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RICERCA SU GESU' NELLA STORIA e STORICITA' DEI VANGELI

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2024 17:25
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08/07/2021 14:07
 
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L'ATTENDIBILITA' STORICA DEGLI SCRITTI NEOTESTAMENTARI

Le datazioni papiracee e filologiche in genere dei testi più antichi dei Vangeli canonici mostrano che non ci fu praticamente soluzione di continuità tra la Vita di Cristo e la sua narrazione scritta. Ciò non lascia margini di tempo per la nascita di leggende o miti. Ecco alcuni dati: Cristo è morto tra il 30 e il 33; i codici - ossia le copie - dei Vangeli più antichi sono:

  1. Il frammento 7q5 di Marco, datato da J.O'Callaghan al 50-55 d.C., e ritrovato a Qumran, nella biblioteca degli Esseni, distrutta negli anni 70 da Tito (esso

dunque risale a 20-25 anni dopo la vita di Gesù)

  1. Il frammento del Papiro 64 del Magdalen College, datato da C.Thiede al 60, e rinvenuto in Egitto (il Vangelo matteano era in circolazione dunque da 25-30 anni dopo della morte di Gesù)
  2. IL P 52 Rylands, trovato in Egitto, del Vangelo di Giovanni, del 125 d.C. (Il Vangelo di Giovanni è dell'80-90).

Se O'Callaghan ha ragione, esistono papiri di Luca (il cosiddetto papiro di Barcellona) risalenti al 60. Ma il dibattito non è chiuso.

Questi testi sono vicinissimi ai fatti narrati, e in genere ai manoscritti originali dei Vangeli: il codice giovanneo di trent'anni, gli altri ancor meno, in quanto i Padri della Chiesa ci informano che Matteo scrisse in aramaico il suo Vangelo nel 40, e lo tradusse o fece tradurre in greco nel 60, mentre Marco scrisse in greco nel 50. I due codici, dunque, non solo confermano le datazioni della patristica, ma sono praticamente contemporanei degli originali. Se fosse vera la datazione del papiro di Barcellona, anche il vangelo lucano, datato al 70 dai filologi più ottimisti e all'80-90 dai più scettici, andrebbe retrodatato di 20-30 anni ( in realtà abbiamo elementi intratestuali che già giustificano la datazione classica del 60, ma ci torneremo). Il Vangelo di Giovanni, come dicevamo, è datato da sempre al 100 circa, e il Rylands lo conferma, alla faccia di chi lo poneva nel 150, 200 addirittura. Riportano inoltre non le parti considerate più antiche dei Vangeli - il cosiddetto kerygma - ma parti più recenti, a dimostrazione che già da quelle epoche lontanissime i testi erano completi. In genere, la distanza tra originali e copie, nella letteratura classica, è incomparabilmente più grande (per Virgilio, 400 anni, per Orazio 800, per Cesare 900, per Nepote 1200, per Platone 1300, per Sofocle 1400, per Eschilo 1500, per Euripide 1600, per Omero 2000), eppure nessuno dubita dell'autenticità di quelle opere. Analogamente, mentre i codici della letteratura profana, che attestano l'uniformità della tradizione testuale, sono di numero medio-basso (Orazio, 250; Omero 110, Virgilio 100, Sofocle 100, Eschilo 50, Platone 11, Euripide 2, Tacito - gli Annali - 1), quelli della letteratura evangelica sono moltissimi: 4292, di cui 53 comprendono tutto il Nuovo Testamento, senza contare le traduzioni e i codici di esse, che sono 30000 (considerando che se ne trovano sempre di nuovi, non mi meraviglierei che questi stessi dati dovessero essere arrotondati per eccesso). Esclusi questi, abbiamo

232 codici maiuscoli, onciali, di cui 2 sono del V sec., 14 del VI, e gli altri dal VII all'XI.

2400 codici minuscoli, dal X al XVI sec. 1610 codici incompleti, dal VI al XVI sec. 52 frammenti papiracei

Dei frammenti papiracei, i più antichi (esclusi quelli già citati) sono

  1. Il Chester Beatty I-II del 300 d.C.
  2. L'Egerton del 130-150 d.C.
  3. Il Bodmer II, del 150-200 d.C.
  4. Il Bodmer XIV-XV, degli inizi del III sec.
  5. Il Michigan 1570, del III sec.

 

Dei manoscritti pergamenacei, che ricopiano i papiracei del II sec., i più antichi sono:

  1. Il Codice Vaticano, dell'inizio del IV sec.

 

  1. Il Codice Sinaitico, di poco posteriore

 

  1. Il Codice Alessandrino, del V sec.

 

  1. Il Codice di Efrem, del V sec.

 

  1. Il Codice di Beza, del VI sec.

 

Tali testi erano conosciuti e citati. Ecco alcuni dati sulle citazioni più antiche:

 

  1. Gli scrittori dell'età apostolica citano 122 volte Matteo, Marco e Luca:

 

La Didachè ( ca. 90 d. C.) 75 volte Clemente Romano ( 96 ca) 18

Barnaba (98 ca) 7

Ignazio di Antiochia ( ca107) 13 Erma (ca 150) 9

Gli scrittori cristiani del II e del III sec citano NT e Vangeli 30.783 volte

Da quanto ho detto, si evince che la storicità, intesa come autenticità dei fatti narrati, dei Vangeli viene confermata dai criteri stessi della filologia moderna. Posso quindi ragionevolmente passare ad un' analisi che consideri i testi in se stessi, senza il pregiudizio della leggenda o del mito.


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