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LUTERO: conosciamolo meglio

Ultimo Aggiornamento: 15/08/2018 16:10
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29/07/2012 15:41
 
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Lutero sconosciuto (nascosto):
l’anticipatore della “Soluzione Finale”

 

<<Se potessi lo (il concittadino ebreo) schiaccierei e lo trapasserei con la spada nella mia rabbia… Incendiate le loro sinagoghe o le loro scuole e ciò che non brucia seppellitelo con la terra e ricopritelo di sassi, in modo che nessuno ne possa più vedere una sola pietra o una sola macchia. E lo dovremmo fare in onore di nostro Signore e della cristianità, affinché Dio veda che siamo cristiani… Che si abbattano e si distruggano anche le loro case… Questi fannulloni e saccheggiatori non meritano alcuna grazia e alcuna pietà… Vietate loro di lodare, ringraziare e pregare pubblicamente Dio quando sono vicini a noi e di insegnare, punendoli con la perdita del corpo e della vita …Questi ebrei sono una cosa talmente disperata, malvagia, avvelenata e impossessata dal diavolo che sono stati e sono da 1400 anni la nostra piaga, la nostra pestilenza e la nostra sciagura. Infine, con loro abbiamo veramente il demonio>> (Martin Lutero, Gli ebrei e le loro menzogne, Wittenberg 1543)

 di Antonio Margheriti Mastino

LA SUA VECCHIAIA 

 Stavo leggendo le cronache degli ultimi anni di Lutero. Soprattutto mi fa sorridere che gli scribacchini presenti, con quella loro pignoleria tutta teutonica, annotassero ogni sciocchezza. Oltre che le perle di saggezza che Lutero sempre più raramente perdeva dalla bocca, fra un bicchiere e l’altro. Ormai anzianotto, ebbe alle calcagna uno scribacchino in particolare, che “catalogava” come un entomologo tutto quanto dicesse (e facesse) l’ex monaco, come fosse un oracolo. E spulciando fra le righe vedi il crescendo degenerativo: andando sempre più avanti dovette prender nota, questo qui pure, più di rutti, peti, e bestemmie “per far dispetto al diavolo”, che non colate di sapienza cristiana. E fra poco ve lo faccio vedere.

Di buona forchetta  e di ottimo e abbondante bicchiere, divenne quasi subito obeso. Dice: pure san Tommaso era obeso: sì, è vero, ma dalla nascita quasi, e perchè aveva disfunzioni ghiandolari, pare. Un gruppo di sofisticati gastronomi ha studiato il suo caso e ha stabilito che l’ultima “Dieta” che dovette affrontare, fu quella di Worms, nel 1591, quando, fallito il tentativo di ricucitura con Roma, fu scomunicato e messo al bando dal papa e dell’imperatore. E infatti scrivono i buongustai di professione: “I protestanti sono passati alla storia perché contestavano la vita dispendiosa che si conduceva a Roma, ma Lutero quando si sedeva a tavola non era molto diverso dai suoi avversari. Forse perché aveva trascorso l’infanzia tra i digiuni impostigli dai teutonici genitori, e la giovinezza tra quelli previsti nel convento Agostiniano di Erfurt. Quando Lutero uscì dall’ordine Agostiniano poté dare libero sfogo alla sua ghiottoneria, che pagò con i calcoli renali, la colite e l’ulcera”. 

Dicevo dei “bicchieri”. Un altro dato di colore del Lutero sconosciuto, cioè ad arte “nascosto”. Dipinto dagli anti-papisti come campione di mitezza e ascetismo penitenziale, dimenticarono un solo insignificante particolare: era un maledetto beone. Dice: ma no, era solo sanguigno. Eh no, ragazzi: era ‘mbriaco!… e la penitenza semmai la voleva far fare agli altri. Anche a dar retta agli “scribacchini” del Maestro risulta che, negli ultimi anni, l’alcol sempre più spesso andò prendendo nelle sue giornate il posto dello Spirito.

Annotano gli studiosi di gastronomia di cui sopra: “Al cibo, ma soprattutto alla birra non sapeva resistere”. Si scolava parecchie pinte della bionda bevanda mentre tuonava contro il vizio nazionale dei tedeschi, e a chi gli faceva notare l’incoerenza rispondeva: “Se il buon Dio mi perdona per averlo tradito per vent’anni come monaco cattolico, può perdonarmi anche un bicchierozzo trangugiato”.

 

HITLER: “LUTERO È IL VERO TEDESCO”

Siccome la Chiesa è per tutti gli “illuminati” la titolare di ogni nefandezza, corruzione e soprattutto omicidio passato, presente e futuro, e lo è nero su bianco, stranamente solo da inizio ’700 (oralmente lo è dai tempi della Riforma sino a… Chi l’ha Visto?), vediamo un po’ da che fogna sale la predica .

E’ bastata una mediocre commedia teatrale (opera di fantasia fatta filtrare come “opera storica” da certi segreti ma non sconosciuti uffici speciali sovietici messi su per sputtanare 24 ore su 24 la Chiesa cattolica) di un certo Hocchurth, comunista tedesco, per inventare da capo a piedi la frescaccia del “Silenzio” del Vicario. Che per essere “silenzio” ha già fatto troppo casino, a vuoto; e interi libri son stati costruiti su questo vuoto, vuoto che alimenta altro vuoto. Non un solo documento, che non fosse coniato in casa dalla STASI seduta stante, che abbia mai provato quel che insinuavano. Consapevoli della dinamica calunniosa, alla quale le cellule comuniste erano addestrate contro i “nemici del popolo”, e anche ben coscienti della maggiore efficacia e fascino sinistro delle “voci” fatte circolare ad arte senza troppi fronzoli probatori, si sono tenuti a debita distanza di sicurezza dai documenti originali dell’epoca. Che sapevano benissimo avrebbero smontato i loro teoremi: se potettero marciarci sino a tal punto è perché, almeno nei pochi paesi dove non comandavano loro, ancora su moltissimi documenti relativi alla Seconda Guerra, vigeva il segreto di Stato.

Ma questo è un altro discorso.

Scendiamo direttamente nella fogna, fino alle falde. Lì troveremo Lutero. Apriamo il tombino e risalendo tiriamoci dietro, turandoci il naso, l’olezzo di questo “arcangelo”.

E tiriamo pure fuori dalla naftalina una domanda che da decenni inutilmente attende d’essere pronunciata.

Signori anti-papisti, seguaci dell’arcangelo Lutero, se ancora esistete, come spiegate la faccenda dell’intera chiesa luterana, con (quasi) tutti i suoi vertici pastorali, che anima e core si schierò con Adolf Hitler? Non v’è nella città dove iniziò l’avventura luterana, nel museo che celebra l’ex agostiniano, anche una foto di un Fuhrer circondato da tutto l’establishment luterano a braccio teso, mentre Hitler proclama Lutero “vero rappresentante dello spirito tedesco”?

Escluso che questa associazione… a delinquere sia stata un puro caso, proviamo a vedere invece da dove nasce. E sorpresa: nasce da Lutero stesso. Lasciamo la parola direttamente all’arcangelo della cosiddetta Riforma.

Ce n’è per gli Ebrei, le donne, il papa, i contadini, gli handicappati, per tutti. Un posseduto da Patzuzu sarebbe stato più prudente. Ma scherzi a parte non è difficile scorgere l’ombra di Lui, il Principe dell’Omicidio, nell’opera e nel furor teutonicus di questo come di altri eresiarchi. Guardacaso quasi sempre di area mitteleuropea.

 

LUTERO CONTRO I CONTADINI: “SCANNATELI TUTTI”

Ecco l’edificante campionario del Lutero-pensiero. Non è difficile immaginare perchè piacesse a Hitler.

1 <<Io, Lutero, vi dico: uccidete, straziate, sgozzate, dagli ebrei fino agli storpi, se potessi lo farei io stesso>>. Un incipit che non promette niente di buono.

Lutero esortò i prìncipi a uccidere i contadini ribelli: 

<<Ritengo che sia meglio uccidere dei contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l’autorità divina. [...] Il momento è talmente eccezionale che un principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi. Che ognuno pugnali, picchi e strozzi chi può e se morirai, buon per te, perché non potrai trovare una morte più beata. Muori infatti nell’ubbidienza alla parola e all’ordine divino>>.

Il risultato dell’intervento dei principi aizzati dallo stesso Lutero contro i contadini ribelli, è da infarto: nella battaglia finale di Frankenhausen fu atrocemente annientato un esercito di 10.000 contadini e cittadini comuni. Ma è solo la punta dell’iceberg: nella lotta campale lasciarono la pelle la bellezza di 100.000 persone, civili soprattutto. “Lasciarono la pelle” è usare un eufemismo: furono arsi vivi, trafitti, torturati, massacrati, accecati.

3 Lutero esorta a perseguitare coloro che predicano una fede diversa:

<<Se volessero predicare subito il vangelo puro, anche se fossero angeli o Gabriele che scende dal cielo … Se vogliono predicare, che dimostrino la propria vocazione o il proprio mandante … Se non lo vogliono fare, le autorità consegnino questi uomini al giusto compare, al mastro Hans (il boia) …>>

 

LUTERO FURIOSO ANTISEMITA: CHIEDE LA SOLUZIONE FINALE!

4 Lutero calunnia la popolazione ebraica e ne richiede la distruzione:

<<Se potessi lo (il concittadino ebreo) schiaccierei e lo trapasserei con la spada nella mia rabbia… Incendiate le loro sinagoghe o le loro scuole e ciò che non brucia seppellitelo con la terra e ricopritelo di sassi, in modo che nessuno ne possa più vedere una sola pietra o una sola macchia. E lo dovremmo fare in onore di nostro Signore e della cristianità, affinché Dio veda che siamo cristiani… Che si abbattano e si distruggano anche le loro case… Questi fannulloni e saccheggiatori non meritano alcuna grazia e alcuna pietà… Vietate loro di lodare, ringraziare e pregare pubblicamente Dio quando sono vicini a noi e di insegnare, punendoli con la perdita del corpo e della vita …Questi ebrei sono una cosa talmente disperata, malvagia, avvelenata e impossessata dal diavolo che sono stati e sono da 1400 anni la nostra piaga, la nostra pestilenza e la nostra sciagura. Infine, con loro abbiamo veramente il demonio>> (Martin Lutero, Gli ebrei e le loro menzogne, Wittenberg 1543)

Lutero arrivò ad affermare che Mosè, se “fosse stato ancora in vita, avrebbe incendiato lui stesso le scuole e le case degli ebrei”. Questo accadeva mentre nella “Roma dove siede in trono Lucifero”, gli ebrei potevano vivere una vita normale e tranquilla, portando avanti i loro mestieri, dei quali per primo il pontefice usufruiva, retribuendoli lautamente. E fra l’altro, il Ghetto famoso non glielo impose nessuno, lo richiesero loro stessi al papa, per “sentirsi più sicuri”, e in più ne chiesero anche la “chiusura” al tramonto: non tanto per difendersi da qualche eventuale improbabile “antisemita” nottambulo, ma piuttosto, essendo gli ebrei spesso banchieri e gioiellieri, per paura di qualche sicuro ladro notturno. Si fossero trovati male e insicuri nella città del papa, se ne sarebbero andati, come erano liberi di fare. Invece rimasero fino alla fine. E anche dopo. Anzi, le loro fortune economiche le dovevano proprio alla clientela prelatizia e cattolica, non di rado al papa stesso, il quale aveva sempre medici personali ebrei. E questo dimostra quanta fiducia ci fosse fra le due parti. Lutero di sarebbe fidato di un medico ebreo? O meglio: quale medico ebreo avrebbe accettato di curare Lutero?

Lutero pretendeva inoltre che agli ebrei venissero sottratti tutti gli scritti religiosi, che essi venissero arrestati, che venisse sottratto loro tutto il denaro e ogni bene e infine inviati ai lavori forzati. Pari pari il programma politico di Hitler e Himmler: la Soluzione Finale! Come si dice: da niente non nasce niente, ma da cosa nasce cosa.

 

LUTERO CONTRO TUTTI (BAMBINI HANDICAPPATI COMPRESI)

5 Lutero chiama anche alla “guerra” ed esorta ad “assassinare” gli avversari turchi:

<<… Agitate con gioia i pugni e colpite senza rimorsi, uccidete, saccheggiate e danneggiate fin che volete …>>

6 Lutero pretende la morte degli usurai:

<<… se vengono sottoposti al supplizio della ruota e decapitati i briganti e gli assassini, quanto più si dovrebbero arrotare e svenare tutti gli usurai e cacciare, maledire e decapitare tutti gli spilorci…>>

Lutero pretende la morte dei coniugi fedifraghi:

Perché non uccidere gli adulteri?”, e la tortura per le prostitute: “Se io fossi il giudice, farei arrotare e svenare una prostituta francese velenosa come quella”. E qui rischia davvero di fare il deserto.

8 Per Lutero le donne che avevano “facoltà magiche” dovevano essere torturate e uccise:

<<Non lasciare in vita le maghe … E’ una legge giusta che debbano essere uccise. … Se non si faranno convertire, le darete al carnefice che le tortura>>.

9 Circa i bambini handicappati Lutero è chiaro:

<<E quando si parla dei bambini che assomigliano al diavolo … sono del parere… che essi siano stati rovinati dal diavolo … o che siano veri diavoli>>

Qualcuno ha notato e scritto, ricordandosi di questo precedente storico, che nel 1940/41 molte persone handicappate che erano state affidate ad apposite istituzioni protestanti (per esempio a Neuendettelsau in Baviera) furono da queste consegnate alle autorità statali; proprio perché si rifacevano espressamente alla dottrina statale di Lutero (ubbidienza alle autorità). “I responsabili sapevano che le persone consegnate sarebbero state tutte uccise”.

10 Infine Lutero avrebbe ucciso, va da sé, anche il papa:

<<Il papa è il diavolo; se potessi uccidere il diavolo, perché non dovrei farlo?>>

Ancora nelle scuole, sui libri di testo, ci insegnano quanto bravo e buono è Lutero, e della sua “civiltà” poi non ne parliamo! E manco a dirlo, di quanto è cattivo, ladro, cruento e pure un po’ zozzone il papa, qualsiasi papa. A qualcuno dei marxisti che compilano testi scolastici fosse mai venuto in mente che tale personaggio è il primo gradino, l’antesignano, l’anticipatore della futura dottrina e pratica nazista? Ma sì, ci avranno pensato di certo: solo che dinanzi al cattolicesimo, per questi marxisti, persino il nazismo è un male minore. Tanto più che all’epoca non ci pensarono due volte a farci un patto e dividersi la Polonia, guardacaso la cattolicissima fra tutte le nazioni.

Conclude in bellezza il “vescovo” luterano della Bavaria, per sua e nostra pace deceduto nel 1999,Hermann von Loewenich: “Vogliamo conservare l’eredità storica e la tradizione luterana quale nostra patria culturale e spirituale”. Auguri e figli maschi! Purché non handicappati…

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07/08/2012 19:46
 
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Martin Lutero

Ammonimento ai Giudei

(15 febbraio 1546)

 

Dopo essere stato qui in questo periodo e aver predicato, ora devo rientrare a casa e forse non potrò più predicare, per cui voglio benedirvi e pregarvi di seguire con diligenza ciò che vi insegnano i vostri predicatori e pastori fedelmente sulla grazia di Dio: siate frequenti nella preghiera. Che Dio vi protegga da tutti i ‘sapienti’ e cavillosi che disprezzano l’insegnamento del Vangelo: è già molto il danno che essi hanno provocato e ne vorrebbero fare ancora.

Per di più nella vostra regione avete ancora Giudei, che fanno gravi danni. Ora vogliamo comportarci con loro cristianamente e offrire la fede cristiana, perché vogliano accettare il Messia, che è pur sempre loro consanguineo: nato dalla loro carne, dal loro sangue e vera stirpe di Abramo, di cui si vantano, anche se io temo che il sangue giudeo sia ormai diventato acquoso e inquinato.

Questo dovete offrire loro e cioè che si vogliano convertire al Messia e si facciano battezzare, dimostrando così la loro serietà: se non si comportano così non dobbiamo tollerarli. E' Cristo che ci ordina di farci battezzare e di credere in Lui. E se ora non riusciamo a credere con fermezza come dovremmo, Dio avrà tuttavia pazienza con noi.

Ora invece con i Giudei accade che essi bestemmiano e oltraggiano ogni giorno il nostro Signore Gesù. Intanto lo fanno e noi sappiamo che non possiamo sopportare ciò. Infatti se tollero chi oltraggia, bestemmia e maledice il mio Signore Cristo, mi rendo partecipe di peccati altrui, mentre ne ho a sufficienza dei miei. Quindi, o miei Signori, non dovreste tollerarli, ma espellerli. Se però i Giudei si convertono, lasciano la loro usura e accettano Cristo, dobbiamo considerarli nostri fratelli.

In altra maniera non andrà, poiché la fanno troppo grossa.

Sono i nostri pubblici nemici, non la smettono di bestemmiare il nostro Signore Gesù Cristo, chiamano puttana la Vergine Maria e Cristo figlio di puttana e li chiamano mostri, bastardi. E se potessero ucciderci tutti, lo farebbero volentieri, anzi lo fanno spesso, specialmente quelli che si spacciano per medici – anche se ogni tanto aiutano – poiché alla fine il diavolo aiuta a mettere il sigillo. Così i Giudei conoscono anche la medicina che viene praticata nella terra di Roma; i Welschen,gl’italiani, sanno bene come si produce un veleno che fa morire in un’ora, un mese, un anno: l’arte la conoscono.

Siate dunque decisi con loro, poiché non sanno fare altro che bestemmiare il nostro amato Signore Gesù Cristo in modo mostruoso e vogliono privarci del nostro corpo, della nostra vita, del nostro onore e dei nostri beni.

Ciò nonostante vogliamo esprimere loro l’amore cristiano e pregare per loro, che si convertano, accettino il Signore, che dovrebbero onorare davanti a noiChi non vuole fare questo, è indubbiamente un malvagio giudeo, che non smetterà di bestemmiare Cristo, di approfittare di te e, dove può, di uccidere.

Perciò vi prego di non essere partecipi di peccati altrui. Ne avete a sufficienza di pregare Dio, affinché sia benevolo con voi e vi guidi, così come pure io prego ogni giorno e mi sottometto alla protezione del Figlio di Dio. E lui che io considero e onoro come mio Signore, a Lui mi rivolgo e in Lui mi rifugio, mentre il diavolo, il peccato e altre sventure mi tentano. Poiché è Lui la mia protezione, come ci sono cielo e terra, e la mia chioccia, sotto la quale mi rifugio davanti all’ira di Dio. Perciò io non voglio avere più nulla in comune con i Giudei, sopportare coloro che bestemmiano e oltraggiano il nostro amato Redentore.

Ho voluto dare alla fine questo ammonimento a voi come tedesco, perché non vi facciate partecipi di peccati altrui. Poiché io ho buone intenzioni e sono un bravo fedele, sia verso i Signori sia verso i sudditiSe i Giudei vogliono convertirsi a noi e rinunciare alle loro bestemmie e a ciò che comunque hanno fatto, li perdoneremo: se però no, non li tollereremo né sopporteremo tra di noi.

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07/08/2012 19:50
 
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LA DOTTRINA DI LUTERO

Lutero sosteneva che l’unica possibilità d’essere giusti era quella d’annullarsi (con la fede) nella giustizia di Dio, della quale si diventa partecipi. Con il suo detto "Pecca fortiter sed crede fortius" egli finiva con il negare il ruolo intermediario della Chiesa gerarchica, unica detentrice e dispensatrice degli strumenti sacramentali di grazia. Per quanto concerneva i Sacramenti, essi erano ridotti al Battesimo e all’Eucarestia, ma solo nella forma della "consustanziazione" e non della "transustanziazione". Lutero negava pure il valore sacrificale della Messa come rinnovo del sacrificio di Cristo. Il rifiuto del Purgatorio, del culto di Maria e dei Santi è implicito in tutta la concezione di Lutero, la quale nega ogni contributo della creatura umana alla propria salvezza. Il rapporto tra uomo e Dio è diretto e personale. Con la bolla "Exurge Domine et iudica" s’intimava a Lutero la ritrattazione entro 60 giorni, pena la scomunica, delle sue tesi. La risposta di Lutero fu "Adversus bullam Antichristi" nel successivo mese d’ottobre. Il 10 dicembre 1520, in presenza di numerosi studenti, Lutero dava alle fiamme a Wittenberg la bolla e i volumi di Diritto Canonico. Il 3 gennaio 1521, con la bolla "Decet Romanum Pontificem" Leone X scomunicava Lutero. Con l’editto di Worms (firmato dall’imperatore Carlo V) non solo Lutero è definito come un pubblico eretico, ma erano messi al bando anche i seguaci e i protettori di Lutero. Era proibito leggere, vendere, copiare, ristampare i suoi scritti. Rifugiatosi a Wartburg, un castello dei duchi di Sassonia, suoi protettori, Lutero nel periodo tra il 4 maggio 1521 e il 3 marzo 1522 scrisse la traduzione della Bibbia in tedesco, traduzione che alcuni considerano il primo gran capolavoro della letteratura tedesca. Nel 1525, Lutero s’unì in matrimonio con un’ex monaca cistercense, Katarina von Bora. In questo periodo Lutero si dedicò alla diffusione della sua dottrina e all’organizzazione della nuova Chiesa, avvalendosi dell’opera d’alcuni collaboratori tra cui Filippo Scwarzerd (detto il Melantone). Con l’opera "Loci communes rerum theologicarum" del 1522 il Melantone può considerarsi il vero teologo della Riforma. Se Lutero ha formulato l’essenza teologica dei problemi, il Melantone ne ha visto l’aspetto culturale, sistematico, in un certo senso universale. Egli, nel campo della gran disputa religiosa accesasi, rifuggì sempre dal fanatismo, dalla violenza, dalla parzialità. Sostanzialmente la figura del Melantone va ricordata per due aspetti:

  1. Per aver dato alla dottrina di Lutero un carattere più razionale, culturale, scientifico, in armonia con il movimento del tempo umanistico e rinascimentale, evitando quella rottura tra fede e ragione che invece c’è in Lutero;
  2. Per essere stato costantemente un elemento di maturazione alla ricerca della conciliazione e non della rottura.

Ad un certo momento, Lutero fu indotto a pensare che la Chiesa, nonostante la sua natura invisibile, aveva pur bisogno di una struttura visibile, d’organizzazione e di direzione, d’amministrazione e di controllo. Questa funzione non può essere svolta dai pastori, perché questi devono assumersi solo il servizio della parola e della spiegazione. Spetta ai Principi sovrintendere all’organizzazione ecclesiale delle masse. Lutero fece suo il principio secondo cui il Principe era incaricato, per grazia di Dio, di una missione particolare, quella di vegliare sull’ordine della Chiesa.
Alla struttura universale unica della Chiesa cattolica si sostituirono in fondo le numerose strutture particolari delle Chiese protestanti.

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11/01/2013 13:43
 
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Le ombre di Lutero:
antisemita, intollerante e contraddittorio

Martin LuteroLa prof.essa Angela Pellicciari è nota per i suoi libri sul Risorgimento e la Massoneria, entrambi sostenuti da ideali fortemente anticristiani. Nel 2006 è stata oggetto di un attacco calunnioso da parte di Repubblica (e altri quotidiani), accusata di idee filonaziste per aver proposto ai suoi studenti la lettura di alcuni brani di Hitler. In sua difesa è intervenuta una sua studentessa ebrea, la famiglia della studentessa e altri suoi alunni. A livello mediatico è stata difesa da Giuliano Ferrara, Pierluigi Battista, Ernesto Galli della Loggia, Nicoletta Tiliacos, Lucetta Scaraffia, Giorgio Rumi, Giorgio Israel e Rocco Buttiglione.

La Pellicciari concorda sostanzialmente con il pensiero di Pio XII nel vedere un filo rosso a legare la Rivoluzione Protestante, quella Francese e quella Comunista. Nel suo ultimo libro, Martin Lutero (Cantagalli 2012), cita infatti la famosa frase di Pacelli: «Si è partiti col dire Cristo sì, Chiesa no (protestantesimo ndr). Poi Dio sì e Cristo no (illuminismo ndr). Finalmente il grido empio: Dio è morto, anzi, Dio non è mai esistito (comunismo ndr)».  In particolare, si legge sulla recensione apparsa suAncora online, si è occupata di smontare la favola raccontata dalla vulgata, sul fatto che Martin Lutero si levò come un paladino della libertà contro la Chiesa cattolica brutta e cattiva.

Lutero in realtà ha negato che la volontà umana sia libera: secondo lui la vita dell’uomo, scrive la Pellicciari, dipende dalla lotta che Dio e Satana combattono per aggiudicarsi la sua anima. Dio crea gli uomini per mandarli o all’inferno o al paradiso senza che questi possano minimamente incidere sulla loro sorte. Secondo Lutero le opere non contano perché, essendo la volontà schiava, le persone non sono responsabili delle proprie azioni.

Negli scritti di Lutero, inoltre, troviamo molto odio: per Roma, per il Papa e per gliebrei. Nel testo Su gli Ebrei e le loro menzogne, Lutero auspica la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei. «Sia imposta – scrive – la fatica ai Giudei giovani e robusti, uomini e donne, affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte». Non fa meraviglia che nel 1936 sia Hitler a ristampare il testo scritto nel 1543 dal padre spirituale della Germania, apostrofato con gli appellativi di Hercules Germanicus e Propheta Germaniae. Certamente il cammino del Führer fu facilitato dalla filosofia tedesca inaugurata da Lutero, non a caso nella Prussia protestante il consenso per Hitler arrivò all’80%, nella Baviera cattolica, invece, non superò il 19%.

Studiando gli scritti dello stesso Lutero, la Pellicciari ha notato inoltre che il suo pensiero è pieno di contraddizioni. In particolare l’autrice ha mostrato l’approccio ideologico alla Scrittura da parte di Lutero: egli infatti sostiene che può essere oggetto di fede solo ciò che è fondato nella Sacra Scrittura, ma non esita a definire una “ lettera di paglia” laLettera di Giacomo che esalta il valore delle opere a scapito del principio della “sola fede”, come invece da lui sostenuto. Ovvero, egli non fa parlare la Sacra Pagina, ma espunge da essa i versetti che più si confanno al suo pensiero religioso. Un altro esempio: Lutero sostiene che ogni fedele deve leggere la Sacra Scrittura da solo senza la mediazione della Chiesa, ma nella stessa Bibbia  si legge: «Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu mai creata una profezia, ma mossa da Dio» (Pt 1,20-21). Contrariamente al messaggio cristiano, Lutero prova un odio profondo per il Papato e per Roma, disprezzo esplicitato anche attraverso l’immediatezza di caricature oscene e dissacranti che ritraggono il pontefice come capra, asino, drago infernale o l’anticristo.

Lutero si accorge anche staccandosi dall’autorità del Pontefice si moltiplicano inevitabilmente le scissioni dal luteranesimo, e nel 1531 reagisce dicendo: «Non è permesso che un Tizio qualunque venga fuori di sua testa, crei una sua propria dottrina, si spacci per un maestro Pallottola e voglia farla da maestro e biasimar chi gli piaccia». Già, peccato che pochi anni prima lui stesso si era opposto all’autorità papale vestendo i panni di quel Tizio che ora biasima.  La sua intolleranza diventa anche fisica: per placare la rivolta dei contadini di Munster, che avevano dato vita ad una chiesa separata da quella luterana, Lutero infiamma l’animo dei principi tedeschi che reprimeranno i dissidenti con la forza provocando la morte di circa 100.000 di essi.

Proprio i principi tedeschi diventeranno le nuove guide della cristianità riformata da Lutero, alla faccia della laicità. In questo stà la genesi dello statalismo, quella forma di comunità politica che si pone sopra ogni uomo e sopra ogni altra istituzione senza alcun vincolo. Con Lutero la fede da pubblica diventa fatto privato, intimistico, che riguarda solo ed esclusivamente la coscienza.

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27/10/2016 13:56
 
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“L’immagine tradizionale di Lutero, per molti aspetti, è incoerente con la realtà storica”, scrive lo storico protestante Dietrich Emme, specialista nella vita giovanile del riformatore (2).


         Nel 1510 Martino Lutero, allora monaco agostiniano, si recò a Roma per portare una lettera di protesta in merito a una diatriba interna al suo Ordine. La volgata protestante vorrebbe che, di fronte al desolante spettacolo di decadenza (“una cloaca”, dirà lui con riferimento sia all’Urbe sia alla Chiesa), il monaco di Wittemberg fosse rimasto scioccato. Il che avrebbe innescato in lui prima il rigetto, poi il dubbio e infine la ribellione. Dunque, una reazione forse esagerata ma tutto sommato giustificata.


         Un’attenta lettura delle fonti originali ci fa vedere, invece, uno spirito irrequieto, dissoluto e già incline alla ribellione. Forse è il caso di gettare uno sguardo su alcuni di questi documenti, che altro non sono che le stesse opere (Werke) di Martin Lutero, nelle due edizioni ufficiali: quella di Wittemberg (1551) e quella di Weimar (1883). Conviene anche rilevare che gli autori sotto citati – Emme, Brentano, De Wette e Burckhardt – sono tutti protestanti.


 


La “vocazione” religiosa di Lutero


         L’ingresso di Martino Lutero nell’Ordine agostiniano non fu dovuto tanto a una vocazione religiosa quanto al fatto che era latitante e voleva sfuggire alle autorità. Mentre era studente di Giurisprudenza all’Università di Erfurt, Lutero si batté a duello con un compagno, Hieronimus Buntz, uccidendolo. Per sfuggire alla giustizia, egli entrò allora nel monastero degli Eremiti di S. Agostino. Lo stesso Lutero ammise il vero motivo del suo ingresso in monastero: “Mi sono fatto monaco perché non mi potessero incarcerare. Se non lo avessi fatto, sarei stato facilmente arrestato. Ma così fu impossibile, poiché tutto l’Ordine Agostiniano mi proteggeva” (3).


         Purtroppo, nel monastero non imparò a diventare buono. Egli stesso confessava in un sermone del 1529: “Io sono stato un monaco che voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di più nel vizio. Sono stato un grande furfante ed un omicida” (4). La sua vita spirituale era in rovinoso declino. Nel 1516, Lutero scrisse: “Raramente ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo” (5). Ancora nel 1516 egli dichiarava: “Confesso che la mia vita è sempre più prossima all’inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto” (6).


         Nel convento, Lutero era soggetto a frequenti crisi di nervi, ad allucinazioni deliranti, in preda anche a segni di possessione. Nel guardare il Crocefisso egli spesso era assalito da convulsioni e cadeva a terra (7). Quando celebrava la Messa, era preso dal terrore: “Arrivato all’Offertorio ero così spaventato che volevo fuggire. Mormoravo ‘Ho paura! Ho paura!’”(8).


        Agitato, nervoso, continuamente in crisi, tentato dal diavolo (che, secondo lui, gli appariva in forma di un enorme cane nero col quale condivideva perfino il letto) roso dai rimorsi, Lutero cominciò a formarsi l’idea che fosse predestinato alla dannazione eterna, e questo gli faceva odiare Dio: “Quando penso al mio destino dimentico la carità verso Cristo. Per me, Dio non è che uno scellerato. L’idea della predestinazione cancella in me il Laudate, è un blasfemate che mi viene allo spirito” (9).


         Lutero, insomma, si immaginava già nell’inferno: “Io soffrivo le torture dell’inferno, ne ero divorato. Mi assaliva perfino la tentazione di bestemmiare contro Dio, quel Dio rozzo, iniquo. Io avrei mille volte preferito che non ci fosse Dio!” (10).


 


L’apostasia di Lutero. La dottrina della giustificazione


         Lutero faceva poco o nulla per lottare contro i suoi difetti. I suoi confratelli agostiniani lo descrivono come “nervoso, di umore molto sgradevole, arrogante, ribelle, sempre pronto a discutere e ad insultare”. Egli stesso dirà di sé: “Io mi lasciavo prendere dalla collera e dall’invidia” (11).


         Eccitato da cattive letture, orgoglioso al punto di non accettare nessuna autorità, Lutero cominciò a contestare diversi punti della dottrina cattolica fino a rigettarne parecchi.


         Lutero difendeva le sue rivoluzionarie idee in modo arrogante, ritenendosi “l’uomo della Provvidenza, chiamato per illuminare la Chiesa con un grande bagliore”. “Chi non crede con la mia fede è destinato all’inferno — scriveva — La mia dottrina e la dottrina di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio” (12).


         In un’altra lettera ecco cosa dice di se stesso: “Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli sia Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in perle?” (13). Sulle sue dottrine egli asseriva ancora: “Sono certo che i miei dogmi vengono dal cielo. Io vincerò, il Papato crollerà nonostante le porte dell’inferno!”(14).


         Fu in queste lamentevoli condizioni spirituali che, verso la fine del 1518, successe ciò che Lutero stesso chiamò «das Turmerlebnis», cioè l’avvenimento della Torre, vero punto di partenza del protestantesimo. In cosa consiste questo «Turmerlebnis»? Lutero era seduto sulla cloaca nella torre che serviva da bagno nel monastero, quando improvvisamente ebbe un’“illuminazione” che lo fece “pensare in un altro modo”:


         “Le parole giustizia e giustizia di Dio — scrive Lutero — si ripercuotevano nel fondo della mia coscienza come un fulmine che distrugge tutto. Io ero paralizzato e pensavo: Si Dio è giusto, egli punisce. Siccome continuavo a pensare a ciò, sono improvvisamente venute al mio spirito le parole di Habacuc: Il giusto vive della fede. E ancora: La giustificazione di Dio si manifesta senza l’azione della legge. A partire da questo punto, io ho cominciato a pensare in altro modo” (15).


         Questo “altro modo” era la dottrina della giustificazione per la sola fede, indipendente dalle opere, la pietra angolare del protestantesimo. Secondo Lutero, i meriti sovrabbondanti di Nostro Signore Gesù Cristo assicurano agli uomini la salvezza eterna. All’uomo, quindi, basta credere per salvarsi: “Il Vangelo non ci dice cosa dobbiamo fare, esso non esige niente da noi. (...) [Il Vangelo dice semplicemente] credi e sarai salvato” (16).


         Tale dottrina è tanto sconclusionata che lo stesso Lutero, con duri sforzi cercava di accreditarla: “Non vi è nessuna religione in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso, anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei particolari” (17).


         Di conseguenza, su questa terra possiamo anche condurre una vita di peccato senza rimorsi di coscienza né timore della giustizia di Dio, poiché basta avere fede per essere già salvati: “Anche se ho fatto del male, non importa. Cristo ha sofferto per me. A questo si riduce il cristianesimo. Dobbiamo sentire che non abbiamo peccato, anche quando abbiamo peccato. I nostri peccati aderiscono a Cristo, che è il salvatore del peccato” (18).


         Lutero anzi sosteneva che, per rafforzare la nostra fede, dobbiamo peccare. Così rimarrà chiaro che è Cristo che ci salva e non noi. Quest’idea Lutero la sintetizzava nella sua nota formula: esto peccator et pecca fortiter. In una lettera all’amico Melantone del 1° agosto 1521, Lutero affermava: “Sii peccatore e pecca fortemente ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo. (...) Durante la vita presente dobbiamo peccare” (19).


         Scrivendo a un altro seguace, Lutero diceva ugualmente: “Devi bere con più abbondanza, giocare, divertirti e anche fare qualche peccato. (...) In caso il diavolo ti dica: Non bere! Tu devi rispondere: in nome di Gesù Cristo, berrò di più! (...) Tutto il decalogo deve svanire dagli occhi e dall’anima” (20).


         A un altro amico, egli scrisse ancora: “Dio ti obbliga solo a credere. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza. Egli non se ne cura, quando anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo” (21).


         Ovviamente, le conseguenze dell’applicazione di queste dottrine non potevano essere altro che il dilagare del peccato e del vizio. Lutero stesso lo ammette. Per quanto riguardava i suoi seguaci protestanti, egli scrisse: “Sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all’impostura, alla crapula, all’ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso il demonio — il papato — e ne sono venuti sette peggiori” (22).


 


Un uomo pieno di vizi


         Il primo a piombare nel vizio è stato proprio lui. Il 13 giugno 1521, scrisse a Melantone: “Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell’ozio, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell’ozio e della sonnolenza” (23).


         In un altro scritto, Lutero è altrettanto chiaro: “Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie”(24).


         Lutero rapì dal convento una monaca cistercense, Caterina Bora, e la prese per amante. Nel 1525, “per chiudere le cattive lingue”, secondo quanto dichiarava, la sposò, nonostante tutti e due avessero fatto voto di castità. Lutero aveva una chiara nozione della riprovevole azione che aveva compiuto. Egli scrisse al riguardo: “Con il mio matrimonio sono diventato così spregevole che gli angeli rideranno di me e i demoni piangeranno” (25).


         Caterina, però, non fu l’unica donna nella sua vita. Egli aveva la brutta abitudine di avere rapporti carnali con monache apostate, che egli stesso adescava dai conventi. Su di lui scriveva il suo seguace Melantone: “Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli ha tirato fuori dal convento lo hanno sedotto con grande astuzia ed hanno finito col prenderlo. Egli ha con loro frequenti rapporti carnali” (26).


         Lutero non faceva segreto della sua immoralità. In una lettera all’amico Spalatino leggiamo infatti: “Io sono palesemente un uomo depravato. Ho tanto a che fare con le donne, che da un po’ di tempo sono diventato un donnaiolo. (...) Ho avuto tre mogli allo stesso tempo, e le ho amate così ardentemente che ne ho perse due, andate a vivere con altri uomini” (27).


         Lutero aveva anche il vizio dell’ubriachezza e della gola: “Nel bere birra non c’è nessuno che si possa paragonare a me”. In una lettera a Caterina, diceva: “Sto mangiando come un boemo e bevendo come un tedesco. Lodato sia Dio!” (28). Verso la fine della vita, l’ubriachezza lo dominava totalmente: “Spendo le mie giornate nell’ozio e nell’ubriachezza”(29).


 


Bestemmiatore


         Ma forse in nessun altro campo si è manifestato tanto il cattivo spirito di Lutero quanto nella sua tendenza a bestemmiare, specie contro la Chiesa e il Papato. Seguono alcuni esempi, tratti dalle sue lettere e sermoni.


         “Certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso, ma è anche stupido. Deus est stultissimus. È un tiranno” (30).


         "Cristo ha commesso adulterio una prima volta con la donna della fontana di cui ci parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui: Che ha fatto dunque con essa? Poi ha avuto rapporti sessuali con Maria Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto anche lui fornicare prima di morire” (31).


         Lutero fa di Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo. “Lutero — commenta lo storico protestante Funck Brentano — arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà [di Giuda] era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agì. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere” (32).


         “Tutte le case chiuse, tutti gli omicidi, le morti, i furti e gli adulteri sono meno riprovevoli dell’abominazione della Messa papista” (33).


         Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a Melantone a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: “È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri e assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re di Inghilterra si impegnassero a farli scomparire” (34).


         "Perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?” (35).


         "La corte di Roma è governata per un vero Anticristo, di cui ci parla S. Paolo. (...) Credo di poter dimostrare che, nei giorni nostri, il Papa è peggiore dei turchi” (36).


         “Così come Mosè ha distrutto il vitello d’oro, così dobbiamo fare noi con il papato, fino a ridurlo in ceneri. (...) Vorrei abolire tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo (...) affinché di essi non rimanga sulla terra neanche la memoria” (37).


         Nella risposta alla bolla di scomunica, Lutero scrisse con arroganza: “Io e tutti i servi di Gesù Cristo riteniamo ormai il trono pontificio occupato da Satana, come la sede dell’Anticristo, noi ci rifiutiamo di ubbidire” (38).


         Lutero è morto in mezzo a orribili bestemmie contro il Papato, contro la Chiesa e contro i santi. Sentendo arrivare la fine, ha dettato una “preghiera” che finiva così: “Muoio odiando il Papa. (...) Vivo, io ero la tua peste, morto sarò la tua morte, o Papa!”.


(Julio Loredo)



Note_____________________________

1. Plinio Corrêa de Oliveira, Lutero si considera divino!, “Folha de S. Paulo” 10 gennaio 1984, tradotto e pubblicato da “Lepanto”, Roma, Anno III - n. 22, gennaio 1984, pp. 3-4. Si veda anche Id., Lutero: no e poi no!, “Folha de S. Paulo", 27 dicembre 1983.

2. Dietrich Emme, Über die Bedeutung der biographischen Lutherforschung, in Remigius Bäumer, Alma von Stockhausen (Hrsg.), Luther und die Folgen für die Geistesgeschichte - Festschrift für Theobald Beer (Gustav-Siewerth-Akademie, 1996), pp. 31-40. Cfr. anche Dietrich Emme, Martin Luther, Seine Jugend und Studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische Darstellung (Verlag Dietrich Emme, Regensburg, 1986). E anche la versione aggiornata: Dietrich Emme, Gesammelte Beiträge zur Biographie des jungen Martin Luther, hrsg. von Richard Niedermeier (Gustav-Siewerth-Akademie, 2016).

3. Dietrich Emme, Weshalb wurde Martin Luther ein Mönch?, in “MDR-Monatsschrift für Deutsches Recht”, 32. Jg., 5/1978, pp 378-380. Cfr. anche Dietrich Emme, Warum ging Luther ins Kloster?, in “Theologisches. Beilage der Offerten-Zeitung für die katholische Geistlichkeit Deutschlands”, 1/1985, Nr. 177, pp. 6188-6192.

4. Id., ibid. Emme cita il documento originale: Tischreden, Wa W, 29, 50, 18.

5. Cit. in Wilhelm Martin Leberecht de Wette, Luther, M., Briefe, Sendschreiben und Bedenken vollständig Gesammelt, Berlino, 1825-1828, I, p. 41.

6. Cit. in Id., ibid., I, p. 323.

7. Franz Funck Brentano, Luther, Parigi, Grasset, 7 ed., 1934, pp. 29-39.

8. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, 1883, I, 487. Tischrede del 5 maggio 1532.

9. Brentano, op. cit., p. 53.

10. Id., ibid., p. 32.

11. Id., ibid., p. 32.

12. D. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, 1883, X, 2, Abt. 107.

13. Martin Luther, Werke, ed. Wittemberg, 1551, t. IV, p. 378.

14. D. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, X, 2, Abt. 184.

15. Brentano, op. cit., pp. 65-73.

16. D. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, XXV, 329.

17. D. Martin Luther, Werke, ed. di Weimar, XXV, p. 330.

18. Id., ibid., XXV, 331.

19. Cit. in De Wette, op. cit., II, p. 37.

20. Cit. in Id., ibid., pp. 199-200.

21. D. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, XII, p. 131.

22. D. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, XXVIII, p. 763.

23. Cit. in De Wette, op. cit., II, p. 22.

24. Cit. in Id., ibid., I, 232.

25. Cit. in Id., ibid., III, 2,3.

26. Cit. in Id., ibid., III, 3.

27. Cit. in Id., ibid., III, 9.

28. In Carl August Burkhardt, Dr. Martin Luther, Briefwechsel, Leipzig, 1886, p. 357.

29. Cit. in De Wette, op. cit., II, 6.

30. Martin Luther, Tischreden, No. 963, Werke, ed. Weimar, I, 478.

31. Martin Luther, Tischreden, No. 1472, Werke, ed. Weimar, II, 107.

32. Brentano, op. cit., p. 246.

33. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, XV, 773-774.

34. Cit. in Brentanno, op. cit., p. 254.

35. Id., ibid., p. 104.

36. Id., ibid., p. 63.

37. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, VIII, 624.

38. Cit. in Brentano, op. cit., p. 100.

 

 


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15/08/2018 16:09
 
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Lutero e l’antisemitismo: la parola a uno storico luterano.



Pochi mesi fa è stata pubblicata in italiano, per i tipi della Claudiana, la traduzione dell’opera Gli Ebrei di Lutero, dello storico luterano tedesco Thomas Kaufmann (219 pagine, € 19,50), con prefazione di Daniele Garrone. Il testo supplisce a una notevole carenza attinente il panorama librario italiano, descrivendo in maniera esaustiva e completa il rapporto tra il padre della Riforma, la religione e il popolo ebraico.


La tesi che emerge dallo studio, argomentata in maniera esaustiva e convincente, può essere sintetizzata in maniera estremamente semplice e concisa: nei primi scritti Lutero appare benevolo nei confronti degli Ebrei, con la speranza della loro conversione; negli ultimi scritti invece Lutero appare estremamente aggressivo e polemico, anche con punte di volgarità ed espliciti inviti alla violenza, fino ad arrivare a consigliare ai governanti persecuzioni ed espulsioni degli Ebrei. 


Il primo Lutero emerge con la massima chiarezza nel testo Gesù Cristo è nato ebreo (1523), scritto pochi anni dopo l’inizio della Riforma (convenzionalmente fissata al 1517). Nel testo Lutero mostra ammirazione e quasi una sorta di invidia per il popolo ebraico, primo interlocutore destinatario dell’alleanza con Dio, come anche per la lingua ebraica che racchiude e codifica tale alleanza. Si fa portavoce di un’incondizionata tolleranza religiosa nei confronti degli Ebrei, atteggiamento che lo fa positivamente spiccare nel suo secolo e quelli precedenti. La speranza di Lutero era che la sua Riforma potesse finalmente attrarre molti Ebrei ad accogliere il messaggio e la figura di Gesù. Tra le altre cose, rifiuta l’accusa (mito ricorrente nel medioevo) secondo la quale gli Ebrei compivano sacrifici rituali di bambini cristiani.


Queste considerazioni sono state variamente riprese dai riformati successivi, rimarcate in particolare dal movimento pietista e in epoca contemporanea dal martire protestante del nazismo Dietrich Bonhoeffer (La chiesa di fronte alla questione ebraica, 1933).


È però soprattutto il pensiero del secondo Lutero, inequivocabilmente e profondamente antisemita, oltre che fuori da qualunque ottica evangelica e filantropica, che lo fa spiccare in senso negativo nel contesto dell’epoca e che ha lasciato nefasti strascichi nei secoli successivi fino alla shoah nazista. Paradigmatico è lo scritto Degli ebrei e delle loro menzogne (1543), come anche le coeve prediche e i “discorsi a tavola” (cioè discussioni e spiegazioni che avvenivano a livello informale con discepoli in seguito a pasti) dove compaiono con maggiore frequenza e veemenza accenni antisemiti.


Alcuni esempi tra i molti accenni possibili (il virgolettato è d’obbligo). Commentando l’episodio evangelico di Malco (nome che deriva da “re” in ebraico), al quale Pietro mozza un orecchio nel tentativo di difendere Gesù dall’arresto, Lutero vi vede un’allegoria del popolo ebraico al quale è stato negato il regno terreno per la sua incapacità di ascoltare la parola di salvezza: “Al regno è stato reciso l’orecchio”. Ancora, commentando la (a suo dire) scarsa considerazione che gli Ebrei avevano di Gesù e Maria, che li portava al rifiuto della rivelazione cristiana, Lutero parla di “menzogne”, “bugie tanto empie e velenose”, che mostrerebbero come essi siano colpiti da “follia, cecità e confusione mentale”. E diversamente dagli scritti precedenti, ribadisce l’accusa che gli Ebrei si fossero macchiati della colpa degli omicidi di bambini cristiani.


In conclusione, anche se “non li si deve uccidere”, il Lutero antisemita invita i governanti a perseguitare e scacciare gli Ebrei. Si brucino le loro sinagoghe, li si costringa a lavorare, ci si comporti con loro senza alcuna misericordia, come fece Mosè nel deserto quando ne uccise tremila, perché non si corrompesse l’intero popolo”. Si dovevano togliere agli Ebrei “tutti i loro libri, i libri di preghiere, i testi talmudici, e anche l’intera Bibbia”, senza lasciare loro “neanche una pagina”. Si dovevano demolire le abitazioni, e i precedenti inquilini potevano essere sistemati “sotto una tettoia o una stalla”. Si dovevano vietare i culti ebraici“sotto pena di morte”. A loro non sarebbe stato più concesso di esercitare attività e funzioni in qualità di signori, funzionari civili e mercanti”. Si doveva togliere “tutto ciò che possiedono in contante e in gioielli d’argento e d’oro”, cioè ciò che ci hanno estorto con l’usura. “Perciò, in ogni caso, che vadano via!”, nei territori di “i Turchi e altri pagani”, dove a suo dire “queste serpi velenose e piccoli diavoli, “figli del diavolo”, non avrebbero potuto nuocere al popolo cristiano.


Questi pesantissimi e infondati insulti fanno comprendere come mai molta parte della storiografia abbia scorto un filo diretto tra l’antisemitismo del secondo Lutero e quello del regime nazista. Come esempio paradigmatico viene citato l’opuscolo dello studioso inglese Wiener, dal provocatorio titolo “Martin Lutero, l’antenato spirituale di Hitler” (1945), e soprattutto la difesa del nazista Julius Streicher durante il processo di Norimberga, secondo il quale Lutero, e non lui, avrebbe dovuto sedere al suo posto sul banco degli imputati.


Il Lutero antisemita è stato dunque comprensibilmente sovraesposto dalla storiografia contemporanea con decine di monografie e centinaia di articoli, e innegabile pregio del libro di Kaufmann è l’adeguata contestualizzazione delle affermazioni del padre della Riforma. A livello personale, la morte della figlia di Lutero nel 1542 lo gettò in un periodo di depressione e pessimismo che perdurò fino alla morte nel 1546, periodo nel quale si trovano le più pesanti invettive antisemite. Inoltre, precisa Kaufmann, Lutero “ha criticato e demonizzato gli ebrei come ha fatto anche con i cattolici papisti e i turchi.


A livello diacronico, lo studioso evidenzia anche come l’antigiudaismo fosse presente da secoli a livello popolare e teologico, ed ebbe sanguinose recrudescenze durante la peste del ’300, quando in tutta Europa gli Ebrei furono superstiziosamente e falsamente accusati di esserne gli untori.

fonte: https://www.uccronline.it/2018/08/15/lutero-e-lantisemitismo-la-parola-a-uno-storico-luterano/


[Modificato da Credente 15/08/2018 16:10]
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