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LA DISUMANA PRATICA DELL'OSTRACISMO VERSO GLI EX TDG

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2024 11:26
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06/09/2013 15:27
 
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LA WTS OBBLIGA i propri associati tdg ad applicare il cosiddetto OSTRACISMO verso coloro che per una qualsiasi ragione fuoriescono dai tdG volontariamente, oppure che vengono espulsi  dai capi locali, per inadempienze rispetto alle loro regole (spesso non contemplate nella Bibbia) oppure che abbiano contestato qualche intendimento dei dirigenti.  


     Questo significa che nessuno di coloro che restano o vogliano restare a far parte dei tdG potrà intrattenere rapporti con lui nè una normale amicizia  e neppure semplici scambi di vedute. Addirittura si arriva a spingere i tdg a non rivolgere più neanche un semplice saluto alla persona fuoriuscita e a considerarla  come fosse morta.  Una condizione crudele, disumana e terribile, e che essi travalicando i limiti, le corrette interpretazioni, e soprattutto la legittimità delle loro decisioni, attribuiscono alla Bibbia.
E' ammessa una eccezione, ma solo in teoria, solo nei confronti di uno stretto consanguineo che viva sotto lo stesso tetto.

L'Ostracismo Geovista o Emarginazione Coercitiva viola nei fatti la libertà religiosa perchè è tesa ad esercitare una potente pressione psicologica verso chi lo subisce, facendo leva sugli affetti per farlo ritornare ad abbracciare un credo che  non vorrebbe più professare.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo afferma all'articolo 18: "Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo..."

La 
Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali (firmata a Roma il 4 novembre 1950) recita all'art. 9: "1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo e la libertà di manifestare individualmente o collettivamente, sia in pubblico che in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti. 2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere oggetto di quelle sole restrizioni che, stabilite per legge, costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell'ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui".

La 
Costituzione della Comunità Europea recita all'articolo II-70:"1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti."

La 
Costituzione Italiana, all'art. 19, riconosce in modo ampio la libertà di religione. Essa viene intesa come libertà di fede religiosa per evidenziare il diritto di ogni individuo di professare la propria fede e di farne propaganda. La libertà di religione viene intesa inoltre come libertà di pratica religiosa, perché comporta il diritto di esercitarne in privato o in pubblico il culto, cioè di svolgere e di prendere parte a preghiere e riti religiosi. Questa seconda libertà trova un unico limite: non deve trattarsi di riti religiosi contrari al buon costume.

La disciplina della libertà religiosa è collegata a diversi altri principi costituzionali: innanzitutto il principio di eguaglianza che vieta qualunque discriminazione tra gli individui a causa della religione professata. Il problema si pone nei confronti delle religioni, movimenti e sette che ritenendosi detentrici di autorità divina annullano con le loro regole il diritto fondamentale di professare e/o cambiare religione in completa libertà senza discriminazioni e senza che l'esercizio di tale libertà sia punito o sanzionato in alcun modo. Pertanto il "favorreligionis" di cui godono le organizzazioni o associazioni religiose, sancito dalla Legge, non può e non deve ledere i diritti personali del cittadino.

La Congregazione dei testimoni di Geova operante in Italia in piena libertà, godendo dei diritti garantiti dalla Carta Costituzionale Italiana e di quella Europea non garantisce la libertà di religione ai suoi associati. Infatti, essa pratica e incoraggia l'Emarginazione Coercitiva verso chi, per motivi di coscienza o per infrazioni alle regole religiose, lascia il movimento e ne è espulso.

L'Emarginazione Coercitiva non è l'intollerante comportamento di pochi affiliati, ma una regola imposta dai vertici del movimento. Un'inquisizione religiosa atta a indagare sulla vita e le scelte personali oltre che sulle opinioni e sul credo degli individui per reprimere il loro pensiero indipendente e la loro libertà di scelta. 

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ECCO LA DOCUMENTAZIONE DI CIO' CHE SIGNIFICA ESSERE DISASSOCIATI E A QUALI CONSEGUENZE PUO' PORTARE.

La rivista Torre di Guardia del 15 novembre 2011 a pagina 3 presenta un articolo titolato: “IEU difese la pura adorazione”, spiegando di seguito chi fosse stato questo personaggio biblico dice:

“IEU fu un difensore della pura adorazione. In questa veste fu dinamico, pronto, implacabile, zelante e impavido. Manifestò qualità che faremmo bene a imitare”.

Lo scopo di questo articolo, è quello di difendere la “pura adorazione” ma nel contempo proteggere la Società Torre di Guardia, utilizzando un testo delle Scritture Ebraiche.

Poi continua:

“Oggi i servitori di Geova non ricorrono alla forza per combattere gli oppositori della pura adorazione. “La vendetta è mia”, dice Dio. (Ebr. 10:30) Ma per eliminare dalla congregazione influenze potenzialmente corruttrici, gli anziani possono dover agire con un coraggio simile a quello di Ieu. (1 Cor. 5:9-13) Inoltre tutti i componenti della congregazione devono essere decisi a evitare la compagnia di persone disassociate. — 2 Giov. 9-11”. 
(La Torre di Guardia 15/11/2011 pp. 4, 5)

Lo “schiavo fedele” sta incoraggiando ad usare un comportamento simile a quello di Ieu e cioè l’uccidere i nemici senza pietà e compassione. Tutti i disassociati e dissociati sarebbero meritevoli di morte. 
Oggi non si possono più uccidere le persone che vanno contro la volontà di Dio, ma questo non esclude che si possano “ucciderli” socialmente.

Il metodo “dell’uccisione sociale” è stato applicato dai Testimoni di Geova già da parecchio tempo come purtroppo viene usato ai giorni nostri.

Ecco il pensiero del Corpo Direttivo sul come trattare gli “apostati”:

“Quelli che odiano Dio e il suo popolo devono essere odiati… Noi dobbiamo odiare nel più puro senso, che significa considerare con estrema o attiva avversione, ritenere detestabile, odioso, ripugnante, esecrare. Certo nessuno di quelli che odiano Dio è degno di vivere sulla sua bella terra… Non possiamo amare quegli odiosi nemici, poiché essi sono degni solo della distruzione. Noi pronunciamo la preghiera del salmista: ‘Fino a quando, o Dio, oltraggerà l’avversario? Il nemico sprezzerà egli il tuo nome in perpetuo? Perché ritiri la tua mano, la tua destra? Traila fuori dal tuo seno, e distruggili!’ (Sal. 74:10, 11) Noi preghiamo con fervore e gridiamo questa preghiera perché Geova non attenda oltre, e invochiamo che la sua ira sia resa manifesta. Stendi la tua mano e la vedano i tuoi nemici, e usala per il loro male e la loro distruzione… Questi sono i veri sentimenti, desideri e preghiere dei giusti oggi. Sono essi i vostri? Potete essere certi che li saranno fino a che amate e conoscete il nome di Geova”.
(La Torre di Guardia 15/3/1953 pp. 89, 90)

“Noi oggi non viviamo fra nazioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia, come era possibile ed era ordinato di fare nella nazione d’Israele, nel deserto del Sinai e nella terra di Palestina. … Essendo circoscritti dalle leggi delle nazioni in cui viviamo ed anche dalle leggi di Dio mediante Gesù Cristo, possiamo agire contro gli apostati soltanto fino ad un certo punto, vale a dire, conformandoci alle due serie di leggi. La legge della stato e la legge di Dio mediante Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra stessa famiglia carnale”.
(La Torre di Guardia 15/1/1954 p. 62)

“Quando l’odio è intenso, profondo e inseparabile dall’individuo, si va oltre l’inimicizia dovuta al peccato ereditario o all’ignoranza che può essere considerata pazientemente con amore: ‘Non odio io quelli che intensamente ti odiano, o Geova, e non ho in abominio coloro che si ribellano a te? D’un odio completo li odio. Son divenuti per me veri nemici’”.
(La Torre di Guardia 15/7/1959 p. 423)

“Tale odio è corretto, perché si basa sul principio, non sulla passione, sull’amore della giustizia, non sull’egoismo. Inoltre, chi odia in questo modo i nemici di Dio si accontenta di aspettare che Dio faccia giustizia di tali nemici”.
(Svegliatevi! 22/4/1971 p. 30)

“I veri cristiani condividono sentimenti che Geova nutre verso questi apostati; non sono curiosi di conoscere le loro idee. Al contrario, ‘provano nausea’ per coloro che si sono resi nemici di Geova Dio, ma lasciamo a lui il compito di eseguire la vendetta”.
(La Torre di Guardia 1/10/1993 p. 19)

Come comportarsi con gli “apostati”? Ecco cosa suggerisce l’Organizzazione dei Testimoni di Geova:

“Il nostro atteggiamento verso gli apostati dovrebbe essere quello di Davide, che dichiarò: “Non odio io quelli che ti odiano intensamente, o Geova, e non provo nausea per quelli che si rivoltano contro di te? Li odio con odio completo. Mi sono divenuti veri nemici”. (Salmo 139:21, 22) Gli apostati odierni hanno fatto causa comune con l’“uomo dell’illegalità”, il clero della cristianità. (2 Tessalonicesi 2:3)
(La Torre di Guardia 15/7/1992 p. 12)

In parole semplici i fuoriusciti dalla setta geovista dovrebbero essere odiati perché hanno commesso il delitto più grave che secondo la wts sarebbe quello di lasciare Dio, mentre il più delle volte il fuoriuscito intende solo abbandonare la loro organizzazione. 
Anche tra le fila dei testimoni di Geova c’è sempre qualcuno, che riesce a mantenere una propria autonomia di pensiero, e non accetta questo condizionamento; allora lo schiavo fedele è pronto a ricordare, tramite la loro rivista, che: smascherare, condannare e denunciare la falsa religione non solo non costituisce offesa, ma diventa un lodevole servizio sociale, reso specialmente agli “accecati” e “schiavi” della cristianità.

Oggigiorno sono moltissimi quelli che abbandonano l’Organizzazione e diventano fautori della fuoriuscita di tanti altri.

Per quanto incredibile possa sembrare, l'allora presidente della wt, Fred Franz durante un processo tenutosi nel 1954 in Scozia, ha ammesso sotto giuramento che l’”unità dell’organizzazione" era più importante della verità e che i Testimoni di Geova verrebbero disassociati  se non credessero a quanto il Corpo Direttivo stabilisce: sarebbero degni di morte.

Dagli atti del processo del 1954 p. 348:

P. L’unità a qualsiasi prezzo?
C. L’unità a qualsiasi prezzo, perché noi crediamo e siamo sicuri che Geova sta adoperando la nostra organizzazione, il Corpo Direttivo della nostra Organizzazione per dirigerla, anche se di tanto in tanto vengono commessi degli errori.
P. È unità basata sull’accettazione forzata di false profezie?
C. Ammetto che è così.
P. E se la persona che esprime la sua opinione che, come lei dice, è sbagliata, viene disassociata, si può dire che abbia violato il patto, anche se battezzata?
C. Esatto.
P. E come lei ha detto ieri chiaramente, è degna di morte?
C. Io penso…
P. Vuole rispondere sì o no?
C. Non esito a rispondere sì.
(Walsh Trial, Scotland, 1954, ed. 1958 p. 348)

Definizione della Società di quello che significa “apostasia” tratto da una lettera inviata a tutti i sorveglianti di circoscrizione e di distretto, in data 1 settembre 1980:

“Tenete in mente che, per essere disassociato, un apostata non deve necessariamente essere un promotore dei suoi punti di vista. Come menzionato nel paragrafo due, pagina 17 dell’articolo della Torre di Guardia del 1° agosto, 1980 [ed. italiana del 15/1/81] la parola “apostasia” deriva dal termine greco che significa ”allontanamento, defezione, ribellione”. Quindi se un Cristiano battezzato abbandona gli insegnamenti di Geova, rappresentato dallo “schiavo fedele e discreto” e persiste nel credere in altre dottrine nonostante le riprensioni scritturali, allora è un apostata. Si può tentare di fargli cambiare il suo modo di pensare gentilmente, con sforzi estesi. Tuttavia, se, nonostante tutti questi sforzi per cambiare il suo modo di pensare, egli continua a credere nelle sue idee apostate e rifiuta le direttive dello “schiavo fedele e discreto” deve essere intrapresa un’appropriata azione giudiziaria”.

È per questo motivo che molti Testimoni, nei vari comitati giudiziari, vengono disassociati per apostasia, nonostante i loro notevoli sforzi per dimostrare che le loro credenze non contraddicono ciò che è scritto nella Bibbia.

Per la Società Torre di Guardia viene considerato “apostata” chiunque non si attiene alle disposizioni e al pensiero imposti dall’Organizzazione anche se questi venissero successivamete cambiati, smentiti o contraddetti dalla Società stessa.

 
 

 

 


[Modificato da Credente 22/01/2020 11:13]
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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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