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L'ANIMA UMANA: COSA PUO DIRCI LA SCIENZA.

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2018 14:10
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25/03/2010 21:13
 
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L'esistenza dell'universo implica l'esistenza di un Dio personale? Ovvero: a prescindere dal problema dell'esistenza della vita psichica, l'esistenza dell'universo è sufficiente a dimostrare l'esistenza di Dio?


La scienza ha dimostrato che lo stato dell'universo è determinato da specifiche equazioni matematiche, le leggi della fisica; l'universo non può esistere indipendentemente da tali equazioni matematiche, le quali stabiliscono gli eventi e le modalità con cui essi avvengono (tra tali modalità possiamo includere anche la probabilità che l'evento avvenga, secondo le previsioni della meccanica quantistica). Noi sappiamo però che una equazione matematica non può sussistere da se stessa, ma essa esiste solo se pensata da una mente cosciente ed intelligente. Un'equazione matematica è infatti solo un concetto astratto, la cui esistenza presuppone l'esistenza di una persona che concepisca tale concetto. L'esistenza di questo universo dalla struttura matematica presuppone quindi l'esistenza di un Dio personale, il Quale pensando l'universo, lo pone in essere. In altre parole questo universo non può esistere di per se stesso, ma può esistere solo se esiste un Dio che lo concepisce secondo determinate equazioni matematiche. Alcuni ritengono che le attuali leggi della fisica non possano essere ritenute esatte perchè non disponiamo ancora di una teoria che unifichi la relatività generale, l'interazione elettrodebole e l'interazione forte. Va innanzitutto precisato che non è assoltamente necessario che tale teoria debba esistere; Dio avrebbe potuto concepire l'universo sia secondo una teoria unificata che secondo alcune teorie tra loro scorrelate. In ogni caso, una nota proprietà delle equazioni matematiche è la possibilità di trovare equazioni approssimate in grado di riprodurre con ottima accuratezza i risultati dell'equazione esatta, all'interno di specifici campi di valori. Questa è la ragione per cui è possibile usare la meccanica classica (che rappresenta l'approssimazione) al posto della meccanica quantistica (che rappresenta la teoria esatta) nello studio di molti processi macroscopici. Dunque, indipendentemente dal fatto che si vogliano considerare le attuali leggi della fisica come esatte o approssimate, l'accuratezza e la sistematicità delle loro previsioni dimostrano che lo stato dell'universo è determinato da specifiche equazioni matematiche. Se i processi naturali non fossero determinati da alcuna equazione matematica, non ci sarebbe ragione di aspettarsi di potere prevedere i processi naturali (neppure un numero limitato di essi), attraverso equazioni matematiche.

Alcuni obiettano che le equazioni matematiche non sono i principi che governano l'universo, ma solo una loro rappresentazione creata dall'uomo. Altri affermano che la matematica è solo il linguaggio usato per descrivere l'universo. Tali obiezioni però non reggono, poichè le leggi della fisica sono intrinsecamente concetti matematici astratti, e quando si chiede a costoro di descrivere quali dovrebbero essere i "principi naturali" che governano l'universo, principi di cui le equazioni della fisica (per esempio, l'equazione di Schroedinger o di Dirac) dovrebbero essere solo delle rappresentazioni, essi restano senza parole. La loro incapacità di descrivere in modo concreto le leggi della fisica (ossia di descriverle come entità non concettuali) è una diretta conseguenza della natura intrinsecamente astratta e concettuale delle leggi della fisica. In verità, essi usano il termine "principi naturali" o forme equivalenti, ma si tratta di concetti vaghi e completamemte indefiniti, ossia si tratta di non-concetti, ma solo di vuote figure retoriche, prive di alcun significato reale. Inoltre, il dato di fatto indiscutibile che la scienza ci fornisce è che i fenomeni naturali avvengono secondo specifiche equazioni matematiche. Non c'è alcun bisogno di introdurre dei vaghi ed oscuri concetti di "principi naturali" per spiegare questo fatto. La spiegazione più semplice e più diretta è che la natura è regolata da equazioni matematiche. I "principi naturali" sono un concetto tanto vuoto ed indefinito quanto superfluo.

Alcuni poi affermano che le equazioni della fisica non sono la causa dei processi naturali, ma sono solo il risultato della nostra analisi a posteriori dei dati sperimentali; in altre parole, sono solo il modo in cui abbiamo riordinato e riassunto, in un linguaggio matematico, i dati in nostro possesso. Ma se così fosse, ogni nuovo dato sperimentale dovrebbe costringerci a rivedere le nostre analisi e a modificare le nostre equazioni. Tale obiezione è palesemente smentita dalla capacità predittiva delle equazioni della fisica. Se l'universo non fosse infatti governato da leggi matematiche, la situazione dovrebbe essere la seguente: analizzando i dati sperimentali saremmo in grado di trovare una qualche equazione matematica in grado di rappresentare tali dati. Ma ogni nuovo esperimento ci fornirebbe nuovi dati, in disaccordo con le nostre equazioni, così che ad ogni nuovo esperimento dovremmo modificare le nostre equazioni. Infatti, i possibili valori numerici dai dati sperimentali sono a priori infiniti, e quindi la probabilità che un nuovo esperimento fornisca dati in accordo con le previsioni delle nostre equazioni sarebbe nulla in un universo non intrinsecamente strutturato su equazioni matematiche (la probabilità si calcola come il rapporto tra i casi favorevoli e quelli possibili, ed essendo i casi possibili infiniti, tale rapporto è nullo). Abbiamo invece riscontrato la situazione opposta, ossia la sistematica riconferma delle soluzioni delle equazioni della fisica. Si consideri che le equazioni della meccanica quantistica furono scoperte il secolo scorso analizzando alcuni semplici atomi; tali equazioni hanno poi correttamente previsto il comportamento di miliardi di altre molecole e sistemi, senza mai necessitare di alcuna modifica. Da un secolo a questa parte, negli innumerevoli studi su sempre nuovi sistemi e materiali, assistiamo ad una sistematica riconferma delle leggi della fisica. Possiamo concludere quindi che è nulla la probabilità che l'universo non sia intrinsecamente strutturato su equazioni matematiche.

Alcuni considerano le equazioni della fisica come una mera descrizione dell'universo, come una mappa lo è di un territorio, pur non essendo il territorio. Anche questo tipo di obiezione cade se si considera il potere predittivo delle leggi della fisica; la mappa infatti non può in nessun modo predirre le modifiche che averranno in un territorio nel corso del tempo, essendo solo una descrizione grafica dei rilievi finora effettuati. La mappa non può fornirci nessuna nuova informazione oltre a quelle che sono state utilizzate da chi ha scritto la mappa stessa, al contrario delle leggi della fisica che sono in grado di fornirci nuove informazioni su esperimenti che non sono ancora stati fatti, prevedendone in anticipo i risultati. La mappa deve essere sempre riaggiornata ad ogni combiamento, e questo è quello che dovrebbe succedere anche alle leggi della fisica, se esse fossero solo una mappa dell'universo, costruita sui nostri dati sperimentali: ogni nuovo dato sperimentale rappresenterebbe una modifica del nostro insieme di dati e richiederebbe un riaggiornamento delle nostre equazioni. Non è possibile giustificare lo strabiliante accordo tra i dati sperimentali e le leggi della fisica e la capacità predittiva di tali leggi senza riconoscere che lo stato dell'universo debba essere necessariamente determinato da specifiche equazioni matematiche.

Secondo alcuni l'universo sarebbe governato dal caso, poichè il processo quantistico del collasso della funzione d'onda è aleatorio. Questo è palesemente falso. Infatti per ogni esperimento esistono a priori infinite possibili distribuzioni di probabilità. La materia però segue sistematicamente la distribuzione di probabilità determinata dalle medesime equazioni matematiche (le leggi della fisica). Altri ritengono che il collasso della funzione d'onda non abbia una natura matematica. Questo è chiaramente falso: essendo la funzione d'onda un concetto matematico, ogni processo che la riguarda è necessariamente un concetto matematico. Ma a prescindere da questo, il punto rilevante non è la natura matematica o meno dell'universo ma la sua natura concettuale. Sia le equazioni matematiche che la funzione d'onda ed il suo collasso sono concetti astratti, e come tali non possono esistere indipendentemente da una mente che li concepisca. La scienza ci ha fatto comprendere come l'universo sia governato da una teoria astratta e concettuale, fondata su specifiche equazioni differenziali e sul collasso della funzione d'onda. Un tale universo non può quindi esistere senza un Dio intelligente che lo concepisca secondo tale teoria. Un concetto non può infatti essistere da se stesso, ma solo in quanto pensato da una mente intelligente. Negare questo per me significa semplicemente negare l'evidenza. L'ateismo è inconciliabile con la visione dell'universo che la scienza moderna ci presenta, poichè l'intrinseca natura astratta e concettuale delle leggi che governano l'universo implica l'esistenza di un Dio personale. é
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