratiroidi,da insufficienza renale  o da carenza di vit.D: l'ipocalcemia provoca turbe dei nervi come formicolii,intorpidimento delle mani e dei piedi e spasmi muscolari: tutto ciò può progredire sino alle convulsioni, a difficoltà respiratorie e problemi del ritmo cardiaci. Il sistema del controllo del calcio è irriducibilmente complesso: ci vogliono i sensori per il calcio, la capacità delle cellule paratiroidee di produrre PTH, corretto rilascio di PTH quando il calcio è basso e capacità di ridurlo quando il calcio è alto; enzimi per limitare l'effetto del PTH, recettori PTH specifici nelle cellule ossee,nei tubuli renali ,e nelle cellule specializzate dei reni. Senza questi cinque componenti l'intero sistema del controllo del calcio fallirebbe e i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti.Il corpo deve fare la cosa giusta al momento giusto. L'idea che questa meraviglia è nata per caso e a causa delle sole leggi naturali deve essere messa da parte come insostenibile.    




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14/10/2016 19:28
 
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Se esiste un organo che mette in crisi il darwinismo questo è il fegato. La cellula epatica è capace di effettuare ben 500 diverse reazioni chimiche, quindi si può considerare la vera centrale chimica dell'organismo e queste reazioni sono tutte indispensabili alla vita;


la mancanza anche di una sola di esse mette a rischio la sopravvivenza del corpo. Tra le più importanti funzioni del fegato ce ne sono cinque da considerare.


La prima funzione è quella di degradare i globuli rossi trasformando, attraverso reazioni chimiche enzimatiche l'emoglobina in bilirubina, il pigmento biliare che viene eliminato con la bile assieme ad altre sostanze come i sali biliari. La bile ha lo scopo di emulsionare i grassi nell'intestino rendendoli solubili e capaci di assorbimento, oltre ai grassi la bile rende assorbibile la vit.A utile per la visione, la vit.D, utile per le ossa e il metabolismo del calcio,e la vit.K, necessaria per la coagulazione. Quando il fegato non funziona bene abbiamo un epatopatia cronica, e la bile ristagna nel sangue tingendo di giallo la cute del
paziente e provocando stanchezza, mancanza di appetito, prurito, in altre parole uno stato tossico. Dobbiamo dire però che il fegato è sovrabbondante per i bisogni dell'organismo e ci sono i primi sintomi patologici quando vengono a mancare l'80% delle cellule epatiche. Inoltre il fegato ha una notevole capacità rigenerativa. 

La seconda funzione importante del fegato è la produzione di albumina, una proteina che circola nel sangue in una quantità che è il 60% di tutte le proteine circolanti nel sangue. Quali sono le funzioni dell'albumina? Sono quelle anzitutto di legare ioni non solubili come il calcio e magnesio, di legarsi ad acidi grassi ed altri lipidi e agli ormoni steroidei come gli estrogeni .il progesterone e il testosterone. Ma soprattutto l'albumina ha un'altra funzione molto importante ed è quella di aumentare la pressione osmotica nei capillari, in modo da attrarre l'acqua dai liquidi interstiziali in direzione dei vasi sanguigni. In caso di malattia epatica grave, come la cirrosi, l'albumina si abbassa notevolmente nel sangue e quindi  di si abbassa anche la pressione osmotica con grave ritenzione idrica nei tessuti extravascolari e l'addome si gonfia per accumulo di acqua in cavità peritoneale ed edemi agli arti inferiori.             

La terza funzione importante delfegato è la produzione dei fattori della coagulazione; questi fattori vengono prodotti inattivi dal fegato e circolano inattivi nel sangue. Quando vengono a contatto con una vaso rotto si attivano e si ha la cosiddetta “cascata della coagulazione” che forma un coagulo di fibrina e chiude la ferita. In caso di malattia epatica questi fattori vengono prodotti  in modo molto scarso e il paziente diventa preda di frequenti emorragie interne ed
esterne che possono da sole provocarne la morte. Il paziente con malattia epatica cronica grave ha infatti frequenti ecchimosi in tutto il corpo ed anche gravi emorragie gastroenteriche.

La quarta funzione importante del fegato è la produzione delle proteine del complemento e sono almeno trenta proteine che, in caso di infezioni da batteri o virus formano la cascata del complemento e, in unione agli anticorpi, provocano un sistema di aggressione e perforazione dei batteri con distruzione di essi. Il malato epatico è infatti soggetto a molte infezioni non facilmente dominabili.

Il quinto lavoro importante il fegato lo fa trasformando l'ammoniaca in urea. L'ammoniaca è un prodotto di degradazione delle proteine e degli aminoacidi, è tossica per il sistema nervoso e il fegato e con l'intervento di cinque enzimi trasforma l'ammoniaca in urea elemento non tossico e che può essere eliminata dal rene tramite l'urina. L'epatopatia cronica fa accumulare ammoniaca nel sangue, non potendo più il fegato produrre gli enzimi necessari alla sua
trasformazione si ha allora la cosiddetta encefalopatia epatica che inizia con irritabilità. Agitazione, insonnia sino ad arrivare alla letargia, al coma e alla morte. Se i nostri antenati non avessero avuto tutti i cinque enzimi necessari alla degradazione dell'ammoniaca, non avrebbero potuto sopravvivere. I biologi darwinisti descrivono la vita come appare, ma non come funziona realmente, non guardano, come invece noi medici facciamo, tutto il sistema nel suo complesso. La mancanza anche di uno solo dei tanti fattori presentati conduce alla malattia e alla morte. Tutti questi fattori devono essere presenti insieme, non può esistere uno stato intermedio che possa consentire la sopravvivenza. Abbiamo la responsabilità di dire la verità affinchè le persone non vengano ingannate da una visione materialistica sulla vita. 

Per il calcio, la capacità delle cellule paratiroidee di produrre PTH, corretto rilascio di PTH quando il calcio è basso e capacità di ridurlo quando il calcio è alto; enzimi per limitare l'effetto del PTH, recettori PTH specifici nelle cellule ossee,nei tubuli renali ,e nelle cellule specializzate dei reni. Senza questi cinque componenti l'intero sistema del controllo del calcio fallirebbe e i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti.Il corpo deve fare la cosa giusta al momento giusto. L'idea che questa meraviglia è nata per caso e a causa delle sole leggi naturali deve essere messa da parte come insostenibile


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18/11/2016 21:37
 
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Se la sopravvivenza di una singola persona non dipende dalla riproduzione, la continuazione della vita umana sarebbe impossibile senza la riproduzione. La riproduzione degli organismi pluricellulari è quasi sempre sessuata, cioè esiste un maschio ed una femmina che posseggono organi riproduttivi  fatti in modo che il maschio si unisca alla femmina e dia la possibilità allo spermatozoo maschile di unirsi all'ovulo femminile all'interno degli organi riproduttivi e dare luogo ad un nuovo individuo chiamato zigote che è diverso geneticamente dal padre e dalla madre.


Gli organismi unicellulari invece si riproducono in modo asessuato e dalla divisione della cellula ne derivano due nuove cellule identiche geneticamente alla cellula madre. I biologi evoluzionisti, a proposito della sessualità devono spiegare come è potuto avvenire che si sviluppassero contemporaneamente i vari organi riproduttivi del maschio e della femmina, giacchè con lo sviluppo del solo maschio o della sola femmina, non sarebbe mai potuto avvenire la riproduzione. Questo sviluppo contemporaneo è un vero e proprio enigma per il neodarwinismo.  Ora vediamo come si sviluppano gli organi sessuali umani.


La riproduzione umana richiede che ognuna delle 23 coppie di cromosomi umani si separino gli uni dagli altri e vengano collocati nei gameti maschili chiamati spermatozoi e nei gameti femminili chiamati ovuli. Il  modo naturale in cui avviene l'unione dei gameti maschili e gameti femminili è il rapporto sessuale. Il maschio deposita il seme maschile nella vagina femminile in modo che gli spermatozoi possano viaggiare attraverso la cervice nel corpo dell'utero e uno solo dei tantissimi spermatozoi prodotti si possa unire con l'ovulo femminile. Per produrre questa operazione il maschio è dotato di testicoli che producono lo sperma e un sistema di canali genitali come l'epididimo il dotto deferente, le vescicole seminali e i genitali esterni come lo scroto, pene e prostata, dotati di meccanismi per spostare lo sperma fuori dal corpo. La femmina è dotata di genitali esterni. le labbra, il clitoride; la vagina e un sistema di canali genitali e la parte superiore è composta da: utero e tube di Falloppio (per aiutare lo sperma ad arrivare verso l'uovo che è stato rilasciato dalle sue ovaie). L'incontro tra lo spermatozoo e l'ovulo avviene di solito nella tuba di Falloppio, si ha la penetrazione di uno spermatozoo nell'ovulo e si forma cosi' lo zigote, che è una nuova vita umana. Lo zigote comincia presto a dividersi diventando un embrione che migra nel corpo dell'utero e si impianta nell'endometrio uterino che permette all'embrione di crescere, di svilupparsi e diventare neonato dopo nove mesi. E ora vediamo come si sviluppano sesso maschile e femminile. Dei 23 paia di cromosomi dell'uomo, 22 sono cromosomi somatici, cioè posseggono tutta l'informazione per lo sviluppo del corpo; un paio di cromosomi sono i cromosomi sessuali ed hanno l'informazione per lo sviluppo del sesso. Nella femmina i cromosomi sessuali sono di tipo XX, cioè le due paia di cromosomi omologhi sono molto simili tra loro. Nel maschio invece le due paia di cromosomi sessuali sono di tipo XY, cioè uno dei due cromosomi omologhi, quello y, è differente da quello x, è un pò più piccolo e contiene informazioni differenti. Per le prime settimane di vita l'embrione è asessuato, cioè non esiste differenza tra maschio e femmina perchè non esistono ancora le gonadi maschili e femminili. Le gonadi indifferenziate sono destinate a diventare ovaie ma se l'embrione è destinato a diventare maschio, ben presto si sviluppa una molecola chiamata 'testicolo, fattore determinante, ovvero TDF. L'informazione genetica per il TDF è presente in una regione del cromosoma Y chiamata SRY. Ecco perchè un maschio deve avere un cromosoma Y. Rare volte si può avere una traslocazione dei geni che codificano per la TDF ed essi si spostano nel cromosoma X; si ha allora un maschio XX che a causa della TDF presente nella X forma testicoli invece di ovaie ma che comunque è sterile e incapace di riprodursi. Quindi La TDF è l'interruttore principale che induce l'embrione a diventare maschio anzicchè femmina. Ma per diventare maschio ci vuole molto di più. Quando si formano i testicoli essi producono testosterone, un ormone steroideo derivato dal colesterolo attraverso molti passaggi enzimatici. Ogni embrione umano inizia la vita con due sistemi primordiali genitali, i dotti di Wolf e i dotti di Muller. Se le gonadi non diventano testicoli i dotti di Wolf degenerano e scompaiono e i dotti di Muller si sviluppano nel sistema genitale femminile. Tuttavia se le gonadi diventano testicoli, attraverso il testosterone i dotti di Wolf si sviluppano nel condotto dell'apparato genitale maschile, mentre i dotti di Muller degenerano. Il testosterone, per agire, si unisce ai suoi recettori, ma se i recettori degli androgeni non ci sono o sono difettosi si sviluppa una sindrome chiamata sindrome da insensibilità completa agli androgeni (CAIS). In questa sindrome i testicoli funzionano normalmente, ma, mancando i ricettori degli androgeni i dotti di Wolf non si trasformano correttamente nei canali genitali maschili e non esiste un sistema di canalizzazione genitale maschile. CIò avviene in uno su 20000 nati maschi e queste persone sono noti come femmine XY. Hanno testicoli che possono migrare nell'inguine o nelle grandi labbra: apparentemente appaiono femmine a tutti gli effetti  ma non hanno le mestruazioni all'età appropriata ed allora ci si accorge che non hanno sviluppato gli organi interni femminili ed hanno una vagina a fondo cieco oltre ad non avere gli organi sessuali maschili. Ma come può avvenire questo? Si deve tener presente che i testicoli, oltre a secernere il testosterone, secernono un altro ormone antimulleriano  (AMH), codificato nel cromosoma 19.L'AMH si unisce a specifici recettori AMH  codificati nel cromosoma 12 e induce le cellule di Muller a degenerare e scomparire. Ciò spiega perchè la femmina XY sembra una femmina, ma, avendo i condotti di Muller degenerati non può sviluppare gli organi genitali interni femminili. Anche qui si vede che l'embrione è destinato a diventare femmina, se non ci fossero le sostanze specifiche androgeniche che fanno sviluppare i dotti di Wolf e degenerare i dotti di Muller. Per lo sviluppo poi degli organi genitali esterni maschili avviene un altro meccanismo: nel seno uro-genitale embrionale esistono dei tubercoli, delle escrescenze che producono un enzima chiamato 5-alfa-reduttasi e, questo enzima, codificato nel secondo cromosoma, converte il testosterone in diidrotestosterone (DHT) che è un forte stimolatore del recettore degli androgeni. Quando il DHT si attacca ai recettori degli androgeni li stimola in modo notevole a produrre gli organi maschili esterni: pene, scroto, prostata. Esiste una malattia genetica rara chiamata deficit di 5-alfa-reduttasi, questa malattia comporta dei testicoli normalmente funzionanti e con un  sistema di canali genitali maschili normali, ma non si sviluppano gli organi genitali maschili esterni che appaiano deformati ed estremamente ridotti. queste persone sono incapaci di avere rapporti sessuali e quindi sono sterili. Ancora una volta si vede che l'embrione umano è destinato a diventare femmina, se non ci fossero molecole specifiche che inducono i caratteri maschili. In conclusione ,per diventare maschi è necessario anzitutto il TDF, poi i ricettori del  TDF, poi gli enzimi che trasformano il colesterolo in testosterone, poi i ricettori del testosterone, senza di essi i dotti di Wolf  degenerano. Alla fine si richiede un enzima specifico per trasformare il testosterone in diidrotestosterone per poter formare normalmente gli organi genitali maschili esterni e per concludere serve anche   'l' AMH che si lega ai recettori AMH sui dotti mulleriani facendoli degenerare. Se uno solo di questi fattori è assente o non funziona correttamente il maschio non funziona come maschio e non funzionano nemmeno gli organi genitali femminili. La pena è la sterilità. Quindi, nel DNA, servono le informazioni che abbiano le istruzioni geneticamente codificate, la nostra esperienza fa comprendere che le informazioni richiedono l'esistenza di una Intelligenza, di una mente. L'assenza di uno solo dei fattori descritti metterebbe in bilico l'esistenza della specie umana. La prossima volta vedremo che la capacità di generare non si sviluppa subito alla nascita, ma in un'epoca ben precisa, durante la pubertà. Cosa succede  quando avviene la pubertà?














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18/11/2016 21:39
 
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braccio Come le automobili o tutte le macchine costruite dall'uomo hanno dei trasduttori che segnalano la velocità o il chilometraggio  e  trasformano questi dati in segnali per il guidatore, cosi' il corpo possiede dei trasduttori sensoriali che segnalano quello che succede alla periferia e attraverso i

nervi trasmettono i segnali al sistema nervoso centrale affinchè provveda.

I trasduttori sensoriali sono distinti in tre categorie: chemicettori che rilevano la presenza di sostanze chimiche come l'ossigeno, il glucosio, il calcio; meccanocettori che rispondono al moto e alla pressione; sensori fisici che rilevano soprattutto nell'ipotalamo la temperatura interna del corpo. La pelle  non solo protegge il corpo dagli aggressori esterni, ma fornisce anche informazioni sensoriali: i diversi recettori sensoriali della pelle rilevano tocchi leggeri, pressione, movimento, vibrazione, e

temperatura. Possiede anche dei recettori per il dolore quando si forma una lesione della cute e un danno cellulare. Tutti questi stimoli determinano nei recettori una trasduzione del segnale trasformandolo in onde elettriche di depolarizzazione lungo il nervo liberando il neurotrasmettitore che depolarizza a sua volta un altro neurone e si forma una cascata di eventi trasmettendo il messaggio al cervello, in genere nell'area sensoriale. Oltre alla pelle esistono meccanocettori nelle parti interne del corpo attorno alle articolazioni, ai legamenti e ai tessuti molli profondi. Questi recettori interni forniscono informazioni di tutto quello che accade all'interno del corpo. In particolare i propriocettori agiscono inconsapevolmente e senza di loro la vita sarebbe impossibile. I propriocettori percepiscono il movimento
articolare e degli arti e la lunghezza del muscolo. Se il corpo non sapesse in ogni momento dove sono i suoi arti e i suoi muscoli, come potrebbe controllare il movimento? I due propriocettori principali attorno alle articolazioni e ai muscoli sono i fusi muscolari e gli organi tendinei delGolgi. L'organo del Golgi è collegato contemporaneamente al tendine e al
muscolo, è quindi sensibile al grado di tensione applicata dalla contrazione. Un aumento della tensione induce l'organo del Golgi ad aumentare gli impulsi verso il midollo spinale causando una diminuzione riflessa immediata della contrazione muscolare e della tensione tra tendine e muscolo: quindi una delle più importanti funzioni dell'organo del Golgi è la prevenzione delle rotture muscolari e tendinee in seguito ad eccessiva contrazione muscolare. Si ha cioè un rilassamento automatico muscolare. Invece una diminuzione della tensione muscolare e tendinea provoca una diminuzione degli impulsi nervosi che partono dall'organo del Golgi e
ciò provoca un messaggio riflesso midollare che induce un aumento della contrazione muscolare. Quindi l'importante funzione dell'organo del Golgi è quella di mantenere il corpo in una determinata posizione durante lo svolgimento di una qualche attività. Senza gli organi tendinei del Golgi la nostra capacità di muoverci sarebbe impossibile perchè i movimenti sarebbero gravemente impacciati ed incontrollabili.    
                   

 I fusi muscolari sono organi sensori, praticamente fusi muscolari modificati, posti parallelamente tra i fusi muscolari e le fibre muscolari scheletriche permettendo loro di confrontare le loro rispettive lunghezze. Poichè un muscolo scheletrico è fissato normalmente a due ossa differenti attraverso un giunto, la sua lunghezza determina esattamente
l'angolo del giunto e la sua posizione. Per esempio quando il gomito è completamente esteso il muscolo bicipite ha una lunghezza massima e il tricipite ha una lunghezza minima; viceversa quando il gomito è flesso completamente il bicipite ha una lunghezza minima e il tricipite ha una lunghezza massima. Quando l'angolo del gomito è intermedio sugli 80 gradi la lunghezza dei due muscoli bicipite e tricipite sono uguali. La funzione dei fusi muscolari è quella di fornire al sistema nervoso centrale le informazioni sulla lunghezza di ciascun muscolo scheletrico e sulla posizione e l'angolo del giunto. Se le fibre muscolari scheletriche sono più lunghe dei fusi muscolari partono impulsi nervosi al midollo che determinano una reazione motoria di 
aumento di contrazione del muscolo in questione. Se invece le fibre muscolarisono più corte dei fusi muscolari, partono impulsi che determinano il midollo a mandare meno impulsi per la contrazione muscolare. Quindi anche i fusi muscolari aiutano il corpo a mantenere la sua postura e la sua posizione nello spazio durante l'esecuzione di movimenti volontari. In una situazione statica, quando si prende un carico l'angolo del gomito deve essere in genere sui 90 gradi. Se il bicipite si affatica si rilascerà, cioè si allungherà, i fusi muscolari avviseranno il midollo che devono partire impulsi per fare contrarre il bicipite e rilasciare il tricipite, altrimenti esiste il pericolo per cui il carico possa cadere, perchè non può venire più retto, cioè si dovrà mantenere il gomito a 90 gradi con l'azione combinata del bicipite e del tricipite. L'esperienza clinica con i diabetici e con le lesioni dei nervi sensoriali che partono dai fusi muscolari dimostra che senza questi dispositivi i nostri antenati non avrebbero potuto sopravvivere. I biologi evoluzionisti devono spiegare come questi dispositivi, fusi muscolari e apparato del Golgi  siano venuti in essere; non certo per piccoli cambiamenti perchè dovevano essere funzionanti in modo completo da subito, pena la invalidità e morte.


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07/12/2016 11:15
 
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EquilibrioAnche per  il senso dell'equilibrio che noi possediamo  esistono dei trasduttori sensoriali che sono sensibili alla nostra posizione nello spazio e ai movimenti che noi subiamo continuamente nella nostra attività quotidiana.


Il buon senso insegna che senza questo senso speciale i nostri primi antenati non avrebbero potuto sopravvivere. I biologi evoluzionisti sostengono che le somiglianze dei sistemi vestibolari nei vari animali è la prova della validità della teoria darwiniana attraverso il caso e la selezione naturale. Ma come per lo sviluppo delle varie invenzioni e tecnologie l'esperienza umana sostiene che il disegno intelligente è la spiegazione molto più appropriata; il darwinismo semplifica eccessivamente  la necessità della presenza di tutte le parti dell'apparato vestibolare per la sopravvivenza umana e non tiene conto nemmeno della capacità del cervello di trasformare quello che riceve per provare la sensazione di equilibrio. In realtà questa sensazione è un mistero che nessuno comprende, nemmeno i biologi evoluzionisti, come è un mistero la sensazione visiva e la sensazione uditiva che vengono anch'esse create nel cervello: a livello cerebrale arrivano solo e sempre potenziali d'azione che sono sempre uguali, come fa il cervello a trasformarli in sensazioni visive, uditive e di equilibrio? E' qui racchiuso il mistero del cervello. Per cui anche la sensazione di equilibrio è ancora un mistero non spiegato. L'orecchio interno, oltre la coclea per l'udito possiede anche l'apparato vestibolare. Si tratta dei tre canali semicircolari, l'utricolo e
il sacculo. Insieme danno informazioni sensoriali al cervello per aiutare il corpo per mantenere la sua posizione rispetto alla gravità e per controllare il movimento degli occhi rispetto ai movimenti della testa. I tre canali semicircolari pieni di liquido sono orientati ad angolo retto fra loro. Il canale laterale è orientato circa 30 gradi sopra il piano orizzontale. Gli altri due lati, il canale superiori e posteriori , sono orientati verticalmente ad angolo retto tra loro. In questo
modo sono impostati per fornire al cervello informazioni tridimensionali sulla accelerazione angolare causata dal movimento della testa. Il canale laterale è più sensibile alla rotazione della testa da destra a sinistra o da sinistra a destra, mentre i canali orientati verticalmente sono più sensibili ai movimenti della testa in su e giù  e alla flessione della testa a destra o a sinistra. Il fluido situato dentro i canali semicircolari stimola le cellule capellute che sono recettori sensoriali. I messaggi inviati dai canali semicircolari viaggiano lungo il nervo vestibolare e giungono al cervello vicino ai centri cocleari dove vengono analizzati ed elaborati per mantenere in equilibrio il corpo. Le informazioni che vengono dal movimento della testa angolare hanno anche un'altra importante funzione che è quella di stabilizzare l'immagine retinica. Quando infatti si è in movimento, a meno che non ci si concentri su una sola cosa. tutto si muove attraverso il campo visivo alla stessa velocità. Se non si hanno movimenti oculari controllati quando la testa si muove in ogni direzione, tutte le immagini sarebbero sfocate. I nostri antenati, se non avessero avuto questo senso avrebbero visto tutte le immagini sfocate, e non avrebbero potuto cacciare rischiando fortemente di essere un pasto per qualche animale. Come ottiene il corpo questo controllo? Colriflesso vestibolo-oculare se si guarda allo specchio mentre si ruota la
testa da un lato all'altro su e giù e in qualsiasi direzione, i nostri occhi si muovono in direzione opposta della testa, in modo da potere mantenere a fuoco le immagini. Questo riflesso è usato spesso dai medici, assieme al riflesso della luce e pupillare, per controllare l'integrità del tronco
encefalico. E' questo riflesso che ci consente di muovere gli occhi in direzione opposta per mantenere l'immagine retinica in modo che possiamo concentrarci sulle cose ed evitare di vedere tutto sfocato. L'utricolo e il sacculo possiedono anche loro del liquido, ma inoltre possiedono dei minuscoli cristalli   di calcio che si sovrappongono alle cellule ciliate , causando l'eccitazione e la depolarizzazione. L'utricolo e il sacculo forniscono informazioni su accelerazione lineare e gravità. I neuroni sensoriali dell'utricolo forniscono informazione sui movimenti laterali del corpo, mentre i neuroni del sacculo forniscono informazioni sui movimenti verticali del corpo su e giù, come in un ascensore, e la posizione della testa rispetto alla gravità. Però è nelle varie parti del cervello che queste informazioni vengono elaborate ed integrate in modo da assicurare sempre l'equilibrio del corpo  e con esso la sopravvivenza in natura. I biologi evoluzionisti pensano sempre che sia tutto facile, ma non pensano come realmente funziona l'apparato vestibolare e il cervello deputato all'equilibrio. Ci troviamo di fronte a una enorme complessità e
tutte le strutture devono essere presenti contemporaneamente   e inoltre il cervello deve sapere cosa fare in tutte le circostanze che influenzano l'equilibrio.


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25/01/2017 23:12
 
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Le sensazioni come  la vista, l'udito, le vibrazioni, il movimento, il caldo, il freddo e il dolore vengono rilevati da recettori  sensoriali che informano di quello che sta succedendo di fuori e dentro il corpo il midollo spinale e il cervello che a loro volta mandano istruzioni ai muscoli per dire loro quello che devono fare. Come il cervello trasformi gli stimoli fisici in sensazioni come la vista, l'udito, il caldo, il freddo e il dolore sono ancora un mistero che trascende il semplice meccanismo fisico: infatti i trasduttori periferici trasformano gli stimoli fisici in potenziali elettrici d'azione che sono sempre uguali per tutti gli stimoli fisici; è il cervello che trasforma questi potenziali d'azione nelle sensazioni come la vista, l'udito, il dolore ecc. e ciò è ancora un fenomeno misterioso che trascende il fisico.


Per mantenere la sua posizione il corpo, per evitare lesioni gravi, deve agire rapidamente e i movimenti riflessi devono essere fatti in modo involontario. Vediamo come funzionano alcuni di questi riflessi involontari in modo da evitare danni d'organo e mantenere la posizione del corpo in modo che esso possa fare bene tutte le attività normali.


Un riflesso è una risposta motoria involontaria pre-progammata ad uno stimolo senza che il cervello cosciente intervenga. Per esempio: illuminando con la luce la pupilla dell'occhio subito, in una frazioni di secondi, la pupilla si restringe, senza questo riflesso i nostri occhi subirebbero gravi danni da una luce troppo intensa e questo riflesso deve essere automatico, involontario e rapido, senza che il cervello abbia il tempo di pensare, elaborare una risposta riflessiva che sarebbe troppo lunga. Il riflesso più semplice è il cosiddetto riflesso di stiramento, il riflesso rotuleo. Toccando il tendine di un ginocchio piegato si scatena un riflesso nervoso che va al midollo spinale e stimola il nervo motorio che provoca la contrazione del muscolo qudricipite della coscia che distende la gamba sulla coscia. E questo riflesso esiste per un motivo molto semplice: una lunga permanenza in stazione eretta affatica il qudricipite della coscia ed allora scatta il riflesso rotuleo che fa contrarre maggiormente il quadricipite in modo che venga mantenuta a lungo la posizione eretta. Questo riflesso è presente in tutti i muscoli in modo che venga mantenuta a lungo una stessa posizione. Però, la posizione di stiramento per poter mantenere a lungo la stessa posizione del corpo, non sarebbe possibile se non avvenisse un analogo riflesso di distensione e rilassamento del muscolo antagonista, in modo di non avere una concorrenza di contrazioni che potrebbero ostacolare quello che si dovrebbe ottenere, cioè il mantenimento della posizione. Cosi' il quadricipite si contrae e nello stesso tempo si rilascia il bicipite femorale e la coordinazione muscolare sarebbe possibile. Se si fa un passo contro qualcosa di caldo o tagliente, si ha subito un riflesso di ritiro del piede dal suolo caldo o tagliente, ma quando si solleva la gamba da terra si è a rischio di caduta e subito dopo si attiva il riflesso estensore dell'altra gamba che mantiene la gamba in posizione in modo da evitare il rischio di caduta. Calcolando la velocità della forza di gravità 10 m./secondo>2,il sistema nervoso è grado di reagire per evitare una caduta, meno di mezzo secondo. La velocità di impulso di un nervo è tanto più veloce quanto più spesso è il nervo ed anche perchè è circondato da mielina, una sostanza grassa che isola il nervo e rende l'impulso che viaggia più veloce. Nei nervi mielinici la velocità di impulso è di 100 metri \sec. Dal momento che ci vuole un metro per andare dal piede alla parte inferiore del midollo spinale ci vorrebbero 0,02 secondi per andare dall'inizio del nervo sensitivo al midollo ed altri 0,02 secondi dal midollo sino al piede col riflesso motorio. In tutto quindi per attuarsi il riflesso completo ci vogliono 0,45 secondi. Al contrario nei nervi amielinici la velocità di impulso è inferiore, è di un metro al secondo. Questa velocità non sarebbe stata sufficiente per evitare di cadere; per questo quando si è feriti ci si può muoversi e sportarsi molto rapidamente per evitare danni ulteriori. La sensazione di dolore viene invece dopo, perchè attraversa i nervi amielinici. In conclusione il sistema dei riflessi che adotta il corpo per non cadere è irriducibilmente complesso, a causa delle diverse cellule nervose di cui ha bisogno per funzionare. Senza questi sistemi sarebbe stata impossibile la sopravvivenza ai nostri antenati, riuscendo a mantenere la loro posizione. I biologi evoluzionisti devono tener conto non solo come la vita appare, ma anche come funziona per poter sopravvivere. 




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25/01/2017 23:14
 
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Il cervello è un organo notevole e versatile; ci rende consapevoli del nostro ambiente, regola il respiro, il sistema cardiovascolare, ci permette di ingoiare, controlla la nostri movimenti, l'omeostasi interna del corpo, la fame e la sete, l'equilibrio dei fluidi e la temperatura interna.


Il cervello possiede aree interconnesse per la paura, la rabbia, le emozioni, il piacere e il dolore; controlla la memoria, il calcolo, il linguaggio e il pensiero. Queste funzioni sono realizzate da miliardi di cellule nervose interconnesse attraverso mezzi chimici. Ma sappiamo ben poco di come sia possibile: per esempio come la corteccia visiva ci faccia vedere, la corteccia temporale ci faccia udire, dal momento che al cervello affluiscono i medesimi potenziali d'azione per ogni funzione. Ad esempio per la corteccia visiva non affluiscono nel cervello i fotoni ma i potenziali d'azione: come allora il cervello crea le immagini nell'area occipitale o i suoni nell'area temporale e cosi' via per tutte le altre sensazioni? E' un mistero scientifico, filosofico ed anche metafisico. Il cervello è la condizione necessaria perchè noi vediamo ed udiamo, ma non è sufficiente: c'è qualcos'altro di immateriale che a noi sfugge. Poi, noi, utilizziamo il nostro cervello per capire come funziona il cervello e questo è un altro enigma, perchè, come diceva Marcel Gabriel, l'interrogante diventa l'oggetto della questione. L'esperienza clinica insegna che i nostri primi antenati per sopravvivere dovevano essere in grado di eseguire movimenti ben coordinati, di vedere, di udire ecc. Per esempio bisogna capire come funzionano i muscoli, come si muovono lentamente le palpebre, gli occhi, la bocca, la mascella, il collo le articolazioni delle estremità superiori ed inferiori in ogni possibile direzione, oppure muovere  tutte queste articolazioni non lentamente, ma velocemente con grande controllo. Le dita si muovono più velocemente e con più controllo e cosi' gli occhi, mentre le dita dei piedi si muovono molto meno. I gomiti più delle ginocchia, i polsi più delle caviglie, le spalle e il collo più della parte superiore ed inferiore della schiena. E questo perchè? ogni muscolo scheletrico è costituito da numerose fibre muscolari: le fibre muscolari, stimolate da un motoneurone si contraggono. Le fibre muscolari controllate da un singolo motoneurone  sono chiamate gruppo motore. Gruppi motori diversi contengono un diverso numero di fibre muscolari a seconda della funzione che esse hanno. Per i movimenti grossolani ci sono centinaia o migliaia di diverse fibre muscolari per gruppo motore; per i movimenti più fini come quelli della mano o degli occhi ci sono poche fibre muscolari per gruppo motore, cioè i motoneuroni che controllano i movimenti fini e rapidi sono più numerosi. Come esempio ecco le dita della mano: hanno un motoneurone per poche decine di fibre muscolari. Questo aiuta a eseguire movimenti complessi. Inoltre succede che quando un muscolo, per esempio il retto laterale dell'occhio, si contrae si deve rilassare il retto mediale, altrimenti il movimento diventa difficoltoso, se si contrae il muscolo agonista si deve rilasciare il muscolo opposto antagonista, e cosi' funzionano tutti i muscoli del corpo. Le aree del cervello che comandano tutti questi movimenti coordinati sono: la corteccia motoria, i gangli basali e il cervelletto. La corteccia motoria di un lato controlla i muscoli del lato opposto e dice loro cosa devono fare. Inoltre la corteccia motoria invia impulsi nervosi ai gangli basali e al cervelletto per informarli di quello che accade. La corteccia motoria non prende decisione in un vuoto; prende decisioni da un input sensoriale di altre parti del cervello, dei gangli basali e dal cervelletto, Esiste un feedback continuo da tutte le parti del cervello, per avere e realizzare la forza necessaria e sufficiente per realizzare tutte le funzioni motorie.   I gangli basali del cervello, essendo in profondità nella massa cerebrale sono poco conosciuti nella loro funzione; tuttavia sembra che la loro funzione principale sia la coordinazione tra gli impulsi sensoriali e, in risposta ad essi, gli impulsi motori, in modo che essi siano coordinati, e siano nè troppo forti nè troppo deboli; una malattia che è determinata da una lesione o distruzione di un ganglio basale è il morbo di Parkinson che si caratterizza per l'incertezza dei movimenti, difficoltà a farli, tremori involontari diffusi ed un aumento della debolezza muscolare nel corso del tempo. Il cervelletto si trova sotto i lobi occipitali e riceve informazione dai fusi muscolari, dagli organi tendinei, dai recettori della pelle e delle articolazioni. Il cervelletto è quindi a conoscenza continua dell'attività degli organi sopraddetti. Il cervelletto riceve anche dati sensoriali dagli organi vestibolari  e dalle regioni vestibolari del tronco cerebrale e quindi è coinvolto anche nell'equilibrio. Il cervelletto è quindi in grado di controllare la regolazione muscolare momento per momento per consentire azioni coordinate e mantenere l'equilibrio, la postura e la posizione. I disturbi del cervelletto provocano tremito, andatura da ubriaco, disturbi dell'articolazione della parola. Chiaramente, per i nostri antenati tutti questi sistemi dovevano essere sin dall'inizio in piena efficienza, in caso contrario avrebbero avuto gravi difficoltà a muoversi, a manipolare gli oggetti, a cacciare, a difendersi dai predatori; tutti i sistemi sopra descritti sono irriducibilmente complessi ed implicano chiaramente l'esistenza di una intelligenza che li ha progettati




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29/04/2017 19:31
 
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Più volte ho detto che una caratteristica essenziale della vita è il controllo di tutte le funzioni vitali  che devono essere contenute in parametri molto stretti, pena la sofferenza e la morte della cellula. L'organo che più di tutti controlla questi parametri vitali è il rene. L'unità funzionale del rene si chiama nefrone. Ogni rene possiede un milione di nefroni. Ogni nefrone è formato dal glomerulo e dai tubuli urinari, dove viene formata l'urina.


Il glomerulo è un sistema di capillari specializzati per la filtrazione dell'acqua e dei suoi soluti che vengono poi immessi nei tubuli sotto forma di preurina. Ogni ora dai reni vengono filtrati 7,5 litri di acqua con i suoi soluti. Sono cinque le sostanze necessarie alla sopravvivenza che il rene controlla.                            


ACQUA.  L'acqua è la sostanza chimica più importante per la vita. Il nostro corpo è composto per il 60 % di acqua. La perdita di 10 litri di acqua provoca la morte dell'organismo. Se i 7,5 litri filtrati in un'ora dai reni andassero tutti via attraverso l'urina si avrebbe la morte in 90 minuti. Ma il rene è dotato di meccanismi che evitano tutto ciò. L'acqua nel corpo è presente per i 2/3 all'interno delle cellule e per 1/3 fuori dalle cellule nel liquido interstiziale e nel circolo ematico. Quando le cellule sono piene di acqua diventano più grosse, quando sono povere di acqua diventano più piccole. Nell'ipotalamo, una regione localizzata nel cervello vicino all'ipofisi, esistono dei sensori che percepiscono il volume delle cellule; se sono poco voluminose e quindi scarse di acqua i sensori avvertono l'ipotalamo che deve secernere un ormone chiamato ADH, ormone antidiuretico, che entra in circolo, arriva ai reni dove si unisce ad un recettore specifico e comanda ai tubuli urinari trattenete più acqua nel sangue e quindi anche dentro la cellula. Se invece la cellula è più grossa perchè piena di acqua il sensore ordina all'ipotalamo di secernere meno ADH e più acqua viene eliminata colle urine. E' cosi' che il corpo prende il controllo del suo contenuto in acqua.                                                 


SODIO. Il sodio è di vitale importanza per la vita e si scioglie nell'acqua come ione sodio Na +


Il fluido all'esterno delle cellule contiene il 90 % del sodio totale ed è 10 volte più concentrato rispetto al fluido all'interno delle cellule. Poichè l'acqua segue necessariamente gli ioni sodio ovunque si trovino  esso è responsabile anche del volume del sangue. Se il corpo perde 1/4 della quantità di sodio totale, muore. I glomeruli eliminano 7.5 litri di acqua ogni ora che contiene anche la metà del sodio totale del corpo. Se venisse eliminato tutto questo sodio il corpo morirebbe in mezz'ora. Poichè il volume del sangue dipende, in ultima analisi, dalla quantità di sodio presente, esistono dei sensori chiamati meccanocettori che rilevano all'interno dei reni la pressione del volume di sangue sulla parete dei vasi capillari renali; sensori uguali sono presenti nella parete degli atri cardiaci. Più le pareti si estendono meno si verifica la secrezione di un ormone chiamato renina che trasforma l'angiotensinogeno in angoitensina II; al contrario meno pressione esiste più renina viene secreta e più angiotensina si forma. L'angiotensina poi si lega a dei recettori specifici nelle ghiandole surrenali e le inducono a secernere un ormone, l'aldosterone che, arrivato presso i tubuli renali comanda loro: fate entrare più sodio nel circolo sanguigno. Presso le pareti atriali accade il contrario, l'aumento della pressione ematica, indice di una aumentata quantità di sodio  induce gli atri a secernere un altro ormone chiamato peptide natriuretico atriale (ANP) il quale, giunto presso i tubuli urinari  si unisce a dei recettori specifici e induce i tubuli urinari a rilasciare più sodio con le urine. Avviene quindi esattamente l'inverso rispetto alla secrezione della renina. La renina viene secreta di più quando la pressione ematica è debole. L’ANP viene invece secreto di più quando  la pressione vascolare sulle pareti è forte. In questo modo il rene controlla la quantità di sodio nel corpo ed è un modo molto intelligente.                                                                                                                                                                                                                                                POTASSIO.  Il potassio è anche di vitale importanza per la vita e si scioglie nel corpo come potassio ione :k+. Il fluido all'interno delle cellule contiene il 90% del potassio totale del corpo ed è concentrato 30 volte in più che all'esterno delle cellule e nel circolo ematico. Il livello basso di potassio all'esterno delle cellule deve essere mantenuto basso entro un limite molto ristretto per assicurarsi che la carica elettrica all'esterno della cellula rispetto a quella all'interno della cellula permetta una funzione corretta cardiaca, la funzione dei nervi e la funzione dei muscoli. La quantità di potassio nel sangue è molto più bassa di quella del sodio e se venisse eliminato tutto il potassio contenuto in 7,5 litri di acqua in ogni ora, il corpo morirebbe in un giorno. Il corpo possiede sensori specializzati all'interno delle ghiandole surrenali che rilevano il rapporto potassio-sodio. Se il rapporto aumenta, per un aumento della concentrazione di ioni potassio o una diminuzione di ioni sodio, le cellule surrenali inviano più aldosterone; se il rapporto scende, nel senso di una diminuzione di concentrazione di ioni potassio o un aumento della concentrazione di ioni sodio ,le cellule surrenali inviano meno aldosterone. L'aldosterone viaggia nel sangue e si attacca a specifici recettori posti nei tubuli urinari e dice loro di rilasciare più ioni potassio nelle urine e di portare più ioni sodio nel sangue. Se invece il rapporto potassio-sodio è basso viene rilasciato meno aldosterone ed allora più potassio entra nel sangue e più sodio esce colle urine. E cosi' il corpo riesce a prendere il controllo del potassio nel corpo attraverso i reni.                                                                                                                                                                                                                     CALCIO.Abbiamo già detto altre volte che il calcio è importante per la vita. Il 99% del calcio è presente nelle ossa. L'1% circola come calcio ione nei fluidi e la sua concentrazione nel sangue è diecimila volte in più che dentro la cellula; il calcio ione fa funzionare il cuore, i muscoli, le ghiandole, la coagulazione. Il contenuto totale di calcio nel corpo è di 1000 mg.  e se il rene perdesse del tutto i 7,5 litri di acqua all'ora, il corpo perderebbe tutto il calcio del corpo in circa due mesi. Le cellule delle paratiroidei mcontengono sensori che sono in grado di rilevare la quantità di calcio ione nel sangue: se cala la calcemia le paratiroidi rilasciano un ormone, il PTH, che viaggia nel sangue e dice alle ossa di rilasciare più calcio nel sangue e pure ai tubuli renali di attivare la vit.D in modo che il tratto gastroenterico assorba più calcio; inoltre si lega a specifici ricettori posti nei tubuli urinari dicendo loro di trattenere più calcio nel sangue .                                                                                                                                                               AZOTO. L'azoto deriva principalmente dalla degradazione degli aminoacidi che compongono le proteine; il catabolismo proteico produce una sostanza tossica, l'ammoniaca che viene trasformata dal fegato in urea, meno tossica che viene rilasciata dal corpo attraverso i reni. La quantità di liquido filtrata dai reni è chiamata velocità di filtrazione glomerulare(GFR) ed è normalmente di circa 125 ml./minuto(7,5 litri all'ora). La capacità del corpo di mantenere sotto controllo l'urea nel sangue  è dovuta al GFR: in caso di malattie come l'ipertensione arteriosa o il diabete, il rene funziona male e il GFR si abbassa notevolmente. Un GFR sotto i 10 ml./minuto provoca gravi disturbi come grave debolezza, nausea, confusione mentale. Inoltre vi è spesso ritenzione di sodio ed acqua e si accumula liquido nei polmoni con grave mancanza di respiro; inoltre si verificano alti livelli di potassio con pericolo di arresto cardiocircolatorio. In questa fase la persona deve essere sottoposta a dialisi che pulisce il sangue dall'urea, anch'essa tossica, dall'aumento del sodio e del potassio. In conclusione il rene è essenziale per la vita umana il corpo possiede una conoscenza esatta di quello che si deve fare per sopravvivere. Compare quindi, dopo  questa descrizione sommaria delle funzioni principali del rene la parola “intelligenza”. L'intelligenza è una parola che deriva dal latino e significa scegliere tra, cioè scegliere uno tra tutti i risultati possibili: una persona che studia come funziona il rene deve per forza concludere che esiste un agente intelligente che induce il rene a controllare tutti i parametri descritti in questo articolo; si spera che tutti ,un giorno non lontano, si persuaderanno a comprendere che la teoria darwinista è del tutto inadeguata a spiegare l'enorme complessità della vita




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29/04/2017 19:38
 
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                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Noi tutti abbiamo, nel nostro patrimonio genetico  23 cromosomi di origine materna e 23 cromosomi di origine paterna; i cromosomi di origine materna e paterna sono appaiati e si chiamano cromosomi omologhi perchè contengono geni omologhi, e sono appaiati alternati uno di origine materna e uno di origine materna. Il cromosoma n.21 contiene normalmente due cromosomi omologhi, sia nello spermatozoo che nell'ovulo femminile, durante il processo di maturazione, avviene la cosiddetta meiosi, cioè la disgiunzione dei cromosomi omologhi e lo spermatozoo e l'ovulo maturo contiene un solo cromosoma omologo o di origine materna o di origine paterna.


Al momento della fecondazione i 23 cromosomi dello spermatozoo si uniscono ai 23 cromosomi omologhi dell'uovo femminile ripristinando il normale corredo genetico di 46 cromosomi. In certi casi però, a livello dei cromosomi 21, quasi sempre nell'ovulo femminile non avviene la disgiunzione dei due cromosomi omologhi e di conseguenza l'ovulo avrà, a livello 21 due cromosomi omologhi: se l'ovulo si unisce ad uno spermatozoo normale, a livello del cromosoma 21 si avranno tre copie omologhe, anzi che 2; questo fatto non è senza conseguenze perchè determina una malattia genetica abbastanza frequente, anzi la più frequente di tutte chiamata trisomia 21 o sindrome di Down(SD), comunemente indicata come mongolismo.


La causa non è strettamente ereditaria , e si è scoperto soltanto che la malattia è legata all'età della donna: più anziana è la donna, più frequente è la malattia. Non sto a descrivere dettagliatamente le caratteristiche della malattia che è molto nota; dirò solo che si caratterizza per un ritardo mentale di media gravità, con indice intellettuale di 50, contrariamente agli individui normali che hanno un I:Q  di 100. inoltre ci sono alterazioni del viso, degli arti, dei piedi e una tendenza più frequente a malattie infettive e alle leucemie.


Un tempo la vita media di questi malati era di 40 anni, oggi ,con i progressi della medicina la vita media si è allungata e ci sono anche molti progressi mentali che si possono ottenere. Ma perchè un cromosoma omologo in più provoca la malattia? Ci sono ancora molti punti oscuri, ma si pensa oggi che il cromosoma omologo soprannumerario provoca una superespressione di alcuni geni presenti nel cromosoma 21.Il cromosoma 21 possiede circa 400 geni: tra questi geni esiste quello  che produce la proteina che secerne il peptide cerebrale beta amiloide; una produzione in eccesso di questa sostanza probabilmente provoca il deficit mentale di questa malattia, soprattutto perchè sono colpiti i centri cerebrali della memoria e dell'apprendimento. Inoltre è sovraespresso l'enzima desossido permutasi che produce H2O2: questo fatto provoca un aumento dell'ossidazione metabolica con danni ai tessuti e anche al DNA che muta più facilmente producendo i tumori infantili di tipo leucemico. Come si può vedere per la funzione ottimale della vita non basta avere i giusti geni colle giuste sequenze, ma essi devono essere nella giusta quantità, altrimenti si avrà la malattia o la morte. Questo dimostra in modo notevole come la vita sia finemente progettata e altamente sofisticata.




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29/04/2017 19:41
 
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GLOBULII globuli rossi  sono i trasportatori dell'ossigeno e per far questo contengono una molecola proteica chiamata emoglobina; l'emoglobina è formata da 4 gruppi eme che sono formati da una sostanza chimica chiamata protoporfirina che lega fortemente il ferro; quindi 4 atomi di ferro sono legati ai 4 gruppi eme che sono contenuti  una molecola proteica chiaai 143 aminoacidi e due subunità beta, anch'esse identiche formate da 146 aminoacidi;


queste 4 subunità si piegano in un modo specifico e racchiudono nel loro interno idrofobico la protoporfirina contenente i 4 atomi di ferro che si legano con grande affinità all'ossigeno. Esiste una malattia genetica, l'anemia falciforme, in cui esiste una mutazione puntiforme del gene dell'emoglobina per cui in un punto del gene dell'emoglobina una guanina viene sostituita da una timina :in questo caso cambia il codice e nella proteina corrispondente un acido glutammico viene sostituito coll'aminoacido valina che è idrofobo, l'aminoacido valina tende ad aggregarsi con altre molecole di emoglobina e a precipitare in ambiente acquoso. Questa precipitazione provoca fini filamenti nel globulo rosso che, in condizioni particolari e, precisamente nei capillari, si deforma prendendo una forma falciforme. Inoltre questa anomalia genetica provoca una diminuzione del periodo di vita dei globuli rossi falciformi che da 160 giorni scende a 20 giorni, provocando cosi' un'anemia. L'anemia falciforme è una malattia genetica di tipo recessivo, cioè si ammalano solo i portatori della mutazione di tutti e due i geni omologhi. I portatori di anemia falciforme hanno un vantaggio rispetto ai soggetti normali: sono resistenti alla malaria.


E questo perchè?


Il protozoo plasmodium falciparum, per poter sopravvivere ha bisogno di albergare a lungo all'interno del globulo rosso, ma nell'anemia falciforme la vita del singolo globulo rosso è molto breve, come abbiamo già detto e di conseguenza il plasmodium della malaria muore prima di aver completato il suo ciclo. Come si può vedere basta quindi una sola mutazione puntiforme per provocare una malattia grave che porta a morte, sia per l'anemia, sia per la cattiva circolazione capillare in tutti gli organi che i globuli rossi a falce provocano. Questo dimostra ancora una volta l'estrema precisione delle strutture con le quali è costruita la vita.




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29/04/2017 19:43
 
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Il corpo umano contiene ben duecento tipi cellulari diversi, questi tipi cellulari si formano durante il processo di sviluppo dell'embrione e servono tutti ai fini della sopravvivenza dell'individuo. All'inizio dello sviluppo embrionale tutte le cellule sono uguali, ma ben presto cominciano a differenziarsi e già allo stadio di blastocisti l'embrione è già diviso in vari tipi di cellule e tessuti.


Le cellule pluripotenti si chiamano cellule staminali e queste cellule sono capaci di differenziarsi in vari tipi di cellule. Recentemente  è stata scoperta una proteina, la ELL3 che permette alle cellule staminali di passare dallo stato totipotente allo stato differenziato. La proteina ha la funzione di consentire l'avvio dei geni coinvolti nella differenziazione in tempi rapidi, tenendo in "stato di allerta" la RNA polimerasi che provvede alla traduzione delle istruzione pianificate nel DNA; cosi', appena arriva il segnale la rna polimerasi è pronta alla traduzione differenziale dei geni per la formazione di una cellula differenziata è necessaria l'attivazione di centinaia di geni e quindi si comprende bene il lavoro complesso che deve fare sia la proteina suddetta, sia la RNA polimerasi. La ELL3 si pone sul sito di attacco della  RNA polimerasi  che resta in uno stato di pausa, ma a “motori accesi”, pronta ad entrare in azione appena le arriva il segnale giusto. la funzione di ELL3 potrebbe essere quella di attivatore principale dei geni che devono essere attivati durante lo sviluppo. Questa proteina è altamente espressa nei testicoli e ciò indica che è espressa principalmente negli spermatozoi, gli spermatozoi quindi non hanno solo la funzione di trasmettere il patrimonio paterno alla prole, ma anche un ruolo diverso, cioè quello di attivare i geni per la differenziazione cellulare. E' stato scoperto inoltre che la proteina in questione si colloca in corrispondenza di oltre 5000 siti in varie zone del DNA, molti dei quali controllano la maturazione di cellule staminali in cellule del midollo spinale, renali ed ematiche. E' molto probabile che alterazione di questa proteina o la sua assenza possa provocare alterazioni gravi della maturazione delle cellule fino ad andare incontro a tumori soprattutto  quelli emopoietici come leleucemie.sia questo propositosi stanno compiendo ricerche specifiche. Comunque il ruolo della proteina ELL3 è fondamentale nel processo della differenziazione cellulare, se non ci fosse stata questa proteina all'origine degli organismi pluricellulari le cellule avrebbero avuto enormi difficoltà ad attivare i geni che determinano la varietà cellulare, questo è un altro esempio di progettazione della vita. Nei prossimi articoli  vedremo gli altri fattori che determinano la grande varietà delle cellule del corpo.




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29/05/2017 22:16
 
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La contrazione muscolare è uno splendido esempio di struttura irriducibilmente complessa; consideriamo, per esempio, il muscolo scheletrico adibito alla contrazione volontaria. Ogni muscolo scheletrico è formato nella sua unità fondamentale da miriadi di miofibrille.


Ciascuna miofibrilla è formata da migliaia di unità contrattili dette sarcomeri delimitate alle due estremità da strie scure dette strie Z: i sarcomeri sono costituiti a loro volta da filamenti spessi di molecole di miosina e filamenti sottili di molecole di actina, ambedue molecole proteiche specifiche. La contrazione avviene quando le molecole di actina scorrono lungo le molecole di miosina accorciando il sarcomero. Questo movimento è determinato dalle molecole di miosina che dispongono di tante strutture a forma di gancio con una testa che si lega ad un sito specifico della molecola di actina per mezzo di un movimento ad arco di 45 gradi. Il movimento può avvenire grazie all'intervento energetico dell'ATP e agli ioni calcio. L'ATP si lega ad un sito specifico nella testa della miosina: ogni molecola di miosina possiede ben 350 teste! La miosina all'inizio si trova in una configurazione a bassa energia, quando avviene la contrazione la miosina scinde l'ATP in ADP ed acido fosforico e dal legame scisso si libera energia che fa muovere la testa della miosina. Gli ioni calcio, si legano alla molecola di un'altra proteina chiamata troponina, proteina regolatrice che  si attiva e determina lo spostamento di un'altra proteina, la tropomiosina che è legata inizialmente al sito della miosina che si deve legare all'actina. La tropomiosina si stacca dal sito della miosina e la miosina è libera di attaccarsi al sito specifico dell'actina con un legame attivo ad alta energia. La miosina "tira" l'actina spostandola verso il centro del sarcomero accorciandolo e determinando cosi' la contrazione. Finchè un'altra molecola di ATP non si lega alla miosina, la miosina rimane attaccata all'actina in contrazione permanente. Il cosiddetto rigor mortis: questo fenomeno avviene nel cadavere, in condizioni vitali un altro ATP interviene determinando un altro ciclo di contrazione muscolare. I  filamenti sottili di actina scorrono sui filamenti spessi di miosina fino a sovrapporsi, ma non esiste un accorciamento nè dei filamenti di actina nè dei filamenti di miosina, sono i due filamenti che scorrono l'uno sull'altro avvicinando tra loro le linee Z. Affinchè ci sia una contrazione volontaria ci deve essere uno stimolo proveniente dal sistema nervoso centrale che arriva alle fibre muscolari attraverso i motoneuroni. In vicinanza dei muscolo esistono particolari sinapsi dette giunzioni neuromuscolari. Il potenziale elettrico d'azione che scorre lungo i motoneuroni arriva presso i terminali presinaptici delle giunzioni neuromuscolari e libera un neurotrasmettitore, l'acetilcolina, che si propaga nello spazio intersinaptico e arriva alla membrana plasmatica del sarcolemma; si unisce ad un suo recettore specifico creando un potenziale d'azione che si diffonde attraverso alcune strutture ripiegate dette tubuli T: attraverso i tubuli T il potenziale d'azione arriva al reticolo endoplasmatico liberando gli ioni calcio che partecipano in tutto il citoplasma all'accorciamento dei sarcomeri e in particolare attivando la troponina. Iniziando il ciclo che prima abbiamo descritto. Quando il potenziale d'azione smette di propagarsi, il reticolo endoplasmatico riassorbe gli ioni calcio. Come si può vedere facilmente la contrazione muscolare volontaria è un processo irriducibilmente complesso. Perchè avvenga sono necessarie molte componenti, anzitutto i motoneuroni della motilità volontaria che partono dalla corteccia cerebrale nell'area prerolandica, poi la formazione dei potenziali d'azione negli assoni, poi il rilascio dell'acetilcolina dalle vescicole presinactiche, poi la presenza dei recettori acetilcolinici la cui unione coll'acetilcolina scatena l'apertura dei canali  del sodio che scatenano un nuovo potenziale d'azione lungo il sarcolemma. Poi l'apertura dei canali del calcio presenti nelle cisterne sarcolemmatiche, poi la diffusione degli ioni calcio attraverso le strutture T, l'attivazione conseguente della troponina che si unisce alla tropomiosina staccandola dalla miosina e liberando il sito di attacco della miosina coll'actina; poi l’attivazione dell'ATP che si unisce alla miosina che lo scinde in ADP e ac.fosforico  con liberazione di alta energia che serve per spostare la testa della miosina lungo l'actina. Appare quindi in tutta la sua evidenza l'alta progettazione di questa struttura e la presenza di una intelligenza dietro tutto questo, altro che evoluzione. In prossimi articoli vedremo che la contrazione muscolare è ancora più complessa e non si riduce a quello che abbiamo detto sino ad ora. 




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22/08/2017 17:02
 
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apoptosi5Esperimenti recenti hanno trovato vari geni coinvolti nella morte cellulare programmata: anzitutto si sono trovati due geni che determinano l'apoptosi: uno è il c- Myc  e l'altro è il p53; ci sono invece altri due geni, il bcl2 e bcr-abl che inibiscono l'apoptosi,e quindi aumentano la vitalità delle cellule e la proliferazione cellulare.


Naturalmente i geni codificano le proteine corrispondenti e sono le proteine che fanno tutto il lavoro. Il gene c-myc può anche indurre la proliferazione in presenza di fattori di crescita, ma in genere inibisce la proliferazione il gene c-myc induce la morte cellulare. Per indurre la proliferazione cellulare incontrollata non basta un solo gene alterato, devono essere alterati almeno due geni chiave ed ecco perchè i tumori si sviluppano raramente, anche se nel nostro corpo si hanno moltissime divisioni cellulari. Il gene più importante che induce la morte cellulare è il gene p53 che risulta mutato nella stragrande maggioranza dei tumori. La funzione principale di p53 è quella di bloccare la divisione cellulare in una certa fase della divisione chiamata G1. Quando una cellula ha subito un danno viene bloccata da p53 nella fase G1. Il blocco permette alla cellula di riparare il danno cogli enzimi riparatori; se la riparazione non è possibile viene avviato il processo di morte cellulare programmata. Se avviene una mutazione di p53  la proteina corrispondente non funziona e la cellula prosegue il ciclo di replicazione e si può avere facilmente un tumore. Quasi tutti i tumori infatti hanno il gene P53 mutato. La capacità di p53 di bloccare la moltiplicazione cellulare viene effettuata con l'interazione di altri geni, quali waf-1 e gadd45che sono coinvolti nel controllo del ciclo cellulare. Il gene p53, per questo suo ruolo è stato soprannominato "il custode del genoma". Ci sono invece altri geni che favoriscono la proliferazione cellulare come bcl2 e bcr-abl. Ad esempio le cellule che esprimono notevolmente il gene bcl2 sono resistenti all'apoptosi  e possono produrre alcuni tumori come ad esempio il linfoma, o il cancro della prostata che dapprima è sensibile agli antiandrogeni e in secondo tempo diventa resistente perchè aumenta in esso l'espressione del gene bcl2. Probabilmente esiste un equilibrio molto fine tra bcl2 e un altro gene chiamato bax che induce la morte cellulare, se questo equilibrio si rompe si ha o la morte cellulare eccessiva con grave danno e senescenza o malattie degenerative come l'alzeimer o la proliferazione incontrollata, se prevale bcl avremo lo sviluppo del cancro. Il cancro quindi, con tutta probabilità sopravviene quando si rompe un equilibrio tra i geni che inducono l'apoptosi e i geni che inducono la proliferazione. Son quindi necessari , sia i geni che favoriscono l'apoptosi, sia i geni che inibiscono l'apoptosi, se si vuole vivere in buona salute. Anche in questo caso abbiamo una irriducibile complessità  che non si può spiegare  con eventi casuali   e selezione naturale.  Sono stati scoperti inoltre circa 14 proteine di tipo proteolitico chiamate caspasi che sono capaci di rompere le proteine a livello di certi aminoacidi e in particolare l'acido aspartico, le caspasi mediano la parte finale dell'apoptosi. Le caspasi si dividono in caspasi iniziatrici e caspasi effettrici. Le caspasi iniziatrici si trovano a monte del sistema di morte cellulare programmata e sono attivate da stimoli interni alla cellula attraverso il loro dominio CARD e da segnali esterni attraverso il dominio DED. Una volta attivate le caspasi iniziatrici che sono le caspasi 8 e 9; in seguito all'attivazione di un'altra proteina  diventano dimeri e si trasformano nelle caspasi attive. Una volta attivate le caspasi tagliano le caspasi effettrici che sono soprattutto le caspasi 3 e 4, le tagliano in un punto molto preciso e le trasformano in caspasi effettrici attive che tagliano, a livello di un residuo di ac.aspartico un grande numero di proteine della cellula distruggendole e distruggendo anche gli organuli cellulari, soprattutto i mitocondri da cui esce il citocromo C che è la proteina fondamentale per il processo ossidativo aerobio. Un altro substrato che viene distrutto è l'enzima di riparazione del DNA, la poliADP-ribosio-polimerasi. Un'altra proteina distrutta è la proteina ICAD che inibisce l'endonucleasi del DNA: una volta distrutta l'endonucleasi distrugge il DNA, riducendolo in frammenti della dimensione di un nucleosoma. La molecola che innesca il processo apoptosico è  la molecola Apaff1 che è presente nel citoplasma di tutte le cellule dell'organismo in una forma inattiva chiusa in cui l'estremità aminica è congiunta all'estremità carbossilica. Ed ecco, riassumendo come avviene la cascata apoptotica: uno stimolo apoptotico, esterno come la segnalazione di recettori posti sulla membrana plasmatica, che comunicano un difetto di nutrienti o un preciso comando alla morte cellulare, per esempio durante lo sviluppo embrionale; oppure possono avvenire stimoli interni alla cellula, come un problema grave ed irreversibile di danno al DNA. Questi stimoli inducono  la proteina Apaf1 ad entrare nel mitocondrio ed estrarre il citocromo c; il citocromo c si lega a apaf1   e la trasforma in una proteina in conformazione aperta: la proteina in conformazione aperta è in grado di legarsi alla caspasi 9: altre sei molecole di caspasi 9 vengono reclutate da altrettante molecole di apaf1  fino alla formazione di un complesso molecolare a forma di ruota chiamato apoptosoma, che attiva la caspasi 9   che a sua volta attiva le caspasi esecutrici 3, 6 e 7 e a sua volta la caspasi 3 induce un'attivazione alternativa della caspasi 9  guidando la cellula a subire il suo inesorabile destino di morte in un circolo "infernale". Come si può vedere da questa breve descrizione del processo esiste, come in tanti altri processi cellulari una enorme e straordinaria complessità irriducibile. Tutti questi processi devono essere iniziati improvvisamente e subito all'inizio della vita, altrimenti  il processo di morte programmata non sarebbe mai potuto avvenire, e gli organismi avrebbero avuto gravissimi danni, e la vita si sarebbe estinta da tempo. E' chiaro che esiste una mente che ha progettato tutto questo straordinario processo




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22/08/2017 17:03
 
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Le proteine istoniche sono un tipo di proteine basiche, abbastanza piccole, con un contenuto medio di 100 aminoacidi; sono presenti nel nucleo cellulare di tutti gli eucarioti e servono ad impacchettare il DNA che è un filamento, se svolto interamente di circa 5 cm. e, se non fosse impacchettato non potrebbe starci nel nucleo che misura pochi nanometri soltanto.


 


I singoli pacchetti in cui è avvolto il DNA si chiama nucleosoma e il DNA ,in condizioni normali è costituito da una serie di nucleosomi intervallati da brevi filamenti liberi. Gli istoni sono le proteine che formano i nucleosomi. Sono di 4 tipi diversi: h1, h2, a sua volta costituito da h2 a e h2b, h3 e h4. Sono estremamente conservati in tutti gli eucarioti, nel senso che possiedono pochissime variazioni nella sequenza aminoacidica, ciò vuol dire che l'esatta sequenza degli aminoacidi negli istoni è essenziale alla vita e anche una piccola variazione degli aminoacidi è letale per la funzione. Quindi, per costruire gli istoni il cieco caso, se fosse vero il paradigma darwiniano avrebbe dovuto vagliare per tutti e quattro gli istoni 20^400 possibilità diverse, e un numero enorme di molto superiore all'indice di probabilità che possa accadere in tutto l'universo che è di 1su 10^150! Ma gli istoni, oltre ad avere la funzione di impacchettare il DNA formando i nucleosomi possiedono un'altra funzione importante che è quella di essere metilati da enzimi specifici chiamati metil trasferasi; la metilazione degli istoni provoca una despiralizzazione della zona del DNA dove gli istoni sono metilati e quindi succede che nella zona despiralizzata il DNA è permeabile all'azione della RNA polimerasi che è l'enzima che codifica i geni copiando la sequenza genica in RNA messaggero che poi tradurrà il messaggio nella proteina corrispondente presso i ribosomi. Lo sviluppo dell'embrione quindi avviene con una sequenza continua di metilazione e demetilazione degli istoni ed anche in maniera molto precisa, per cui vengono silenziati oppure al contrario vengono espressi centinaia di geni che danno la caratteristica alle 200 varietà di cellule differenti possedute dal corpo umano. Questa sequenza è altamente programmata ed è evidente come il sole che esiste per questo una Grande Intelligenza che ha programmato tutto ciò, altro che caso e necessità.




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22/08/2017 17:05
 
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Nel precedente articolo abbiamo visto e descritto il meccanismo della contrazione muscolare e le due proteine fondamentali l'actina e la miosina. Ora esaminiamo brevemente la distrofina, un'altra proteina fondamentale del muscolo, la cui assenza porta alle malattie genetiche della distrofia muscolare di Duchenne e di Becker, deleterie per la salute dei muscoli e quindi anche per la vita.


La distrofina è una proteina di 3685 aminoacidi, sintetizzata nell'organismo da un gene scoperto nel 1986 nel cromosoma x. E' una proteina fondamentale per la stabilizzazione della membrana muscolare; la sua assenza o il suo malfunzionamento causa una  rottura della membrana per indebolimento della stessa: questa rottura fa iniziare una cascata di eventi che portano   alla morte delle fibre muscolari. Questa proteina è presente sulla membrana muscolare insieme ad altre proteine. Si pensava sino ad oggi che la proteina in questione svolgesse un ruolo puramente meccanico di protezione del muscolo dalle sollecitazioni dovute alla contrazione muscolare; in realtà recenti studi hanno visto che questa proteina ha un ruolo più sofisticato e cioè quello di controllare l'attività di altri geni che codificano le informazioni per piccoli RNA, cioè microRNA che controllano a loro volta alcuni fenomeni rilevanti nella patogenesi della distrofia come la fibrosi muscolare e lo stress ossidativo. Per esempio topi distrofici privati della distrofina, con una terapia in grado di ripristinare solo il 10% della distrofina, stavano bene dopo due anni dall'inizio della terapia, perchè questa piccola quantità di distrofina è sufficiente a ripristinare la normale attività dei microRNA e quindi del corretto controllo dei geni della fibrosi e dello stress ossidativo. Quindi la distrofina dirige e controlla altri geni. Ancora una volta è chiaro che nei fenomeni vitali il controllo di ogni attività è essenziale, ogni funzione deve essere nella giusta quantità, ne troppa nè troppo poca. Inoltre questi studi dimostrano che i microRNA non sono DNA spazzatura ma hanno una funzione di controllo di altri geni. Ha una grande importanza quindi anche il DNA non codificante proteine con l'importante funzione di controllo dei microRNA. Tutto è funzionale nel 'organismo, nulla è spazzatura. Il gene della distrofina è molto grande, forse è il gene più grande che esista. Possiede delle brevi sequenze chiamate esoni e sequenze più lunghe chiamate introni: a livello di RNA messaggero le sequenze introniche vengono tagliate con lo  splicing e vengono fusi assieme solo gli esoni che daranno luogo alla proteina completa. Ma studi fatti all'istituto di biologia molecolare di Ferrara hanno accertato che anche alcuni introni non sono spazzatura ma servono a regolare anch'essi il funzionamento del muscolo, regolando altre proteine. Ancora una volta la conferma che non esiste DNA spazzatura. Da questi studi si spera che emergano nuove conoscenze per la cura di queste gravi malattie distrofiche dei muscoli.




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22/08/2017 17:06
 
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                                                                                            TELOMERISe all'inizio della vita non ci fosse stata subito la DNA polimerasi con tutto il corredo delle molte proteine che accompagnano la sua azione la vita, come oggi la conosciamo, non sarebbe nemmeno potuta nascere. Infatti la DNA polimerasi è l'enzima che duplica la doppia elica del DNA e quindi rende possibile la duplicazione della cellula.


La DNA polimerasi è un enzima molto complesso, delle dimensioni di 900 kilodanton, costruito con varie parti montate assieme che contribuiscono tutte alla copiatura dei due filamenti del DNA, per la enorme importanza è un enzima altamente conservato in tutte le specie animali, giacchè mutazioni di varie parti dell'enzima lo rendono inefficace per la sua funzione. Per svolgere la sua azione l'enzima è coadiuvato da una ventina di proteine diverse, tra cui è importante l'elicasi che ha la funzione di svolgere l'elica del DNA dal suo avvolgimento a riposo e liberare cosi' i due filamenti che vengono copiati poi dalla DNA polimerasi. Ci sono vari tipi di DNA polimerasi: solo un tipo svolge la copiatura, altri tipi invece svolgono altri compiti molto importanti, come quello di correzione degli errori; infatti solitamente ogni 2500 basi nucleotidiche copiate succede un errore di copiatura, nel senso che viene immessa una base sbagliata che non si può appaiare con la base nucleotidica complementareAG e citosina –timina. In questo caso la DNA polimerasi specifica per questo compito torna indietro e rimedia all'errore, come fa tornare indietro il tasto canc. nel computer quando avviene un errore di scrittura. Con questa correzione delle bozze la percentuale di errori di copiatura si abbassa enormemente e nell'uomo si verifica meno di un errore di copiatura ogni 3 miliardi di basi essendo il DNA umano composto di 3 miliardi di basinucleotidiche, praticamente non esistono errori ad ogni moltiplicazione cellulare. La DNA polimerasi è però fatta in modo che non riesca a copiare le ultime basi alle estremità dei cromosomi , questo inconveniente che può causare una perdita progressiva di informazione ad ogni moltiplicazione cellulare, viene rimediato dalla presenza dei telomeri che sono una serie di nucleotidi ripetitivi alle due estremità di ciascun cromosoma. Questi telomeri vengono posti sui cromosomi da un enzima specifico chiamato telomerasi. La telomerasi è attiva, cioè è espressa nelle cellule germinali, ma non nelle cellule somatiche che si moltiplicano, per cui accade che ad ogni ciclo replicativo nelle cellule che si moltiplicano una parte dei telomeri vengano sempre eliminati e non ne vengano aggiunti altri, dato che la telomerasi non è attiva.


Dopo un ciclo di 80 moltiplicazioni successive tutti i telomeri vengono persi e il cromosoma incomincia ad essere intaccato nella sua parte codificante e perde informazione, a questo punto scatta il meccanismo della morte cellulare programmata e la cellula alterata nel suo DNA muore. Soltanto le cellule rose, a causa di mutazioni mantengono in attività la telomerasi che continua a produrre i telomeri nelle cellule cancerose che quindi si possono considerare immortali, immortalità che l'organismo stesso paga molto caro. Le cellule cancerose possono considerarsi come dei parassiti dell'organismo in cui si producono perchè vivono e si moltiplicano in modo illimitato senza rispettare i controlli che il corpo adotta per avere l'armonia dell'insieme. Ma distruggendo l'organismo che lo ospita il cancro alla fine uccide anche se stesso. Il vantaggio delle cellule tumorali nei riguardi dell'organismo ospitante è quindi solo apparente. Questo meccanismo dei telomeri e della telomerasi è quindi estremamente controllato e l'enzima telomerasi ed i telomeri devono essersi formati subito, all'inizio dello sviluppo degli organismi eucarioti. I bacteri infatti non hanno bisogno di telomeri perchè posseggono un DNA circolare, chiuso su se stesso. Anche i telomeri e la telomerasi sono l'espressione di una irriducibile complessità, non può essere sorta attraverso processi casuali: un Mente deve averli ha prodotti




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22/08/2017 17:08
 
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                                                                                                         Continuando la descrizione della struttura muscolare vorrei descrivere brevemente il funzionamento fisiologico del pacemaker cardiaco, un vero e proprio segnapassi del battito cardiaco.


Il cuore deve contrarsi regolarmente per svolgere la sua attività di pompa e ciò è possibile per un delicato sistema di autoregolazione del ritmo cardiaco. Il cuore oltre ai collegamenti col sistema nervoso centrale ed autonomo è dotato di una sua struttura intrinseca di conduzione. Diversamente dagli altri muscoli del corpo la cui attività dipende dal cervello e dal midollo spinale colla sua attività volontaria, cioè legata ad un atto di volontà del soggetto, il cuore è autosufficiente in quanto possiede un suo proprio stimolatore che genera l'impulso elettrico  che determina la contrazione cardiaca. Lo stimolo che genera la contrazione è di natura elettrica e si origina involontariamente dai centri nervosi bulbari e del midollo spinale. Esso viene trasportato al cuore attraverso le vie nervose simpatiche e parasimpatiche. Lo stimolatore che genera l'impulso contrattile si chiama nodo seno-atriale: avviene presso questo nodo in modo autonomo un 'onda elettrica di depolarizzazione. Il nodo senoatriale è formato da circa mille cellule muscolari modificate unite tra di loro in modo sinciziale, in modo che l'onda di depolarizzazione, iniziata in un punto diffonda subito in tutto il sincizio. L'onda di depolarizzazione inizia, ha un plateau, e poi si ha la ripolarizzazione e un ritorno allo stato di riposo, questo avviene in modo ritmico ed automatico. Il sistema nervoso simpatico aumenta la frequenza di questo ritmo ed anche la forza dell'impulso e quindi della contrazione; il sistema nervoso parasimpatico diminuisce invece la frequenza degli impulsi e la loro forza. L'attività autonoma del cuore è però presente anche senza gli impulsi nervosi simpatici e parasimpatici; in questo caso però il cuore non riesce a regolare le sue contrazioni, come frequenza e come forza a seconda delle esigenze energetiche dell'organismo. Il nodo seno-atriale è situato nell'atrio destro, vicino allo sbocco della vena cava superiore. Le onde elettriche che derivano dal nodo senoatriale si propagano attraverso gli atri sino ad arrivare alla seconda struttura di conduzione, il nodo  atrioventricolare  che si trova nel pavimento dell'atrio destro a sinistra dell'orifizio del seno coronarico. Lo stimolo che giunge al nodo atrioventricolare rallenta in modo di dare tempo agli atri di completare la loro contrazione. Diciamo subito che le fibre muscolari cardiache sono simili per struttura a quelle del muscolo volontario scheletrico ma sono strutturate a sincizio, e formano una specie di rete, e cosi' l'impulso, giunto in punto del muscolo cardiaco si propaga facilmente in tutti gli altri punti. Successivamente l'impulso riacquista velocità   diffondendosi attraverso il tessuto specializzato di conduzione: il fascio di His che è la continuazione del nodo atrioventricolare ed è situato nella parte membranosa e prossimale del setto interventricolare; esso si suddivide nelle branche destra e sinistra che decorrono sotto l'endocardio, la membrana interna dei ventricoli, lungo le superfici del setto del cuore, poi si dividono ancora per decorrere su tutta la superficie interna dei ventricoli. Queste branche si suddividono ancora in fibre più piccole chiamate fibre di Purkinie che si estendono in rapporto diretto colle fibre muscolari ventricolari. Ogni punto del sistema di conduzione del sistema di conduzione elettrico del miocardio può diventare, in caso di bisogno, un pacemaker per garantire la contrattilità del muscolo. La frequenza degli impulsi, però, allontanandosi dal nodo del seno atriale, diventa sempre più bassa. Lo stimolo che parte dal nodo del seno si chiama ritmo sinusale e spegne tutti gli altri stimoli dei centri più bassi. In caso di malfunzionamento del nodo del seno subentrano gli altri centri più bassi, e in particolare il seno atrio-ventricolare: il ritmo sarà però più basso e si chiama ritmo giunzionale. Al cuore arrivano continui impulsi del sistema nervoso centrale ed autonomo che permettono di adattare lo sforzo cardiaco alle maggiori richieste di ossigeno dell'organismo. Le vie nervose si dividono in simpatiche e parasimpatiche: le vie simpatiche accelerano il ritmo cardiaco e aumentano la forza contrattile del cuore, avviene la tachicardia; le fibre parasimpatiche fanno il contrario: rallentano il ritmo e diminuiscono la forza contrattile. Si ha la bradicardia, il ritmo cardiaco in un determinato momento deriva dall'equilibrio di questi due componenti nervosi. I segnapassi cardiaci devono funzionare in modo ottimale: se ciò non avviene per una qualsiasi malattia, anche genetica, avvengono le aritmie, cioè le turbe del ritmo cardiaco, che possono essere tachicardiche o bradicardiche con effetti spesso fatali per la vita. Come si vede l'esistenza del pacemaker cardiaco è essenziale alla vita: deve esserci stato all'inizio della vita umana in tutta la sua perfezione; altrimenti noi non saremmo potuti sopravvivere. Ancora una volta è molto improbabile, per non dire impossibile, che questo sia avvenuto attraverso una lenta evoluzione casuale.




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22/08/2017 17:09
 
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                                                                                                Le miofibrille e il sarcomero sono splendidi esempi di ingegneria biologica .Veniamo a descriverli. Il tessuto muscolare è formato da cellule piuttosto lunghe chiamate fibre muscolari; queste fibre non sono isolate ma si raggruppano in fascicoli circondati da una membrana connettiva chiamata perimisio; ogni fibra muscolare poi è circondata da tessuto connettivo chiamato endomisio.


Tutto il muscolo a sua volta è fatto dalla unione di molti fascicoli circondati da tessuto connettivo chiamato epimisio, tra un fascicolo e l'altro decorrono vasi sanguigni e nervi che si ramificano per distribuirsi alle varie cellule. I vasi e i nervi sono obliqui ed ondulati per sopportare le continue sollecitazioni che hanno durante la contrazione. Le cellule muscolari sono le cellule più grandi dell'organismo: tra il millimetro e i 20 cm. per quanto riguarda la lunghezza. Il corpo umano contiene circa 250 milioni di fibre muscolari e la fibra muscolare contiene molti nuclei situati alla sua periferia: ciò vuol dire che la fibra muscolare è formata dalla unione sinciziale di più cellule muscolari che si uniscono tra loro. La fibra muscolare contiene inoltre moltissimi mitocondri posti anch'essi alla sua periferia e questo perchè i mitocondri sono la centrale energetica della cellula e sono indispensabili per fornire energia per la contrazione muscolare.


Inoltre la cellula muscolare contiene glicogeno, la riserva energetica del glucosio e la mioglobina, la proteina che capta e dona ossigeno. Ogni fibra muscolare al suo interno è occupata in larga misura dalle miofibrille che sono circa 1000 per ogni fibra muscolare e sono organizzate in lunghi fasci longitudinali. Ogni miofibrilla è lunga da 10 a 100 micron. La miofibrilla è circondata dal  reticolo sarcoplasmatico,un sistema complesso di vescicole e tubuli: lo scopo di questa struttura è quello di accumulare calcio per dare l'avvio alla contrazione muscolare. Ogni miofibrilla è poi formata da miofilamenti paralleli che sono di due tipi, spessi e sottili. Esiste poi una striatura della miofibrilla lungo l'asse maggiore dovuto all'alternarsi regolare di bande chiare e scure. Le bande scure sono dette bande A; le bande chiare sono dette bande I; ciascuna banda I è divisa in due da una linea scura detta linea Z; ciascuna banda A è divisa in due da una stria scura detta linea H. Il tratto di miofibrilla compresa tra1/2 banda I+banda A+1/2 banda I è chiamata sarcomero. Il sarcomero è l'unità funzionale delle miofibrille vale a dire la più piccola unità del muscolo destinata a contrarsi, cioè in grado di contrarsi. All'interno della singola miofibrilla i sarcomeri si susseguono uno dopo l'altro come impilati, nel muscolo poi le fibre decorrono parallele in modo che i sarcomeri risultino allineati, quindi ad ogni linea Z di una miofibrilla corrisponde una linea Z della miofibrilla adiacente. 


Ogni sarcomero al microscopio elettronico appare formato da multipli miofilamenti spessi e sottili; gli spessi sono formati dalla molecola proteica miosina, i sottili sono formati dalla molecola proteica actina. Questi filamenti sono in numero di 1000 per sarcomero e sono disposti parallelamente tra loro. I filamenti spessi si trovano al centro del sarcomero e costituiscono la banda A; i filamenti sottili sono ai poli del sarcomero e costituiscono le bande I che arrivano sino alla linea Z. Questa complessa struttura è alla base della contrazione muscolare  resa possibile dallo scorrimento dei filamenti sottili su quelli spessi. Durante la contrazione il sarcomero si accorcia per l'avvicinamento dei due filamenti Z. Si ha quindi una riduzione della banda I mentre rimane invariata la banda A. La generalizzazione del fenomeno determina l'accorciamento dei componenti e quindi dell'intero muscolo. Il sarcomero si può accorciare al massimo per il 50% della sua lunghezza. Durante la contrazione muscolare i ponti actomiosinici sono continuamente formati e sciolti, basta che sia disponibile una sufficiente quantità di calcio e di ATP. Il muscolo raggiunge la sua forza attiva massima quando è allungato, quando cioè tutte le teste della miosina sono staccate dall'actina: a mano a mano che le teste della miosina si uniscono all'actina la contrazione attiva del muscolo diminuisce sino ad annullarsi quando tutte le teste della miosina sono attaccate all'actina.


Tutto quello che ho descritto in questo articolo è una struttura e una funzione estremamente precisa ed efficiente ed è superiore ai motori costruiti dall'uomo: come i motori costruiti dall'uomo sono dovuti all'opera intelligente dell'ingegnere, non si può assolutamente negare che il muscolo in tutte le sue componenti coordinate, in tutta la sua struttura ordinata fatta allo scopo di ottenere la contrazione, sia stato progettato da una grande intelligenza. 




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31/10/2017 16:16
 
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Se si vogliono vedere, ci sono delle prove che smentiscono l'evoluzione: ci sono dei geni, chiamati geni orfani che esistono solo in una specie e non in un'altra, e questo dimostra che non c'è stato passaggio da un gene ancestrale che si è modificato lentamente attraverso variazioni casuali da una specie ad un'altra. Ci sono geni comparsi improvvisamente, senza precursori. e cosi' è avvenuto per i microrna.


I microrna sono dei piccoli RNA formati da circa 20-24 basi nucleotidiche che si attaccano a grosse macchine molecolari, si uniscono ad altri RNA presenti nei ribosomi, le macchine proteiche di traduzione, regolando cosi' la traduzione delle proteine. E' stato fatto uno studio in varie specie di alghe brune e si è visto che in ciascuna specie i microrna che regolano la traduzione sono completamente differenti da una specie ad un'altra di alghe. Non esiste un solo nucleotide che sia posto in modo eguale nella sequenza del microrna tra una specie e l'altra. In questo caso, come in tantissimi altri casi in biologia vige la legge del tutto o niente; l'evoluzione richiede invece piccoli passi successivi casuali e ci dovrebbero essere traccia di questi passaggi per tracciare la storia della vita. Ma questo, per i microrna, non avviene. Gli evoluzionisti dicono che questi microrna si possono essere evoluti in modo indipendente, ma questo cosa vorrebbe dire? Non vi è nessuna dimostrazione di questo. Spesso si parla di evoluzione come qualcosa di acquisito, pregiudizialmente acquisito, la teoria evoluzionistica è una teoria circolare. Per dimostrare l'evoluzione si invoca l'evoluzione; questo non è scientifico. Per spiegare i microrna 'orfani' è perfettamente inutile ricorrere all'evoluzione, è molto più razionale pensare ad  altri meccanismi, per esempio partendo dalla teoria del disegno intelligente?




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31/10/2017 16:17
 
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Le proteine della fibrilla muscolare, l'unità fondamentale della contrazione muscolare sono un capolavoro di ingegneria. La proteina più importante è la miosina. E' il motore delle miofibrille, ciascuna molecola si compone di 6 subunità, di cui due identiche catene pesanti molto grandi e due paia di catene leggere, più piccole.


Le catene proteiche pesanti si intrecciano a formare una coda terminale, rigida, a spirale e due teste globose. Due catene proteiche leggere sono associate alle catene pesanti di ogni testa e determinano il movimento della testa della miosina e la sua flessibilità rispetto alla coda. Tutta la miosina con le catene leggere e pesanti fa parte dei filamenti spessi che si organizzano in modo tale da esporre le loro teste ad una estremità, mentre le code si raggruppano a modo di fascio nella regione centrale della fibrilla. La giunzione tra testa e collo della miosina è un collo flessibile chiamato cerniera che permette alle teste di flettersi durante la contrazione. Le teste globulari della miosina formano i ponti trasversali che mediano l'interazione con i filamenti sottili di actina, i quali fungono da fune. La contrazione può essere divisa in due fasi: aggancio  tra filamenti  spessi e sottili e poi scorrimento dei filamenti. L'aggancio tra la testa della miosina e i filamenti sottili dipende dall'aumento dell'attività del calcio interno alla fibra. La testa della miosina presenta una tasca deputata al legame con l'ATP e anche un enzima chiamato ATPasi che scinde l'ATP in ADP e ac.fosforico liberando energia.                                                                                                                                                


L'ACTINA.  


L'actina costituisce i filamenti sottili della cellula muscolare è una proteina globulare con forma simile ad una sfera(g-actina).Queste molecole si associano tra loro formando lunghi e sottili filamenti che si avvolgono eleicodalmente tra loro come due collane di perle, dando origine al filamento sottile. Ogni molecola di g-actina contiene un sito di legame per la testa della miosina  che in condizioni di riposo si trova bloccato da due proteine: la tropomiosina è una proteina che impedisce il contatto della testa della miosina coll'actina e copre 7 molecole di g-actina, la troponina è una molecola proteica che ha affinità per il calcio; unendosi al calcio cambia conformazione e riesce a spostare la tropomiosina dal sito dell'actina liberando il sito per il contatto colla testa della miosina. Come avviene la contrazione? A muscolo rilasciato la testa della miosina è a contatto coll'ATP che è legato strettamente alla testa della miosina: l'enzima atpasi scinde l'atp in adp + ac.fosforico; questa scissione libera energia che determina uno spostamento di 90 gradi della testa della miosina che si attacca strettamente al sito dell'actina. Il rilascio del fosfato inorganico provoca anche un cambiamento conformazionale nella testa della miosina creando il cosiddetto colpo di frusta della testa, il filo di actina viene cosi' tirato verso il centro della fibrilla muscolare, chiamata linea M. La testa della miosina rilascia anche la molecola di ADP e rimane strettamente ancorata all'actina determinando un brevissimo stato di rigor, prima che il ciclo ricominci con un nuovo legame miosina-ATP. Quindi in conclusione solo l'aumento degli ioni calcio funziona  da segnale per innestare il processo di contrazione muscolare levando le proteine regolatrici tropomiosina e troponina che  impediscono il colpo di frusta della testa della miosina sulla f-actina. L'innesco della contrazione si ha soltanto quando il muscolo scheletrico riceve il segnale dal suo nervo motore. Per la contrazione muscolare è molto importante l'esistenza del reticolo sarcoplasmatico, al suo interno esiste una grande concentrazione di ioni calcio. Il reticolo sarcoplasmatico è una struttura canalicolare a rete che avvolge completamente ogni fibra muscolare, insediandosi tra gli spazi interni tra una miofibrilla e l'altra. Nel reticolo si hanno due particolari strutture: i reticoli che sono formati da canali longitudinali che si anastomizzano tra loro per confluire in strutture più ampie chiamate cisterne terminali che concentrano il calcio per poi liberarlo al momento giusto. Poi ci sono i tubuli trasversi, i cosiddetti tubuli a T che sono invaginazioni della membrana muscolare; la membrana che li riveste, essendo associata al sarcolemma è libera di comunicare col liquido extracellulare, esterno alla cellula. La specifica struttura dei tubuli trasversi consente la propagazione rapida del potenziale d'azione all'interno della fibra muscolare. Il tubulo trasverso è regolato da una proteina recettrice voltaggio dipendente la cui attivazione, al giungere del potenziale d'azione determina il rilascio del calcio dalle cisterne. Il calcio determina lo spostamento della actomiosina e della troponina con liberazione dei siti della f-actina e quindi l'inizio della contrazione muscolare; per il rilasciamento muscolare dopo la contrazione è necessario il ripristino dell'ATP ad opera della ATP sintetasi con rilascio della testa della miosina dalla actina  con conseguente riposo muscolare. Come si può vedere questo processo è molto complesso e sofisticato ed è anche irriducibilmente complesso: mancando un solo fattore proteico, la troponina, la tropomiosina, l'actina, la miosina il recettore che scatena l'uscita del calcio, i tubuli T ecc. non potrà mai avvenire la contrazione muscolare che è un processo di grande ingegneria paragonabile ad un motore costruito dall'uomo, ma molto più sofisticato e regolato. Ci sono poi altre proteine che intervengono: per esempio esiste la titina, la più grossa proteina che esista formata da ben 25.000 aminoacidi  che è presente in tutta la lunghezza della fibra muscolare, possiede una struttura grandemente elastica che determina la flessibilità elastica passiva del muscolo che impedisce la sua rigidità, anche questa proteina è essenziale alla buona funzione del muscolo. Se non ci fosse stata questa complessità molecolare del muscolo, sia i vertebrati che gli invertebrati, non sarebbero potuti sopravvivere e muoversi per procacciarsi il cibo. Approfondiremo in seguito questo processo straordinario della contrazione muscolare volontaria.




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21/01/2018 19:02
 
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Il sistema del complemento è chiamato cosi  perchè completa e fa arrivare all'esito finale l'immunità, cioè la difesa dell'organismo contro soggetti estranei ad esso. Il sistema del complemento è formato da una trentina di proteine diverse che agiscono a cascata, una dopo l'altra, in modo molto simile al sistema della coagulazione del sangue.


Nella via classica del complemento che è la via più comune e potente; si inizia con tre proteine, la C1, la C4 e la C2 che si uniscono al complesso antigene-anticorpo: la C1 alle immunoglobuline , cioè agli anticorpi  iGg e iGm fissate ad un antigene. Il C1 è composto da tre subcomponenti il C1q, C1r e il C1s. Il C1q composto da sei catene disposte ad ombrello svolge un'azione di ricognizione legandosi alla regione FC della immunoglobulina e per attivarsi necessita del legame con due FC adiacenti. Il C1r e C1s che sono dei tetrameri svolgono invece un'azione enzimatica: il C1q attiva prima il C1r e poi il C1s. Il C1s scinde enzimaticamente il secondo componente del complemento che è il C4 e lo scinde in due frazioni: il C4a che rimane in circolo e il C4b che si lega alla membrana batterica in presenza dell'anticorpo. Il C4b a sua volta attiva il C2  in due frazioni, il C2a e il C2b. Il C2a si lega al precedente dando luogo al complesso C4b2A. Il C2b va in circolo mentre il C2a rimane attaccata al C4b. Il complesso C4b2A diventa un enzima chiamato  C3 convertasi capace di legarsi al C3 e di scinderlo. Il C3 viene scisso in C3a che è una anafilotossina che va in circolo, e il C3b capace di legarsi alla membrana batterica e al complesso C4b2A stesso dando origine alla C5convertasi. Il C5 viene ancora scisso a sua volta in C5a e C5b. Il C5a viene rilasciato in circolo, mentre il C5b lega i complementi C6 e C7 formando il complessoC5b67 che col C7 si lega alla membrana del patogeno. Successivamente giungono il complemento C8 che si lega al complesso e si lega anche alla membrana cellulare batterica. Infine giungono le molecole C9 che sono da 10 a 16 e tutto il complesso cosi' formatosi si chiama complesso di attacco alla membrana chiamato anche MAC. Questo complesso è in grado di creare un foro nella membrana batterica dentro il quale passano acqua e soluti che determinano alla fine lo scoppio della cellula batterica. Oltre a questa via classica esiste anche la via lectinica al complemento che è attivato in questo caso non dall'anticorpo ma da speciali zuccheri come il mannosio presenti nel batteri, ma non nelle cellule dei mammiferi. Esiste anche una terza via, la via alternativa che è attivata invece da specifiche proteine batteriche, ma non dalle cellule dei mammiferi che possiedono una specifica proteina che degrada la C3 non consentendo il completamento del complemento attivo che, funzionando in modo completo distruggerebbe anche le cellule dei mammiferi. Esistono inoltre potenti inibitori del complemento in modo da proteggere l'organismo ospite: la proteina C1 INH che si lega al C1 r2 e C1 s2 inibendolo; proteine inibitrici dell'assemblaggio della C3 e della C5, il fattore I, proteina capace di degradare il frammento C3b ma solo in presenza delle proteine prima descritte. Inoltre ci sono anche gli inibitori della formazione di attacco alla membrana che impedisce che il complesso di attacco alla membrana chiamato anche MAC distrugga le cellule sane vicine. L'attivazione del complemento provoca altre conseguenze biologiche; il C3b provoca la fagocitosi, il C3a e il C5a provocano un'azione infiammatoria locale.


Inoltre la fagocitosi, cioè la digestione dei batteri da parte dei granulociti neutrofili e dei macrofagi  viene attivata e favorita dai frammenti C3b e C4b che rivestono il microorganismo attivando la fagocitosi. Invece i frammenti C3a,C4a e C5a sono chiamati anafilotossine che inducono l'infiammazione nei seguenti modi: degranulano speciali cellule chiamate mastociti con liberazione di mediatori vasoattivi; aumentano la permeabilità vascolare per azione diretta sulle cellule endoteliali dei vasi sanguigni; aumentano l'espressione della Pselectina, una proteina che stimola la chemiotassi dei granulociti e il loro spostamento fuori dei vasi nel focolaio dell'infezione. La formazione di anticorpi che si legano all'antigene batterico formano immunocomplessi che possono essere molto voluminosi e quindi dannosi all'organismo ospite: il complemento legandosi a questi immunocomplessi ne favorisce la solubilizzazione e la rimozione da parte dei fagociti.


Da ultimo una proteina prodotta nella scissione del C3 si unisce ad un specifico recettore CR2  espresso sulla membrana dei linfociti B e stimola in essi la formazione e produzione degli anticorpi. Da tutta questa breve descrizione del complemento si deduce una cosa importante: è un sistema irriducibilmente complesso, anche un profano lo può vedere e se manca un solo componente il sistema non funziona più; se mancano i recettori il sistema non funziona più, se manca una sola proteina del sistema tutto siferma, se mancano gli inibitori il sistema diventa dannoso per l'organismo ospite. Tutto deve essere al posto giusto e nella giusta misura, altrimenti c'è la malattia o la morte dell'organismo. E' impossibile che questo sistema straordinario si sia formato per piccoli passi casuali a poco a poco. E' chiaro che questo sistema è stato progettato. Si potrebbe obiettare: è un sistema troppo complicato, non si sarebbe potuto trovare un sistema più semplice? Questo non si può sapere: resta il fatto chiaro e lampante della sua irriducibile complessità. 














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21/01/2018 19:06
 
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L'eritropoiesi ovvero la formazione dei globuli rossi è un meccanismo a cascata molto complesso e rigorosamente programmato. Questo processo passa attraverso più cellule intermedie e richiede un periodo che va dai 7 ai 10 giorni circa e la produzione viene controllata dall'ossigeno che entra nel midollo osseo dove avviene: meno ossigeno è presente, più globuli rossi vengono prodotti, per un processo di feedbak. La produzione dei globuli rossi viene stimolata dalla eritropoietina, una glicoproteina che viene sintetizzata soprattutto dal rene e in minima parte dal fegato.


L'eritropoietina, giunta nel midollo osseo, effettua una selezione: elimina le cellule meno buone consentendo solo ad alcune di raggiungere la maturità e diventare eritrociti. Questo processo di selezione viene fatto attraverso l'apoptosi, ossia la morte cellulare programmata, il cui processo  è innestato dalla eritropoietina. L'eritropoietina viene secreta dalle cellule endoteliali del rene: l'anemia che si verifica spesso nei pazienti con insufficienza renale è dovuta al fatto che il rene poco funzionante secerne poca eritropoietina. I globuli rossi derivano da una cellula multipotente chiamata cellula mieloide che darà luogo ai globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Le cellule staminali della linea eritroide sono le prime ad essere sensibili all'influsso dell'eritropoietina; questo ormone si lega ad un recettore specifico della cellula staminale eritroide che è stimolata a dividersi, e a produrre emoglobina, la proteina che capta l'ossigeno. La cellula si trasforma in proeritroblasto, cellula con grande nucleo, poi la cellula si trasforma in eritroblasto basofilo, senza nucleolo, poi in eritroblasto policromatofilo, in parte basofilo, in parte acidofilo. Successivamente l'eritroblasto policromatofilo si trasforma in eritroblasto ortocromatico con nucleo piccolo e finalmente da quest'ultima cellula avviene la trasformazione dell'eritrocita che è privo di nucleo allo scopo di far posto in tutta la sua superficie alla emoglobina. Il globulo rosso maturo ha una forma biconcava e in questo modo la sua superficie risulta più grande della forma sferica; questo fa si' che la superficie del globulo rosso è l'ottimale consentito per la captazione di più ossigeno possibile per la maggiore quantità di emoglobina che può essere presente in una superficie biconcava. Questa breve rassegna del processo di sviluppo eritroide fa subito pensare ad una grande programmazione a cascata di irriducibile complessità, sono necessari tutti i passaggi or ora descritti ed è necessaria l'eritropoietina. E’ anche necessario il recettore dell'eritropoietina. E’ necessario che le cellule renali possano secernere al momento giusto l'eritropoietina, è necessrio anche che a poco a poco vengano espressi tutti i geni al momento giusto dando luogo a tutte le cellule dello sviluppo eritroide, alla scomparsa del nucleo e all'attivazione del gene dell'emoglobina, E' un processo altamente complesso ed irriducibile: all’origine vi è certamente un'intelligenza




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21/01/2018 19:09
 
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l linfocita T, cosi' chiamato perchè prodotto dal timo, un organo linfatico presente nella parte antero-superiore del torace nell'uomo, è la cellula immunitaria che riconosce e distrugge gli antigeni batterici  O, virali presenti all'interno di una cellula e che quindi non possono essere distrutti dagli anticorpi solubili  prodotti dai linfociti B. Inoltre il linfocita T riconosce e distrugge le cellule tumorali,  e le cellule trapiantate.


Per fare questo è dotato di un recettore specifico posto sulla sua membrana chiamato TCR  che è un eterodimero proteico formato da due catene alfa e beta che hanno una parte variabile V e una parte costante C. La parte variabile sporge al di fuori del citoplasma del linfocita ed è pronto a riconoscere un antigene specifico che è un peptide batterico o virale accoppiato al complesso di istocompatibilità MHC di 1 e 2 classe che è presentato dalle cellule che possiedono l'antigene virale e batterico che viene processato ed esposto alla superficie della cellula deputata a questo compito insieme al complesso MHC. Soltanto se l'antigene è associato al complesso MHC può essere riconosciuto dal TRC del linfocita. I linfociti si differenziano in una quantità enorme di cloni, da 10^14 a 10^18 cloni cioè cellule che hanno CTR diversi nella loro parte variabile e possono quindi riconoscere una quantità enorme di antigeni diversi. Per avere questa varietà enorme di cloni avviene il meccanismo del ri-arrangiamento genico nei segmenti cromosomici V,D,J. Le catene alfa e beta del TCR sono espresse sulla superficie del linfocita T insieme al complesso proteico CD3 e a due catene identiche Z. Il CD3 ele le catene Z non legano l'antigene ma trasducono il segnale di attivazione quando il linfocita adatto incontra il suo antigene complementare. Ci sono poi dei corecettori che interagiscono coi ligandi espressi dal complesso MHC-peptide; questi  corecettori sono il CD4, che si lega al MHC di classe seconda, e il CD8 che si lega al dominio alfa 3 della classe 1 di MHC,.Il linfocita inoltre matura la tolleranza al self, cioè ai tessuti del proprio organismo e si differenzia anche in due sottopopolazioni specializzate: linfociti helper  CD4 e linfociti citotossici CD8. Le cellule reticolo-epiteliali del timo controllano la maturazione delle cellule T. In maggioranza i timociti , per il 90% esprimono le due catene alfa e beta, e cellule che esprimono i due coricettori  CD4 eCD8. E' notevole il fatto che il 95% dei linfociti non riesce a giungere a maturazione e muoiono per apoptosi, cioè per morte programmata. E questo accade perchè moltissimi linfociti presentano il TCR simile alla conformazione dei componenti  del proprio corpo. In questo caso scatta il meccanismo molto complesso della morte programmata. ed è per questo motivo che l'organismo in condizioni normali non produce anticorpi contro se stesso. I linfociti T inoltre producono due sottopopolazioni di linfociti molto importanti: i linfociti Helper e i linfociti citotossici. I linfociti Helper, una volta entrati in contatto con l'antigene, incominciano a secernere varie citochine che possono essere prodotte anche dalle cellule che espongono l'antigene. Le citochine sono le sostanze che producono l'infiammazione e quindi la distruzione degli antigeni alieni. Tra i linfociti Helper si differenziano anche i linfociti Helper follicolari che hanno la funzione di stimolare i linfociti B a trasformarsi in plasmacellule e quindi a secernere gli anticorpi Esiste quindi un collegamento tra i linfociti T e i linfociti B che producono anticorpi. I linfociti citotossici invece svolgono un'azione diretta distruggendo la cellula infettata dal virus o la cellula anomala. Quindi i linfociti Helper  sono come una specie di direttori d'orchestra e dirigono tutta l'immunità adattativa. I linfociti citotossici sono invece dei perfetti esecutori  e distruggono direttamente la cellula infetta o anomala. Il virus del HIV aggredisce specificamente i linfociti Helper i quali vengono a mancare con tutte le conseguenze negative per l'immunità provocando la malattia  AIDS. Anche i linfociti T, una volta attivati con l'antigene estraneo associato al complesso di istocompatibilità MHC, si moltiplicano, ma producono lo stesso identico CTR e anche  producono le cellule della memoria pronte ad agire in caso di nuovo attacco dello stesso bacterio o virus. Questa breve e sintetica descrizione che ho fatto del linfocita T e delle sue funzioni dimostra ancora una volta che tutto questo meccanismo molto complesso non può essere dovuto al caso: lo dimostrano soprattutto due cose: se per esempio il virus del HIV attacca e distrugge le cellule Helper si ha l'AIDS con gravi conseguenze fino alla morte. Quindi le cellule Helper sono essenziali alla vita. Se non ci fosse il TCR esposto sulla superficie della cellula linfocitica non potrebbe esserci l'immunità.senon ci fosse il meccanismo che distrugge  i linfociti che espongono CTR simili agli antigeni dello proprio corpo si avrebbero attacchi continui di tipo infiammatorio alle cellule e agli organi dello stesso corpo. Si avrebbero cioè le cosiddette malattie autoimmunitarie  che avvengono quando i meccanismi che sono atti alla distruzione delle cellule che espongono recettori self sono difettosi. Esiste un Intelligenza dietro tutto questa complessità




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